Volo spesso da Gran Canaria a Madrid perché è dalla capitale che partono i voli che mi portano nei luoghi dove voglio andare. Oggi si tratta di viaggi di piacere ma per decenni sono stato un frequent flyer.
A cominciare dai primi anni ‘70 ho viaggiato in lungo e in largo per il mondo.
Ho avuto la fortuna di visitare decine dei Paesi nei 5 continenti, conoscere luoghi lontani, frequentare persone con lingue, costumi e religioni diverse dalle nostre.
E’ successo che gli aerei su cui viaggiavo dovessero attraversare forti turbolenze.
Negli anni ‘70 su di un 747 Londra-New York il mio vicino di posto, un giapponese, durante una lunga turbolenza, pianse per due ore continuando a ripetermi che non voleva morire.
Negli anni ‘80 un atterraggio di emergenza in Germania, in una città diversa da quella di destinazione. Nessuno si accorse di nulla fino a quando l’aereo si fermò su una pista laterale.
Insomma, non mi spavento. Non mi spavento, ma non tutti i voli sono uguali.
Torniamo al volo NT6012.
Ho scelto di viaggiare con Binter perché a Madrid atterra al Terminal 2, lo stesso di Ryanair che mi porterà al luogo di destinazione. Oltretutto, evviva evviva, Binter ti offre uno spuntino a bordo.
Il volo dura poco meno di tre ore. Si parte in orario e per oltre due ore tutto va come sempre. Improvvisamente una turbolenza agita l’aereo, capita.
Il guaio è un altro, incappiamo in una serie di vuoti d’aria, l’aereo va su e giù, neanche fossimo sulle montagne russe. Nessun pericolo, lo so. Cerco di tranquillizzare Marisa che comunque stranamente non pare spaventata.
Il problema è un altro; soffro di mal d’auto e sebbene non ricordo mi sia mai successo di stare male su di un aereo mi viene una forte nausea, temo di dover vomitare.
Binter fornisce un servizio a bordo che attraverso lo smartphone permette di monitorare la posizione dell’aereo. Altitudine, velocità, distanza dall’aeroporto di arrivo, minuti mancanti all’atterraggio.
Mancano 7 minuti. Ce la posso fare. Sette minuti, cinque minuti, tre minuti. Tiro un sospiro di sollievo e guardo nuovamente l’applicazione: quattro minuti, sei minuti, sette minuti. Vorrei imprecare ma non servirebbe a nulla; la nausea aumenta, respiro a pieni polmoni e aspetto.
In effetti l’aereo torna ad avvicinarsi alla pista. Cinque minuti, due minuti; finalmente vedo la pista sotto di noi e tiro un sospiro di sollievo.
Le ruote dell’aereo toccano l’asfalto; un paio di secondi e il pilota decide di riprendere quota.
Due minuti, cinque minuti, nove minuti. Altitudine oltre 3.000 metri.
Tra i passeggeri nessuno fiata, si sentirebbe volare una mosca.
Improvvisamente, direi finalmente, la voce del pilota…
Abbiamo tentato un primo atterraggio che non è riuscito. A breve faremo un secondo tentativo.
Sarà per una reazione del sistema nervoso ma la nausea mi è passata. Adesso sto bene, certo non sono tranquillissimo.
Una decina di minuti e l’aereo atterra senza problemi.
Avete presente che all’atterraggio spesso c’è qualcuno che applaude?