Quella di oggi, più che un articolo, è una sorta di riflessione a cui voglio invitarvi. Spero che possiate dirmi la vostra nei commenti. Ne ho parlato a lungo con i miei colleghi, con i miei amici e con i miei familiari, e adesso con voi, cari lettori.
Un quarto di secolo di minacce.
Io ho 26 anni. In quasi un quarto di secolo di vita ho vissuto alcuni degli eventi più drammatici della storia dell’umanità. L’attentato terroristico più importante, quello dell’11 settembre. Una crisi migratoria senza precedenti, con centinaia di morti al giorno a cui oramai siamo abituati. Una delle crisi economiche più forti, quella del 2008, per non parlare della pandemia del COVID che ha fermato il mondo per due anni. Se poi vogliamo aggiungerci le guerre quotidiane, le minacce del riscaldamento globale e dell’intelligenza artificiale, non è difficile immaginare perché i giovani di oggi non abbiano prospettive rosee riguardo il futuro.
Giovedì scorso sono stata svegliata dal telefono che ha iniziato a suonare come una sirena in tempo di guerra. Mi ero dimenticata che avrebbero fatto una prova per avvisare la popolazione in caso di emergenza e non esagero nel dirvi che quasi mi è venuto un infarto quando ho capito che non si trattava della sveglia. Parlandone con la gente, ho capito di non essere stata l’unica. Ma la cosa che dicevano tutti era la stessa: “sta per succedere qualcosa di sicuro”. E così, facendo qualche domanda qua è la, ho avuto prova di come tutti, TUTTI, vivano in uno stato di panico, con la paura che qualcosa possa succedere da un momento all’altro.
Vero pericolo o terrorismo psicologico?
E allora mi sono chiesta, ma davvero viviamo in pericolo o è semplice terrorismo psicologico? La costruzione di un bunker di emergenza in Gran Canaria, l’installazione di videocamere di sorveglianza in tutte le strade, perfino un allarme nel telefono, sono misure di sicurezza che invece di aiutare le persone proteggendole da eventuali rischi, le fanno vivere in uno stato di perenne angoscia. Accendi la televisione, apri il giornale o scorri la home di Facebook e i temi sono sempre gli stessi. Morti e minacce globali quelli più gettonati.
Io non so come era la vita cinquant’anni fa, non esistevo, ma non penso che fosse così. Ogni mese parlano di un nuovo virus che potrebbe convertirsi in pandemia mondiale, ogni giorno ci sono nuovi terremoti che potrebbero provocare tsunami. Per non parlare del riscaldamento globale, il tema più caldo. Non dico che dovremmo rimanere insensibili di fronte a certi problemi, ma sono sicura che tutto ciò generi profonda ansia, soprattutto nei più giovani.
Non è facile!
Personalmente cerco di essere tranquilla, anche se a volte non è facile. Non è facile avere 26 anni e sapere che sicuramente non potrai mai comprarti una casa per la crisi immobiliaria. Non è facile sapere che ti piacerebbe avere una famiglia numerosa ma che realisticamente parlando non potrai mai mantenere più di un bambino.
Non è facile vivere nella paura che un giorno, neanche troppo lontano, sarà tutto digitalizzato e ci sarà un controllo sociale molto più forte. Che, come già fanno in altre parti del mondo, se non paghi una multa o butti una carta per terra possono vietarti di viaggiare. Tutte queste minacce provocano insicurezza e paura che a lungo andare possono convertirsi in malattie.
Il cortisolo provocato dall’ansia può sfociare in gastroenterite, emicrania o dolori muscolari. Per non parlare dell’energia… Che tipo di energia può esserci in un mondo dominato dalla paura e dal terrorismo psicologico?
Io la mia teoria me la sono fatta, potrei essere accusata di complottismo, ma non mi importa. Oramai questa parola viene usata per definire qualsiasi pensiero non in linea con quello condiviso dalla maggioranza.
Bombardare la gente con brutte notizie, non è ‘sensibilizzarle’, ma spaventarle, e si sa che una popolazione spaventata, è molto più facile da gestire.
La paura è il vero mezzo del governo.