stefano dottori

Lo specchio, questo magico strumento che riflette la nostra parte simmetrica, ma rovesciata. Ecco che questo scombussolamento fa uscire le verità nascoste di ognuno di noi.

Lo specchio domanda ed io racconto: avevo sempre desiderato aprire un giornale, anzi dal 1999 al 2007 sono stato Direttore Responsabile di un mensile, da me fondato. Si chiamava l’Informatore Condominiale. Si vendeva per abbonamento ed anche se non molto diffuso, i miei abbonati stavano sparsi dal sud al nord, isole comprese. Poi l’iniziativa finì, ma questa è un’altra storia, forse un giorno la racconterò.

Ma ora rispondiamo a quel curiosone dello specchio.

Trasferitomi felicemente a Gran Canaria (2016), entrato in contatto con l’A.P.I.C.E. di Giuseppe Bucceri, presto mi rivenne la voglia di avviare un periodico che potesse portare conoscenza e utilità per gli italiani dell’arcipelago. Non trovai nessuno!

Solo la signora Bianchini, moglie di Franco Leonardi, direttore di Leggo Tenerife, mi disse che voleva aprire un periodico e se ero interessato a collaborare, inizialmente a titolo gratuito, per l’apertura del giornale mensile Leggo Gran Canaria. Storia finita miseramente pure questa ed anche qui forse un giorno la racconterò quando parlerò della miseria umana.

Avevo messo in disparte questa idea del periodico, quando tramite un sacerdote, Giuliano Costalunga,la cui storia l’ho scritta nel libro “Una noce in un sacco” (Amazon) conobbi Tommasina Guadagnuolo.

Si parlò del più e del meno e venne fuori l’idea di aprire un’associazione chiamata Arcipelago Canarie. Appena aperta questa associazione, direi contemporaneamente, ci venne l’idea di affiancarle una rivista, chiamata nello stesso modo.

Tommasina è giornalista e poteva fare il Direttore Responsabile e così è iniziata questa straordinaria avventura.

Una cosa che immediatamente le dissi era che non avrei mai accettato un giornale che si perdesse nelle banali e disonoranti chiacchiere politiche.

Il perché di questo lo capirete più avanti!

Si apre il periodico Arcipelago Canarie

In verità, avevo il timore che Tommasina volesse almeno una parte del giornale che si dedicasse alle distorsioni della politica. Sentire che anche lei era perfettamente d’accordo con l’idea di non parlarne mai se non in casi eclatanti e, comunque, senza mai prendere una posizione, fu una specie di liberazione.

Questo periodico era quello che faceva al caso mio, ma anche al caso di Tommasina e, a quanto pare anche al caso di molti italiani, dato il buon successo che sta avendo, dimostrato dall’interesse suscitato presso le istituzioni e i media che ci stanno contattando.

Iniziato a Gran Canaria, proprio per il fatto che la testata contiene la parola Arcipelago, ha la segreta ambizione di diventare (forse già lo è) il giornale degli italiani – e non solo – che vivono nelle isole canarie.

La bella sorpresa è stata quando abbiamo conosciuto altre persone, i cui articoli li troverete in questo numero, che hanno aderito all’iniziativa. Abbiamo una redazione di professionisti, giornalisti, consulenti, ognuno con i propri titoli e le proprie affermate competenze.

Noi non usiamo il copia e incolla, ma ogni articolo è studiato e approfondito e questo lo si può verificare dai numerosi link che riempiono tutti gli articoli pubblicati.

Il lavoro, gratuitamente prestato, non è particolarmente pesante, ma è interessante perché ognuno di noi scrive ciò di cui è competente e questo in genere fa piacere. Poter esprimere ciò che si è, frutto di una vita di studio e/o di lavoro non può dare altro che gioia.

La nostra intenzione di continuare è ferma e decisa, questo periodico sta piacendo, continueremo così, avanti senza timore. I risultati? Arriveranno di sicuro.

Cosa ci può staccare da questo gruppo? Come nel matrimonio: finché morte non ci separi.

Le mie affermazioni fatte precedentemente, perché ce l’ho con la politica.

Per comprendere bene è necessario fare un salto indietro e raccontare una breve storia da quando ero bimbo. Da quell’età in poi ci sono state delle pietre miliari che hanno scandito i miei momenti formanti della mia crescita (non importa come, comunque … tranquilli, non sono un serial killer).

