Hackerare la razza umana è il nucleo del terrificante discorso di Yuval Noah Harari in una sua conferenza al World Economic Forum, tenuto nel 2018.

(Un articolo un po’ lunghetto, ma ne va del nostro futuro, anche quello immediato. ndr)

Chi desiderasse ascoltare il discorso integrale in inglese, con la traduzione in italiano nei sottotitoli, può andare al sito: https://www.youtube.com/watch?v=Gjlskk07ES0 (discorso breve), oppure: https://www.youtube.com/watch?v=0ucTg4v-PVE (discorso integrale).

Introduzione

Hackerare la razza umana è quanto ha affermato Yuval Noah Harari nel suo discorso al meeting del World Economic Forum tenuto dal 23 al 26 gen 2018 a Davos-Klosters, Svizzera.

Voglio evidenziare come la tecnologia usata per migliorare la vita degli esseri umani abbia superato il confine etico dell’esistenza e del valore del genere umano. La tecnologia, ogni giorno sempre più sofisticata, è stata applicata, già da molto tempo, sul corpo umano ottenendo risultati scientifici e tecnici sempre più avanzati.

Questi risultati sono nelle mani dei cosiddetti poteri forti che li gestiscono, grazie alla loro inattaccabile potenza economica. Questo senza far trapelare le loro vere intenzioni o, più esattamente, facendo trapelare solo quello che può convenire per ottenere il consenso della massa.

Cosa, però, c’è dietro alle scoperte e progressi tenuti nascosti per i quali, celatamente, si è arrivati anche ad uccidere?

Il professor Yuval Harari, nella sua conferenza del 2018 espone in maniera inequivocabile il processo di disumanizzazione iniziato in sordina 20-30 anni fa. Concetti che ha espresso più volte nelle sue conferenze successive.

In una intervista ha detto:

«Gli storici non vedono il presente come qualcosa di naturale ed eterno. Dobbiamo utilizzare questa conoscenza per guardare al futuro con una prospettiva più aperta, per renderci conto che esistono alternative ai sistemi politici, economici e sociali che oggi dominano il mondo. E questo è quello che cerco di fare. Non per prevedere il futuro, che è impossibile, ma per aprire le menti e pensare in modo più creativo al futuro».

Il discorso di Harari

L’inizio del suo intervento è, a dir poco, impressionante: parlando del futuro della vita dell’umanità dichiara che «probabilmente noi siamo i rappresentanti delle ultime generazioni di Homo Sapiens, perché nel prossimo futuri – entro il XXI secolo – i nuovi dominatori della Terra saranno dei soggetti molto diversi da noi, la cui differenza sarà talmente elevata da non poter competere in alcun modo con essi».

Qui, Harari fa un paragone ancora più sconvolgente: «la differenza che intercorre tra noi e l’Homo Neanderthalensis sarà dello stesso grado tra questi nuovi esseri e noi».

Quindi, come potremmo ribellarci e competere con un alter ego così potente?

Harari prosegue spiegando come si arriverà a questa situazione che interesserà tutto il genere umano: «nelle prossime generazioni saremo in grado di progettare corpi e cervelli pensanti; questi saranno i principali prodotti che andranno a soppiantare quelli di un’economia precedente, come i mezzi di trasporto e le armi».

Quindi:

«loro saranno i futuri padroni e il loro rapporto con noi dipenderà esclusivamente dai progettisti che ne possiedono i dati, perché chi possiederà questi dati potrà controllare il futuro della vita e dell’umanità. Ecco perché, attualmente, i dati costituiscono la risorsa più rilevante al mondo».

Harari ha poi proseguito indicando in grosse linee come il genere umano si sia sviluppato e nel corso della storia come si siano susseguite le divisioni sociali e le classi di appartenenza. Attualmente siamo arrivati al punto in cui i dati (di qualsiasi genere essi siano, ma che permettono il controllo totale) stanno sostituendo le macchine come risorsa più importante.

Quindi: «se troppi dati si concentrano in poche mani, l’umanità non si dividerà in classi, ma in specie diverse».

L’importanza dei dati

«I dati sono importanti perché abbiamo raggiunto il punto in cui possiamo hackerare non solo computer, ma anche gli esseri umani ed altri organismi.

Di cosa hai bisogno per hackerare un essere umano?

Hai bisogno di due cose:

a) molta potenza di calcolo;

b) molti dati biometrici, cioè dati su ciò che sta accadendo nel mio corpo e nel mio cervello.

Fino ad oggi, nessuno aveva la potenza di calcolo necessaria e i dati necessari per hackerare l’umanità […], ma ora questo sta cambiando.

La causa del cambiamento ricade su due rivoluzioni simultanee:

1) i progressi dell’informatica ed in particolare l’ascesa dell’apprendimento automatico;

2) l’intelligenza artificiale. Stiamo sempre più avendo potenza di calcolo e, contemporaneamente, stiamo ottenendo forti e significativi progressi nella biologia specialmente per quanto riguarda la conoscenza del cervello».

