Il gender mainstreaming è un approccio strategico che si pone l’obiettivo di realizzare politiche capaci di contrastare le disuguaglianze di genere, a partire da un’analisi dei meccanismi alla base di queste disuguaglianze che sono trasversali e che non sono compatibili con i principi cardine delle società democratiche.
Una società che voglia davvero permettere a donne e uomini di avere le stesse possibilità ha bisogno degli strumenti giusti. In che modo?
Nel nostro Paese, tra l’altro, nell’art 3 della Costituzione si legge che tutte le cittadine e i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge.
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile è un programma d’azione basato su 17 obiettivi, sottoscritto nel 2015 da 193 Paesi membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
I 5 concetti chiave iniziano con la lettera P: Persone, Prosperità, Pace, Pianeta, Partnership.
Gender Mainstreaming, a che punto siamo?
Il concetto di mainstreaming di genere fu proposto per la prima volta nel 1985, in occasione della terza Conferenza mondiale sulle donne svoltasi a Nairobi. L’idea è stata sviluppata nella comunità di sviluppo delle Nazioni Unite ed è stata formalmente presentata nel 1995, alla quarta Conferenza mondiale sulle donne di Pechino.
La maggior parte delle definizioni sono conformi al concetto fornito dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite e definito formalmente:
«Il Mainstreaming, in una prospettiva di genere, è il processo di valutazione delle implicazioni per uomini e donne di ogni azione pianificata, compresa la legislazione, le politiche o programmi, in tutti i settori e a tutti i livelli. Si tratta di una strategia che a partire dalla progettazione, attuazione, monitoraggio e valutazione delle politiche e dei programmi in tutti gli ambiti politici, economici e sociali fa in modo che le donne e gli uomini possano beneficiare in ugual misura dell’uguaglianza e che la disuguaglianza non si perpetui. L’obiettivo finale è quello di raggiungere la parità tra i sessi.»
Nell’ultimo Rapporto Asvis (Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile) si legge che l’Italia è in ritardo. Sicuramente alcuni imprevisti come i cambiamenti climatici, la pandemia e le guerre ne hanno rallentato il percorso. E allora, quali sono le criticità più preoccupanti?
Nel frattempo la violenza di genere e le discriminazioni a vario titolo sono sempre all’ordine del giorno…
Velate, chiuse in casa e analfabete: i media occidentali raccontano le donne arabe attraverso immagini stereotipate che influenzano la percezione culturale e politica.
In Italia le notizie sono filtrate da un punto di vista maschile, cisgender e ’bianco’.
Come decolonizzare la narrazione e proporre un quadro più realistico del mondo femminile del Medioriente e Nord Africa?
Quale spazio hanno le giornaliste donne di seconda generazione arabofona nelle redazioni italiane? Queste le domande al centro del dibattito attuale…
fonte immagina: https://gendercoordinationandmainstreaming.unwomen.org/un-swap