DELUSIONE D’AMORE

Prologo
Sin da ragazzo ho sempre ritenuto di essere stato “un fortunato” ad essere nato in Italia, soprattutto a Roma – caput mundi – perché sentivo in questo mio Paese la forza di una grandezza passata, ma non dimenticata.

Poi Roma … . La città eterna! Roma … caput mundi!

Ho frequentato una scuola cattolica, anzi, per dirla come piaceva esprimersi al mio grande preside, Fratel Antonio, la “Pontificia Scuola PIO IX“. Certo, non era da tutti, bisognava avere una situazione di benessere economico che doveva – senza ombra di dubbio – superare la media nazionale.

Devo sinceramente riconoscere che ho avuto anche la fortuna di avere un padre straordinario, nella sua onestà intellettuale e nel suo comportamento di vita quotidiana. Intelligente, forse troppo, acuto nelle osservazioni, incapace di accettare compromessi, limpido e trasparente, amorevole e severo … insomma un grande. La sua fortuna fu quella di azzeccare il posto di lavoro, dove fece un’invidiabile carriera con risultati economici di tutto rispetto.

Gli insegnamenti che ebbi prima da mio padre e poi da Fratel Antonio furono insegnamenti di vita che sono rimasti – almeno teoricamente – scolpiti nella mia memoria. I valori della Patria, del Trascendente, che sono poi quelli della vita, saranno sempre vivi nel mio intimo più profondo.
Da qui la fierezza d’essere un italiano de Roma.

Gli anni passano e …

Ma poi gli anni passano, si cresce, iniziano i primi contatti con la società che ti appare non come ti avevano insegnato sui libri di educazione civica, ma come un agglomerato di entità (uomini, donne, bambini e … cani) dove tutti (o quasi) tranne i cani, fanno di tutto per emergere sugli altri anche a costo di danneggiare l’altrui esistenza. Quelli che si comportano secondo i valori insegnati, senza chiedere niente, ma dando tutto se stessi sono proprio i cani.
Non è pessimismo, anzi mi ritengo – anche perché me lo dicono – un ottimista incrollabile, ma è la somma di tante esperienze vissute nell’arco della mia permanenza sul pianeta Terra, che spero si protragga ancora per parecchio.

Ero innamorato di questo Paese che mi accolse alla fine della guerra (era il 5 marzo 1945) e lo sono ancora, ma come l’uomo tradito dal suo grande amore, anche dopo qualche tentativo di riconciliazione, deluso e con le lagrime agli occhi decide di tirar fuori la testa e cambiare perché vuole continuare a rendere onore alla sua vita. Così sono giunto al punto di decidere il “basta – non ce la faccio a vedere lo scempio che i nostri governi (la G maiuscola è volutamente omessa) hanno fatto, fanno e faranno (statisticamente ne sono sicuro) di questo Paese“.
Io me ne vado! Fortunatamente non sono un depresso, quindi il me ne vado si riferisce al cambio di residenza verso un Paese più civile.

Se la testa mi regge …

Il mio timore maggiore è la testa. Arrivare ad una età rispettabile, ma rimbambiti, non ne vale la pena. Allora meglio salire sulla barca di Caronte! Ma se poco poco il cervello riesce a difendersi dal naturale decadimento, campare ancora non mi dispiacerebbe.
Una scelta così drastica – quella del trasferimento – non è stata fatta a cuor leggero, ma è stata rapida (due mesi). Ed ora ci siamo!

Ma perché sono arrivato ad un tale proposito?

Rispondere brevemente non fornirebbe un’adeguata spiegazione alla domanda, così voglio divertirmi a ripercorrere, seppure senza soffermarmi ad ogni fatto della mia vita (sarebbe troppo lungo e oltremodo noioso). In ordine cronologico, gli eventi di quasi 70 anni di vita italiana hanno maturato in me la delusione, sempre crescente verso chi ci governa (la cosa grottesca è che tutti questi governucoli ce li abbiamo messi noi) che mi ha portato a desiderare di frequentare Paesi migliori.