Scioccante la sua definizione di organismo che riassume i 150 anni di studi biologici, da Charles Darwin a oggi: «Gli organismi sono algoritmi biochimici. Siano essi virus, banane o esseri umani, siamo tutti solo algoritmi biochimici.

Noi, ora, stiamo imparando a decifrare questi algoritmi. Quando la rivoluzione informatica si fonde con la rivoluzione biotecnologica, ottieni la capacità di hackerare gli esseri umani. Una volta che hai abbastanza informazioni biometriche e abbastanza potenza di calcolo, puoi creare algoritmi che mi conoscono meglio di quanto io conosca me stesso».

La conoscenza di se stessi

«Gli umani in realtà non si conoscono molto bene, motivo per il quale gli algoritmi hanno una reale possibilità di conoscerci meglio».

Harari prosegue:

«Quando avevo 21 anni, ho finalmente capito di essere gay, dopo aver vissuto per diversi anni nella negazione (questo non è bello, molti uomini gay vivono nella negazione e non sanno qualcosa di molto importante su se stessi)».

Prosegue ipotizzando un possibile futuro:

«Ora, immagina la situazione tra 10-20 anni in cui un algoritmo può dire a qualsiasi adolescente esattamente dove si trova nello spettro gay e persino quanto sia flessibile questa posizione. L’algoritmo tiene traccia dei movimenti degli occhi, della pressione sanguigna, dell’attività cerebrale e ti dice chi sei. Non sarebbe piacevole se tutti provassero su se stessi questo algoritmo mentre tutti gli altri guardano e commentano? Cosa faresti? Andresti via? Ma anche se te ne vai e continui a nasconderti non potrai sfuggire ad Amazon e Alibaba e dalla polizia segreta mentre navighi in Internet, mentre guardi video o controlli il tuo feed social. […]. Tu non sapresti nemmeno che sta succedendo, ma loro lo sapranno e queste informazioni varranno miliardi».

Un esempio sconcertante

In riferimento al fatto di essere gay, Harari propone un esempio che indica come noi siamo vittime degli interessi e indicazioni commerciali.

«Gli algoritmi monitoreranno i tuoi movimenti oculari, la tua pressione sanguigna, la tua attività cerebrale e sapranno che potrebbero dire alla Coca Cola che se vuoi vendere a questa persona una bevanda zuccherata non usare la pubblicità con la ragazza senza maglietta, ma usa la pubblicità con il ragazzo senza camicia».

Tutto questo all’insaputa del soggetto umano che, in tal modo viene condizionato nelle sue scelte e nelle sue necessità e richieste.

Le dittature digitali

Il discorso di Harari prosegue con prospettive terribilmente spaventose.  «Una volta che avremo gli algoritmi in grado di comprenderci meglio di quanto possiamo capire noi stessi. Questi, potrebbero prevedere i nostri desideri, manipolare le nostre emozioni e persino prendere le decisioni per nostro conto. Se non poniamo attenzione al fenomeno, il risultato di una tale trasformazione tecnologica potrebbe essere l’ascesa delle dittature digitali.

Nel ventesimo secolo, la democrazia ha generalmente superato la dittatura perché la democrazia era più brava a elaborare dati e prendere decisioni. Siamo abituati a pensare alla democrazia e alla dittatura in termini etici o politici, ma in realtà si tratta di due metodi diversi per elaborare le informazioni.

La democrazia elabora le informazioni in modo ripartito: distribuisce le informazioni e il potere di prendere decisioni tra molte istituzioni e individui.

La dittatura invece concentra tutte le informazioni e il potere in un unico luogo.

Ora, date le condizioni tecnologiche del ventesimo secolo, l’elaborazione distribuita dei dati ha funzionato meglio dell’elaborazione centralizzata dei dati. Questo è uno dei motivi principali per cui la democrazia ha superato la dittatura e perché, ad esempio, l’economia statunitense ha sovraperformato l’economia sovietica.

Questo, però, è vero solo nelle condizioni tecnologiche uniche del XX secolo.

Nel XXI secolo, le nuove scoperte tecnologiche, in particolare l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, potrebbero far oscillare il pendolo nella direzione opposta.

Potrebbero rendere l’elaborazione centralizzata dei dati molto più efficiente dell’elaborazione distribuita dei dati.

Se la democrazia non può adattarsi a queste nuove condizioni, allora gli esseri umani vivranno sotto il dominio delle dittature digitali e già oggi stiamo assistendo alla formazione di regimi di sorveglianza sempre più sofisticata in tutto il mondo, non solo da parte di regimi autoritari, ma anche di governi democratici.»

Hackeraggio degli organismi

«Il controllo dei dati potrebbe consentire alle élite umane di fare qualcosa di ancora più radicale che costruire dittature digitali, hackerando gli organismi. Questi poteri forti possono ottenere la capacità di riprogettare il futuro della vita stessa. Questo perché una volta che puoi hackerare qualcosa, di solito poi anche modificare il corredo genetico di un organismo con tecniche di ingegneria genetica. Se davvero riusciremo ad hackerare e ingegnerizzare la vita, questa non sarà solo la più grande rivoluzione nella storia dell’umanità, questa sarà la più grande rivoluzione della biologia dall’inizio della vita.

