The Cure: i fans sono in delirio. Dopo una lunga attesa di 16 anni, Songs of a Lost World segna il ritorno dei The Cure con un album che esplora profondamente temi di perdita, mortalità e rimpianto.
Ma lascio la parola al nostro fotografo ufficiale, nonchè esperto musicale e fan sfegatato della rock band fin da tempi non sospetti. Sua la gallery a fine articolo, avendoli più volte fotografati nei concerti live tenuti in questi anni.
Così Pasquale Colosimo ci parla di “Songs of the lost World”:
La novità? il ritorno al passato
Robert Smith, frontman della band, ha creato un’opera intrisa di atmosfere cupe e riflessive, rievocando il lato più gotico e malinconico della band, tanto amato da noi fan, e che ci riporta ai loro lavori più iconici come Faith, Pornography e Disintegration.
Brani come “Alone” e “And Nothing Is Forever” aprono e approfondiscono questo viaggio musicale, con testi che parlano della fine, dell’inevitabile natura della perdita e di come si cerca pace nell’accettazione dell’inevitabile.
In particolare, il singolo “I Can Never Say Goodbye” è un omaggio toccante al fratello di Smith, scomparso di recente, e ne riflette l’intenso dolore e l’affetto fraterno.
L’album
La scoperta del nuovo disco inizia dalla copertina: realizzata dal collaboratore storico dei The Cure, Andy Vella, si basa su un’idea dello stesso Robert Smith, che ha voluto associare al singolo Alone, l’opera del 1975 dello scultore sloveno Janes Pirnat, intitolata Bagatelle. È una pietra, che sembra essere una scultura incompiuta, ma che lascia intuire tra il gioco di luci e ombre, un volto ad occhi chiusi.
L’album, composto da otto tracce, fonde elementi di darkwave, rievocando lo stile distintivo dei The Cure con l’aggiunta di nuovi spunti. La chitarra wah-wah di Reeves Gabrels, ad esempio, aggiunge una nota psichedelica che intensifica l’atmosfera alienante di brani come “Drone:Nodrone” e “Warsong“.
Simon Gallup al basso e Jason Cooper alla batteria rafforzano la base ritmica, evocando il sound imponente e struggente di lavori storici come Pornography.
Personalmente ritengo che Songs of a Lost World offra un’esperienza cupa ma vitale, consolidando la capacità dei Cure di esplorare temi dolorosi con profonda eleganza. Nonostante i temi di fine e perdita, l’album lascia spazio anche alla speranza e alla bellezza, evidenziando ancora una volta il talento poetico di Robert Smith e la forza espressiva della band, che con questo lavoro riafferma la sua leggendaria eredità nel mondo del rock alternativo.
Il mio personale contributo
Per tutti voi una breve galleria: sono foto di repertorio dei concerti dei The Cure che ho personalmente fotografato nella mia carriera di “fotografo sottopalco”. Per chi, in aggiunta, volesse ascoltare il concerto live tenuto a Londra lo scorso 1 Novembre in occasione dell’uscita dell’album, inserisco anche il link dell’intero progetto:
THE CURE :: SONGS OF A LOST WORLD :: FULL LIVE STREAM
Buon ascolto, intanto ecco le foto. Alla prossima
Pasquale Colosimo