Tintoretto, l’arte al Festival del cinema.
Un documentario sul Tintoretto: pseudonimo di Jacopo Robusti-Comin (lo pseudonimo “Tintoretto” gli derivò dal mestiere paterno, tintore di tessuti di seta).
Nasce nella Repubblica di Venezia nel 1518. Considerato uno dei massimi esponenti della pittura veneta e dell’arte manierista in generale. Il documentario ci rivela alcuni aspetti sconosciuti del noto pittore rinascimentale, soprattutto ci racconta un personaggio molto particolare… Un artista che con le sue trovate geniali anticipa di almeno cinque secoli alcune tecniche degli artisti della Street Art nostri contemporanei, che con le loro grandi opere murali ricordano molto la tecnica ideata dal Tintoretto.
Ovvero, quella di preparare una base nera di sottofondo sulla quale poi dipingere il resto del quadro. Anche molti writers e graffitari nella Street Art usano questa tecnica per la base per i murales. Una volta pareggiato il muro con una base nera, ci dipingono sopra, proprio come il Tintoretto faceva nel 1500.
Un viaggio fantastico nel mondo di Tintoretto
Una serie di illustri esperti del settore, supportati da una squadra di tecnici che hanno analizzato, con strumenti all’avanguardia, i vari dipinti e da un’altra squadra di restauratori che, grazie al sostegno di Sky Arte, stanno finendo di lavorare su capolavori quali “Le due Marie”..
Melania Mazzucco ha ideato questo documentario basando la narrazione sui numerosissimi dipinti del geniale artista, molti dei quali ancora adornano le pareti delle chiese e palazzi della città, oltre a quelli esposti nei musei.
Ben descrive nel dettaglio il loro significato artistico, il loro valore storico e culturale. Nel contempo, cerca di ricostruire la sua storia scartabellando vecchi documenti negli archivi di Stato, raccogliendo informazioni ancora ben conservate, certificati sepolti negli scaffali polverosi, che le hanno permesso di raccontarci la storia del Tintoretto nei particolari.
La voce narrante di Stefano Accorsi, ci conduce per i vicoli di una Venezia fantastica ed unica come al solito, imponenti i suoi tesori architettonici abbondantemente ripresi dall’alto, stupenda la luce sui suoi tetti, belle le immagini di una Venezia deserta e ancora identica a quella del 1500.
Un documentario su Tintoretto, genio ribelle
Entreremo nella sua vita e anche nella sua morte, conosceremo le sue volontà e nel dettaglio il suo testamento in cui lascia ogni suo avere ai figli, che nominò tutti eredi (sia maschi che femmine: a quel tempo era una cosa assai rara!), a Domenico lascia la sua eredità artistica e l’autorizzazione a terminare ogni suo impegno lavorativo lasciato in sospeso.
La sua vita è una sorpresa per noi spettatori, infatti grazie a questo documentario possiamo prendere atto di che pittore straordinario fosse. Viene descritto come ribelle, mutevole, cangiante ed indipendente ma anche un uomo con un carattere contorto, poco corretto verso i suoi colleghi, che se ne infischia delle regole del mercato, tanto che risulta essere poco tollerato dagli altri pittori suoi contemporanei.
Per accaparrarsi i lavori commissionati dai cardinali e dai grandi signori veneziani, proponeva prezzi stracciati e tempi rapidissimi.
Un genio artistico che grazie alla sua geniale intuizione di disegnare sopra uno sfondo nero, utilizzava la tecnica dei chiaroscuri creando effetti straordinari. Con questo escamotage, riusciva ad accelerare i tempi di consegna dei lavori, in barba ai colleghi pittori concorrenti, proponendo i suoi lavori in tempi e prezzi imbattibili, infischiandosene della correttezza.
In pratica il suo successo lo deve alla sua caparbietà di lobbista che lo spinge a fare le scarpe agli altri pittori, offrendo la sua opera a metà prezzo, se non addirittura gratis.
L’idea che ci siamo fatti di lui…
Bisogna riconoscere che la sua tecnica era davvero innovativa per quei tempi, il risultato era sotto gli occhi di tutti che non potevano che apprezzare le sue opere. Molti artisti riprenderanno queste sue teorie pittoriche, purtroppo però, la furbizia di dimezzare i prezzi, gli stratagemmi per piazzare le sue opere a discapito degli altri artisti, l’idea geniale di dipingere il fondo delle tele di nero per poi disegnarci sopra e battere gli altri sul tempo, non depone a suo favore: evidenzia a grande scorrettezza nei confronti dei suoi colleghi e concorrenti!
Peccato quindi, che approfondendo le vicende della sua vita, non ne esca fuori solo il genio artistico ma anche l’aspetto caratteriale, un ritratto assai contorto del Tintoretto come persona oltre che come artista che ci lascia sconvolti per la caparbietà con la quale si accaparrava i lavori.
David Bowie suo grande estimatore, lo definisce “una rock star” del rinascimento, e noi concordiamo con lui pensandolo come un “punk” della pittura, un artista fuori dai canoni e dalle regole, ma anche un furbacchione ante litteram che con azioni di marketing estremo, già nel 1500 offriva prodotti grandi il doppio degli altri ad un terzo del costo e soprattutto in metà del tempo.
Non è quindi il suo lato punk che ci dispiace né il suo “genio furioso” che ci lascia interdetti, ma quello da perfetto lobbista professionalmente assai scorretto.