Da quattro miliardi di anni, nulla di fondamentale è cambiato nelle regole di base del gioco della vita. Tutta la vita per quattro miliardi di anni, dinosauri, amebe, pomodori, umani era soggetta alle leggi della selezione naturale e alle leggi della biochimica organica. Ora questo sta per cambiare. La scienza sta sostituendo evoluzione per selezione naturale con evoluzione per progetto intelligente. Non il progetto intelligente di qualche Dio sopra le nuvole, ma il nostro progetto intelligente delle nostre nuvole: il cloud IBM, il cloud Microsoft. Queste sono le nuove forze motrici dell’evoluzione!»

Il risultato di questa nuova situazione, che va affermandosi ogni giorno di più, è che la vita confinata per quattro miliardi di anni nel Regno limitato dei composti organici, ora la scienza può consentire alla vita di irrompere nelle Regno inorganico, passando dalla vita organica modellata dalla selezione naturale alla vita inorganica modellata da un disegno intelligente.

Regole per l’elaborazione dei dati

Harari nella conclusione del suo intervento accenna a possibili soluzioni: «se non forniamo delle precise regole, una piccola élite potrebbe arrivare a controllare non solo il futuro delle società umane, ma anche le forme di vita.

Allora come regolamentare i dati? La proprietà dei dati. Abbiamo 10.000 anni di esperienze nella regolamentazione della proprietà della terra. Abbiamo qualche secolo di esperienza nella regolamentazione delle proprietà dei macchinari industriali, ma non abbiamo molta esperienza nella regolamentazione della proprietà dei dati, che è intrinsecamente molto più difficile perché, a differenza della terra e dei macchinari, i dati sono ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo.»

In effetti, ad oggi replicare copie di DNA, clonare organismi e l’avvicinarsi della tecnologia informatica quantistica sono avvenimenti che, convergendo nelle mani di un’élite, possono comportare drastici cambiamenti nella vita comune dell’umanità.

Sembra quasi di essere in un film horror!

Prosegue Harari: «Imporre ai governi di nazionalizzare i dati può frenare il potere delle grandi aziende solo per dare origine a dittature e politiche digitali. Veramente, molti politici sono come musicisti lo strumento su cui suonano è il sistema umano, emotivo e biochimico. Un politico tiene un discorso e c’è un’ondata di paura in tutto il paese, un politico twitta e c’è un’esplosione di rabbia e odio. Ora, non penso che dovremmo dare a questi musicisti strumenti più sofisticati su cui suonare le note del futuro della nostra vita anche perché molti politici sembrano incapaci di produrre visioni significative per il futuro. Quello che vendono al pubblico sono fantasie nostalgiche sul ritorno al passato e come storico, posso dire che il passato, per il pianeta e l’umanità, non è stato divertente e, comunque, non tornerà mai più. Quindi le fantasie nostalgiche non sono certamente una soluzione.

Quindi chi dovrebbe possedere i dati? Francamente non lo so!»

Conclusioni

Non fornire una soluzione concreta crea paura perché davanti ad un pericolo così grave che riguarderà l’umanità del prossimo futuro (i nostri figli, i nostri nipoti) dovremo noi trovare le soluzioni valide alla domanda: come si regola la proprietà dei dati?

Il futuro non solo dell’umanità, ma il futuro della vita stessa può dipendere dalla risposta a questa domanda.

Questa conferenza risale al 2018, successivamente abbiamo avuto una serie di eventi stranamente coordinati nel tempo e nella loro tragicità. I più eclatanti (oltre i ben noti problemi ambientali):

  1. 2019 inizio pandemia (COVID-19), avvenuta spontaneamente o forzata e indotta da …?
  2. 2022 inizio guerra Russia-Ucraina (una guerra strana, sembra quasi programmata a tavolino);
  3. 2023 (maggio), denuncia della pericolosità dell’intelligenza artificiale per la sicurezza dell’umanità.

Queste solo per segnalarne alcuni. Se abbiniamo questi fattori alla fame di potere delle multinazionali, il depauperamento delle risorse essenziali e la distruzione di interi polmoni del mondo che rappresentano lo specchio di tutte le devastazioni che stiamo subendo su scala mondiale, abbiamo il quadro della situazione critica nella quale ci troviamo.

Le riparazioni a tutto questo scempio sono ancora possibili, resteranno comunque dei segni indelebili a memoria della nostra ottusità. Il processo sarà lento, noi abbiamo solo la possibilità ed il dovere di parlarne e diffondere questo allarme. I nostri figli potranno e dovranno proporre a livello politico-mondiale le azioni corrette da realizzare. I nostri nipoti dovranno concretizzare i progetti utili per ridare fiducia alla vita dell’umanità. Il nostro futuro va ancora tutto creato con sapienza e partecipazione, non va subìto.

Oppure, vedremo la fine dell’homo sapiens e sgambettare sulla Terra chissà quale nuovo essere dotato di chissà quale intelligenza. Forse un individuo senza emozioni, programmato per giungere con l’astronave Terra là dove l’homo sapiens non è stato capace ad arrivare.