street food

Lo street food non è una invenzione straniera: è nata in Italia e più precisamente in Sicilia.

In modo particolare a Palermo, terra natale dei miei genitori, che da sempre è considerata la capitale del “cibo da strada”. Per secoli questa pratica culinaria è stata l’alternativa popolare alla ristorazione dei “ricchi”, ovvero di coloro che si potevano permettere il lusso di andare a mangiare fuori casa.

Negli anni poi si è trasformata in una consuetudine non più legata al risparmio, ma alla degustazione di una cibo semplice ma saporito.

street food

Lo stesso cibo servito agli angoli della strada è stato (almeno fino a qualche anno fa) un cibo “povero”. Gli ingredienti base sono il riso, i piselli, le cipolle, le sarde, il quinto quarto (ovvero le interiora di vitello, capretto o agnello), il caciocavallo e la ricotta. Tutte materie prime che una volta erano alla portata dei portafogli di tutti.

Basti pensare alla storia delle Sarde a beccafico. Queste non erano altro che l’alternativa popolare ad un piatto ricercato e servito nelle tavole dei vari signori come i Principi di Geraci, i Duchi della Motta e così via: gli uccelletti alla beccafico. Piatto basato, evidentemente, su piccoli volatili impreziosito da una preparazione arabeggiante di miele, pinoli, uva passerina, arancio e varie spezie, tra cui la curcuma. Non potendo permettersi l’acquisto degli uccelletti, il popolo si orientò sulle sarde, pesce da sempre ritenuto (a torto) di serie B ma, proprio per questo, economicissimo. Bastava deliscare delicatamente le sarde mantenendo la coda perchè, una volta arrotolate, sembrasse appunto la coda degli uccelletti.

Insomma lo street food palermitano si può definire come “l’arte dell’arrangiarsi” per mangiare da una parte, come per sbarcare il lunario dall’altra.

Ricordo ancora nelle mie precedenti visite i Palermitani fermi agli angoli della strada vendendo il pane, appena sfornato e buonissimo con il cimino sopra. Era una consuetudine specie nelle tarde ore del pomeriggio, quando magari ci si era scordati di comprarlo in panetteria. L’unico appunto che mi ha sempre impedito di comprarlo era il fatto che il pane fosse accatastato direttamente sul marciapiede sopra un foglio di carta…

Tornando ai giorni nostri, mi sono tuffato nuovamente nello street food pelermitano, sia in quello modernizzato dei negozi (la friggitoria più buona di Palermo è quella a Via Cala: PortaCarbone) che nei carretti dei mercati come quelli di Ballarò o del Capo.

street food

Pane ca meusa della friggitoria PortaCarbone

Ecco cosa sono riuscito a mangiare in un solo giorno…

  1. Arancine: Sfere di riso ripiene di ragù, piselli e formaggio, poi impanate e fritte. Esistono anche varianti al burro con prosciutto e formaggio, ma le originali sono quelle al ragù.
  2. Pane con la milza (Pani câ meusa): Un panino, rigorosamente tondo e con il cimino sopra, farcito con milza di vitello. Viene spesso servito con caciocavallo grattugiato o nella versione “maritato” ovvero con l’aggiunta della ricotta, una vera goduria!
  3. Pane e Panelle: Le panelle sono frittelle di farina di ceci,
  4. Crocchè: sono crocchette di patate, niente di speciale direte voi, in effetti è così. Ma sono buone lo stesso!
  5. Sfincione: è una sorta di pizza alta e soffice, condita con un sugo di abbondanti cipolle e pomodoro. Arricchiscono il tutto le acciughe sulla superficie e i pezzi di caciocavallo all’interno dell’impasto.
  6. Stigghiola: Interiora di agnello o capretto, arrotolate su uno spiedino e grigliate, condite con limone e prezzemolo, sono il non plus ultra dello street food, quello che ti fa dire: adesso sono a posto.
  7. Cannoli: Anche se non propriamente street food, i cannoli sono un dolce imperdibili. Te li riempiono al momento di ricotta dolce, arricchita da gocce di cioccolato e da canditi ricavati dal “capello d’angelo”, ovvero dalla zucca candita.

Vorrei specificare che ho iniziato la mattina con la colazione a base di cannolo e poi durante il giorno con il resto… non vorrei che pensaste che li ho mangiati tutti di fila… confesso: avrei potuto farlo e l’ho fatto a suo tempo, ormai debbo contenermi…

Perciò, siete avvisati: se andate a Palermo non potete non assaggiare i “magnifici 7” del mio elenco!

Vi lascio non con il mio solito saluto, ma con uno più adatto alle circostanze:

Arrivederci a Palermo e seguite il consiglio del banchetto: Mancia ca si fatta sicca! (Mangia che sei magra!)

Giampiero Sorce

Foto di Giampiero Sorce e Pasquale Colosimo