I vulcani di Gran Canaria costituiscono un polo di grande interesse turistico e geologico. Essi testimoniano un passato segnato da un’attività fortemente dinamica e di grande energia geologica.
In foto la caldera di Bandama (https://www.ciaoisolecanarie.com/sentieri/gran-canaria/caldera-di-bandama/).
I vulcani presentano un aspetto certamente massiccio che comunica quanto la natura possa essere potente e devastante. Siamo di fronte ad uno dei più grandi e affascinanti sistemi vulcanici attivi in Europa.
Dalla cima di Gran Canaria (Pico de las Nieves, 1956 m.s.l.m.) si può anche ammirare la maestosità del vulcano Teide di Tenerife (100 km. di distanza). Pochi sanno, però, che sul punto in cui stanno contemplando quel panorama, per alcuni milioni di anni, c’erano due vulcani di dimensioni simili con altezze intorno ai 3000 m., in seguito scomparsi (più di 500.000 anni fa) a causa dei moti delle placche associati alla deriva dei continenti.
Furono cataclismi colossali! Le isole Canarie erano unite al continente africano. Il moto trasversale e verticale della crosta terrestre ha, più volte, modificato il livello dei mari a livello mondiale. Questi movimenti hanno disegnato più volte i profili orografici dei vari Paesi ed isole fino ad arrivare a quelli attuali.
Capire l’origine delle Canarie è una storia controversa: non abbiamo ancora una spiegazione che metta tutta la comunità scientifica d’accordo. L’unica cosa che sembra trovare sintonia tra gli scienziati riguarda il meccanismo del cosiddetto punto caldo.
I punti caldi
Gli hot spot (detti anche punti caldi) sono un meccanismo di formazione di vulcani. Esso consiste nella risalita di magma dal mantello fino in superficie, penetrando attraverso la crosta terrestre. I punti caldi possiamo immaginarli come dei punti fissi dove il magma spinge con maggiore pressione. La crosta muovendosi (tettonica delle placche) passa sopra questi punti per cui come risultato avremo una serie di vulcani in fila indiana. Questa corrisponde ai punti dove l’hot spot riesce a perforare la placca e permette alla lava di raggiungere la superficie. Una volta che il vulcano supera il punto caldo si spegne perché non è più alimentato dal magma sottostante. Nel frattempo se ne formerà uno nuovo alle sue spalle.
Le Canarie, quindi, si sono probabilmente formate in seguito al passaggio della placca Africana al di sopra di un punto caldo.
Una tra le principali prove a favore di questa ipotesi, oltre all’allineamento delle isole in fila indiana, è la variazione della loro età mano a mano che ci si allontana dall’hot spot. Si passa infatti dai 20,2 milioni di anni di Lanzarote (l’isola più lontana dall’hot spot) agli 1,2 milioni di anni di El Hierro (quella più vicina). Quindi l’età aumenta spostandoci da sud-ovest verso nord-est e questo rispecchia i diversi tempi di passaggio al di sopra del pennacchio di magma nel corso dei millenni.
Quello che è certo è che tutti i vulcani seguono un preciso ciclo evolutivo:
- la placca arriva sul punto caldo e inizia a formarsi un vulcano sottomarino;
- il vulcano cresce fino a sbucare dalla superficie dell’Oceano;
- il vulcano cresce di dimensione eruzione dopo eruzione.
La placca si muove, il vulcano non è più alimentato dal punto caldo ed inizia la fase di erosione.
Lo stato attuale di Gran Canaria
I vulcani delle Canarie seguono il ciclo che abbiamo descritto: le isole più giovani, cioè quelle più lontane dalla costa sono ancora alle prime fasi (forte attività), mentre quelle più antiche, che sono in prossimità della costa, stanno già attraversando le ultime fasi evolutive.
Le tre isole centrali dell’arcipelago – Gran Canaria, Tenerife e La Gomera – hanno vissuto il loro stadio di crescita durante il Miocene (dai 16 ai 5 milioni di anni fa circa). Oggi sono segnate da profondi canyon, chiaro segnale che anche loro hanno iniziato il processo erosivo. Quindi non dovrebbero esserci pericoli di nuova attività come, invece, è accaduto all’isola di La Palma che l’isola più lontana dalla costa africana.
A Gran Canaria, il territorio presenta valli, generate dai fiumi di lava, ma anche alcuni crateri. Le depressioni vulcaniche più interessanti sono quelle di Tirajana e di Tejeda, mentre i coni vulcanici sono quelli di Arucas, Bandama, Guia, La Isleta, Marteles , Pinos de Galdar, , Pino Santo. Di questi ultimi, sicuramente il più maestoso è quello di Bandama.
La Caldera de Bandama è il risultato di una enorme esplosione avvenuta nel cono vulcanico circa 1970 anni fa (datazione al Carbonio 14). La caldera è profonda circa 220 m. e ha un diametro di circa 1000 m. e si trova a 570 m. sopra il livello del mare. Sia la Caldera di Bandama che il Pico de Bandama costituiscono un complesso di grande valore scientifico (sono stati dichiarati Punti di Interesse Geologico dall’Istituto Tecnologico di Geologia di Spagna).
L’aspetto turistico
La Caldera de Bandama è, inoltre, un monumento naturale che fa parte del Paesaggio protetto di Tafira ed è possibile raggiungerla anche con i guaguas (linea 39). Dalla fermata del bus alla cima si dovranno percorrere 3 km.. La discesa nella caldera è possibile a piedi, attraverso un ripido sentiero costeggiato da esemplari della flora canaria.
Ammirare le caldere che si trovano sull’isola e percorrere quei sentieri che permettono di scendere nel loro interno è certamente interessante e piacevole. Ci si sente un po’ eroi quando si passeggia sul tappo del vulcano: il senso dell’avventura ed il fascino del pericolo!
Il paesaggio, indubbiamente, è straordinario, i vulcani con la loro attività hanno plasmato i contorni e le montagne dell’isola con vera maestria artistica.
L’anidride carbonica
Ora che la gente ci cammina sopra, siamo proprio sicuri che questi vulcani dormono sonni profondi? Purtroppo no!
Anche se i dati scientifici parzialmente ci danno una certa tranquillità, tuttavia la presenza di anidride carbonica (CO2) testimonia che il sistema vulcanico dell’isola è attivo!
Comunque niente paura, la statistica è dalla nostra parte! La probabilità che, mentre una persona cammini sulla caldera, il vulcano possa attivarsi è estremamente improbabile. Comunque, la presenza di questo gas ci suggerisce che il vulcano non è del tutto sopito. Dopo aver valutato il flusso diffuso di biossido di carbonio (CO2) in un’area di 603 km2 del nord e nord-est di Gran Canaria, lo studio geochimico ha concluso che tali emissioni sono di poco superiori a quelle di altri sistemi vulcanici attivi delle Isole.
Gran Canaria emette 3.509 tonnellate di materia all’anno, leggermente superiore al valore medio di altri sistemi vulcanici delle Canarie. Le emanazioni diffuse di gas vulcanici sono caratterizzate dall’essere CO2, il secondo componente principale dei gas vulcanici dopo il vapore acqueo. Questo è uno dei primi dati della ricerca condotta dall’Istituto Vulcanologico delle Canarie, che ha presentato i suoi lavori al recente congresso internazionale EGU 2018 Meeting (Vienna).
Negli ultimi 11.000 anni sono state identificate 24 eruzioni vulcaniche concentrate nel settore settentrionale.