L’infanzia (mio nonno comunista)

Abitavo a Roma nel prestigioso centro storico. Nel palazzo di fronte vivevano i miei nonni materni: nonno Vincenzo e mia nonna, che con poca fantasia, si chiamava Vincenza). Nonno era di quei personaggi fedeli all’idea di un comunismo che avesse potuto dare equilibrio e parità tra le genti. Povero nonno! Gli ho voluto bene, ma quanto sognava!

Mi ricordo che fu lui ad insegnarmi a pronunciare la r così Loma divenne Roma. Una volta, tenendomi sulle ginocchia, in cucina, mi disse che da grande io sarei dovuto diventare un importante comunista. Naturalmente quella parola, a quell’età non aveva un grosso significato. Sapevo solo che c’erano i comunisti e quelli che non lo erano, un po’ come ci sono i tifosi della Roma e quelli della Lazio, ma certamente non potevo apprezzare il significato profondo della parola. Tuttavia, l’impressione che mi rimase era quella che il comunismo era fatto di mucchi di gente tutta uguale (che noia! pensavo). E così mentre nonno Vincenzo vedeva in me chissà quale illuminato politico della sinistra, io, nell’intimo, mi ripromettevo che non sarei mai stato comunista. Fu una cosa che mantenni! E ne sono consapevolmente fiero.

Qualcuno penserà: ah! Ma allora sei di destra! No, no e no. Neanche di centro. Per la politica io non sono! Ma sono per tante altre belle cose.

Come uscirne fuori? Non so rispondere! (Forse non voglio).

Piccolo aneddoto

Poco anni fa (credo il 2016), mentre cercavo di riordinare la mia cantina che era ormai sommersa di tutto e nel caos più profondo, ho trovato un foglio di giornale datato … aprile 1949 (non ricordo il giorno) nel quale si parlava del problema delle pensioni, di mafia, di botta e risposta tra sinistra e destra (allora DC), di scuola, di cattiva sanità. Sono rimasto allibito nel vedere l’attualità degli argomenti, dopo 67 anni. In qualche caso, basterebbe cambiare i nomi per avere degli articoli moderni ed applicabili alla nostra attuale società.

Hanno parlato per più di mezzo secolo e stiamo come prima!

Ma al malcapitato contribuente italiano, quanto è costato il mantenimento di questo teatrino? Lo spettacolo non è una commedia, ma una squallida tragedia! Siccome al governo gli uomini che si sono alternati, se non per qualche sporadico caso, sono stati sempre quelli del centro-sinistra, ritengo logico avercela un po’ di più con loro che non con gli altri.

Carattere docile

In effetti io non ho mai litigato con nessuno. Sono arrivato alle mani solo due volte: la prima con il mio ancora attuale amico (naturalmente di sinistra avanzata, ma mai abbiamo parlato di politica) quando facevo la prima media: mi diede, in classe, uno spintone ed io ruzzolai sulla cattedra; la risposta fu immediata: pugno alla bocca dello stomaco e relativo piegamento delle ginocchia da parte sua; la seconda con un mio amico di gioventù, molto più grosso di me: gragnuola di colpi da parte mia allo stomaco – sicuramente inefficaci – e da parte sua la frase: “ma che stai a fa?”. Mi smontai subito.

Da allora non ho mai avuto più occasioni di lotta, forse perché la evito. Rispetto troppo il prossimo per abbassarmi alla piazzata o al regolamento di conti personale.

Ognuno ha le sue idee maturate dall’esperienza del vissuto. Se non la pensa come me non ha colpa, probabilmente pure io se fossi cresciuto come lui, gli sarei simile.

L’adolescenza

Periodo insipido che non ricordo con eccessivo piacere se non per qualche fatto importante come la mia prima fidanzatina (Rita, palermitana) che dopo 7 anni mi liquidò dicendomi che aveva trovato di meglio (e ci sono voluti 7 anni?!).

La cosa che imparai è che il tempo – vero galantuomo del nostro esistere – cura e attenua le ferite fino a farle scomparire, rendendoci sempre più immuni a certe malattie.

Il periodo del liceo era improntato sullo studio e le divagazioni non erano moltissime. La vita era abbastanza monotona, studio, scuola, piscina (F.I.N. = Federazione Italiana Nuoto) e, settimanalmente, uscita con gli amici di classe (gruppetto affiatatissimo).

Tutti persi di vista, meno due, ma uno già mi sta aspettando dall’altra parte.

