TRIBUNALI D’OPINIONE: Necessità di ricorrere a organismi specifici per la risoluzione dei conflitti

Homo homini lupus, diceva il buon Thomas Hobbes nel 1600. Il filosofo inglese aveva capito che la natura dell’essere umano è selvaggia e incline alla prevaricazione di chiunque impedisca la immediata soddisfazione dei propri bisogni. Un uomo pronto ad aggredire un altro uomo se si trova sulla sua strada, se impedisce con la sua sola presenza di ritardare il raggiungimento del proprio obiettivo materiale sfoderando la cattiveria più recondita, magari travestita da buona motivazione… ‘bellum omnium contra omnes’, la guerra di tutti contro tutti come principio vitale dell’uomo, un principio valido come giustificazione a reazioni violente e a prese di posizione spesso lontane tra di loro, chiuse al dialogo e insensibili, incapaci di comprensione di punti di vista differenti dal proprio.
Eccoci dunque, di fronte a scelte di governo spesso ingiustificate. Guardiamo ad esempio la catastrofe dei nostri giorni, il braccio di ferro Biden e Putin due sole persone che decidono il destino dell’umanità. Due potenti che desiderano soltanto affermare la propria supremazia in barba alla opinione dei cittadini che li hanno eletti e dei quali dovrebbero rappresentare la volontà. Due anziani signori in guerra fra loro, due ottantenni malati di protagonismo resi sordi e ciechi alle motivazioni altrui, invece di rimanere a casa davanti al camino a giocare con i nipotini. Stanno distruggendo la salute, il benessere, il lavoro e l’economia di intere popolazioni.
Civiltà incivile
La storia ci insegna come la civiltà da sempre abbia avuto grossi limiti di convivenza pacifica. Basta volgere lo sguardo all’indietro nel tempo, ripercorrendo il passato alla ricerca di esempi di geo-politica, per trovare casi tangibili di prevaricazione, di violenza gratuita, di ingiustizia e di cattiva gestione delle problematiche territoriali, per rendersi conto, insomma, di come la guerra sia sempre appartenuta all’habitus del genere umano.
Una attitudine naturale spinge l’uomo a provocare conflitti piccoli e grandi. Una quantità di casi di pessimo “buon vicinato” tanto comuni quanto difficili da risolvere costellano la storia, sin dalla notte dei tempi permettendoci di rivisitare migliaia di casi di intolleranza fra popolazioni.
Ecco che ci ricordiamo di popoli in costante lotta fra di loro, conserviamo la memoria di fatti e di comportamenti ingiustificabili, inammissibili, atroci e senza senso.
Come fare a stabilire di chi è la colpa? Chi ha ragione, chi ha torto?
Se i tribunali ordinari non sembrano adeguati a dare giudizi su questi conflitti e sui comportamenti sia collettivi che individuali di governi e governanti, appare necessaria la creazione di organismi speciali che rimangano esterni agli ambiti convenzionali, commissioni per la verità e la riconciliazione, come ad esempio il Tribunale Russell-Sartre, il Tribunale di Opinione e il Tribunale Permanente dei Popoli.
Un esempio eclatante fu alla fine degli anni Sessanta quello che i filosofi Bertrand Russell e Jean Paul Sartre, istituirono per affrontare pubblicamente le problematiche della guerra in Vietnam e per far conoscere all’opinione pubblica ogni atto di violenza, di conflitto e di vessazione, perpetrato infischiandosene della volontà popolare, da parte di governanti responsabili di crimini gravissimi.
Anche oggi avremmo bisogno di un organismo che non sia dipendente da grandi organizzazioni come Onu, Nato, Ue che sono immerse fino al collo in questa melma appiccicosa diffusa, costituita da relazioni di convenienza economica e politica, che sfortunatamente tutta la verità tendono a soffocare. Servirebbero Commissioni Speciali di Pace che rimanendo super partes dovrebbero giudicare l’operato di questi personaggi pericolosi per la salute di tutti.
I trubunali d’opinione e di pace
Un Tribunale di Pace con una forza simbolica che renda sempre trasparenti e pubbliche le applicazioni di norme giuridiche internazionali troppo spesso ignorate per futili motivi, spesso non condivisi dalla popolazione.
Grazie a questi Tribunali, l’applicazione della giustizia in quanto tale potrebbe essere aiutata nella espressione della volontà dei popoli e nella capacità sociale di protesta.
Nella speranza di trattative pacifiche durante i negoziati di pace, sarebbe opinabile l’idea di riconoscere un ente superiore e libero che mantenesse i rapporti tra le delegazioni durante le trattative di risoluzione dei conflitti.
Russell sosteneva che questo tipo di tribunale era necessario per contrastare il potere di pochi, addirittura era necessaria l’elezione di filosofi, liberi pensatori, saggi intellettuali e docenti universitari scevri da dinamiche politiche che di fatto toglievano il libero arbitrio e il discernimento dei suoi componenti.
Trasparente e determinato a chi gli criticava la sua nomina, il filosofo-sociologo, Russell rispondeva: «Perché noi nominiamo noi stessi? Esattamente perché non lo fa nessuno. Solo i Governi o i popoli potrebbero farlo. Ma i Governi vogliono riservarsi la possibilità di commettere crimini senza incorrere nel rischio di essere giudicati. Per questo non creerebbero un organismo internazionale abilitato a farlo. In quanto ai popoli, se si esclude la rivoluzione, non nominano tribunali e, quindi, non potrebbero nominarci».
Quanto illuminanti le sue parole? Quanto risuonano attuali oggi durante la guerra russo-ucraina?
Una guerra che grazie agli hacker che hanno sbloccato i social media silenziati dal Cremlino, nonostante il veto di Putin (l’uomo che addirittura ha modificato la costituzione per auto dichiararsi “presidente a vita”), ci arrivano notizie attraverso le riprese dai cellulari dei semplici cittadini che dissentono, che rendono visibili le violenze sui pacifici manifestanti.
La guerra oggi…
Oggi però è più difficile farla franca, forse il “presidente a vita” non si aspettava una tale reazione mondiale, oggi, grazie alle immagini che ci arrivano in diretta e che ci riportano una delle pagine più buie della nostra storia, abbiamo la possibilità di essere presenti e vigili di fronte a scelte politiche frutto di una evidente dittatura.
Oggi, senza ombra di dubbio, abbiamo visto tutta l’aggressività e la violenza nel soffocare la semplice protesta verbale di gente che manifesta pacificamente, gente che la pensa diversamente dallo scriteriato governante di turno, uno scriteriato che il Tribunale Russell-Sartre, giudicherebbe senz’altro totalmente e personalmente colpevole di un atroce crimine di guerra.