Tunnel che si snodano in tutta Europa dalla Scozia fino alla Turchia. Città sotterranee prodigi dell’ingegneria civile. Lo so cosa state pensando: il nostro autore è andato fuori di testa e pur di suscitare il vostro interesse, si inventa l’inverosimile!
Eppure è vero! esistono e sono oggetto di studio di archeologi di importanti università europee, che non ne hanno ancora trovato una spiegazione sia per la loro esistenza sia per il loro uso.
Andiamo, come sempre per gradi.
La prima scoperta
Un sacerdote tedesco, tale Lambert Karner, nel 1800 scoprì per caso, in Baviera, una serie di tunnel, conosciuti oggi come “tunnel di Erdstall“, che in tedesco sta ad indicare un luogo stabile o anche un luogo di terra.

Il sacerdote scoprì diversi tunnel durante le sue ricerche, portando alla luce un vasto sistema sotterraneo sotto la Baviera. Le sue indagini si concentrarono per lo più sulle tecniche di costruzione, sulle possibili funzioni e sul significato storico di questi tunnel. Karner giunse alla conclusione che fossero stati utilizzati come rifugi durante i periodi di conflitto, ma anche come spazi di culto o di ritiro.
Malgrado dedicasse tutta la sua vita allo studio di questi tunnel, il suo lavoro non raggiunse mai il grande pubblico. Le sue ipotesi, come l’origine medievale di questi passaggi sotterranei, l’uso a cui erano destinati e le metodologie di scavo, rimasero semplici elucubrazioni accademiche.
La indagini moderne
I tunnel di Erdstall sono tornati alla ribalta grazie alle indagini del professor Kurt Niel della University of Applied Sciences Upper Austria e dell’archeologo tedesco Heinrich Kusch.
Il team del professor Niel ha effettuato una mappatura 3D dei tunnel bavaresi, grazie alle metodologie moderne, scoprendo camere disposte su più livelli. Nelle stanze sotterranee vennero rinvenuti i resti di rinforzi in legno per porte. Questi resti lasciano pensare che queste stanze potevano venir chiuse, il che confermerebbe il loro uso come luoghi di rifugio.
Nella sola Baviera, Kusch, da parte sua, ha ispezionato tunnel spesso non più alti di un metro e larghi da 20 a 70 cm, arrivando a scopriire stanze, ripostigli e posti dove sedersi. In Germania ha scoperto finora 700 metri di tunnel e in Austria 350 metri.
Nel suo libro “Secrets of Underground Doors to the Ancient World”, Kush fa risalire questi tunnel a più di 12000 anni fa, e afferma essere in comunicazione tra loro dalla Scozia alla Turchia.
Le altre incongruenze del neolitico

Se questi tunnel sono effettivamente databili a 12000 anni fa, questo coinciderebbe con altre strutture neolitiche di pari età come Gobekli Tepe. Delle colonne a T di questo tempio vi ho parlato in un mio precedente articolo (se non lo avete letto, questo è il link per rimediare).
In entrambi i casi, queste strutture costringono i ricercatori a rivedere la storia degli uomini del Neolitico, anticipando il passaggio da nomadi a stanziali di ben 6000 anni.
La città sotterranea
Ma non basta. In Cappadocia, Turchia, si trova uno dei ritrovamenti archeologici neoliti più misterioso e intrigante: la città sotterranea di Derinkuyu.
Nel 1963 durante dei lavori di restauro di una abitazione, abbattendo un muro, si scoprì l’ingresso ad un vero e proprio villaggio troglodita. Si tratta di una fitta rete di cunicoli e stanze che si snodano su tredici livelli, fino a 85 metri di profondità, scavati nel tufo. Questa roccia vulcanica è molto friabile e si presta allo scavo anche con i mezzi rudimentali di cui disponevano gli uomini primitivi.

Dopo anni dedicati ai lavori di conservazione e restauro, nel 1969 il sito archeologico sotterraneo è stato aperto finalmente ai visitatori. Se capitate da quelle parti, non perdete l’occasione di visitarla, anche se è possibile percorrere solo alcuni dei livelli di Derinkuyu per ragioni di sicurezza e conservazione.
A rendere questa scoperta ancor più interessante sono la presenza nella stessa regione di altre città sotterranee, come quella di Kaymakli, anch’essa visitabile. Nella regione della Cappadocia sono state scoperte, ad oggi, ben 200 città sotterranee!
Conclusioni
La conclusione più ovvia è che la storia del genere umano è ben lungi dall’essere stata delineata con certezza. Ma ciò che amareggia di più è che alla luce di tutte queste scoperte fatte, badate bene, da fonti scientificamente ineccepibili, ci si ostini a negare l’evidenza e si continui a divulgare una “time line” della nostra civiltà evidentemente incompleta se non addirittura erronea.
Sembra quasi che si voglia mantenere la massa all’oscuro, dando così modo ai famosi complottisti una ragion d’essere.