Le convinzioni politiche erano ancora, almeno per me, in stato fetale, non riuscivo a farle nascere.

La gioventù

Dopo il liceo (scientifico) intrapresi la carriera dello studente universitario presso la facoltà di matematica Guido Castelnuovo a Roma. Questo è sicuramente stato tra i periodi più felici della mia vita, se non il periodo più felice.

Lo stimolo psicologico che avevo quando entravo alla “Sapienza” (la tradizionale Università romana) era straordinario. Una sensazione piacevolissima, entrare nel mondo della cultura dove erano entrati Majorana, Fermi, Pontecorvo, Amaldi, ecc. ecc. (non me ne vogliano i non citati, ci vorrebbe un libro). La facoltà di matematica! Rimanevo incantato ogni volta (praticamente tutti i giorni) quando girando l’angolo vedevo l’edificio bianco, in puro stile mussoliniano, ergersi sobrio davanti a me ed io potevo entrare e sentire quelle lezioni che mi avrebbero accompagnato per tutta la vita. Non ho mai smesso di studiare! Ancora oggi è più facile trovarmi con un libro pieno di formule in mano che a bere un caffè o a parlare con gli amici in un bar.

Altro piccolo aneddoto

In quest’epoca (si parla del 1968) stavo assistendo presso la facoltà di Fisica (istituto Guglielmo Marconi) ad una lezione di Fisica dello Spazio quando si udì dall’esterno un forte trambusto. Le lezioni furono interrotte per l’irruzione di alcuni scalmanati di sinistra che proclamarono la facoltà occupata. Io, personcina tranquilla e per nulla belligerante, mi trovai in forte difficoltà e scesi nel sottoscala, dove c’erano i laboratori. Avevo la chiave di un locale corredato da varie apparecchiature di misura che mi aveva dato un professore, perché dovevo fare una serie di esperimenti per sottoporli agli esami. Aprii, entrai (dentro era tutto buio) e cercai l’interruttore della luce… una voce sommessa “chiuda la porta per favore“. Entrai, chiusi la porta, accesi la luce e … sorpresa: c’era mezzo mondo accademico della facoltà che aveva riparato nel laboratorio. Tutti mi guardarono con un’espressione dai vari significati: paura, stupore, vergogna e tanto altro ancora. Eravamo parecchi! Dissi chi ero e perché mi ero rifugiato lì sotto. Ci fu un sorriso generale di accoglienza. Rotto il ghiaccio, dimenticammo quasi istantaneamente la turbolenza nei piani superiori e cominciammo a discutere circa l’aumento d’entropia che si stava generando nella facoltà, mentre in quella stanza la variazione di entropia era praticamente trascurabile data la poca attività termodinamica che si poteva constatare (tutti seduti nei banchi dietro i tavoli di esperimentazione, sereni e sorridenti, felici di parlare di scienza e non di politica).
Fu lì che cominciai ad odiare la politica; non riuscivo a giustificare l’interruzione dell’attività universitaria di ricerca per dare spazio a tanta confusione e ignoranza.

E dopo …

Laureato in matematica, indirizzo astronomico, mi proiettai nel mondo del lavoro, università, insegnamento, imprenditoria ed altre attività collaterali. Sono passati molti anni, ma nulla è cambiato: la politica ha sempre rovinato il buono che la scienza avrebbe potuto dare all’Italia. Basta solo ricordare il nucleare. L’ignoranza degli italiani è stata evidenziata in modo lampante dalla disastrosa scelta fatta negli anni ottanta quando nel referendum (c’era Craxi) l’Italia disse NO al nucleare. Tragico errore economico, sociale, energetico. Ma pensavamo veramente di essere immuni dalle radiazioni nucleari solo perché avevamo detto no al nucleare? Ricordate Chernobyl? Pensate che quel disastro non abbia avuto ripercussioni negative sulla nostra salute? Le avete mai viste le statistiche mediche sull’incidenza del cancro in Italia? Oggi, la Francia ha 58 centrali nucleari e se accade qualche incidente la nube tossica non entra in Italia perché il Bel Paese ha detto no al nucleare? In compenso, per quei i geni che hanno votato no, verdi e la sinistra in genere, paghiamo l’energia agli altri Stati 4 – 5 volte di quanto ci sarebbe costata se ci fossimo nuclearizzati.
Bravi questi politici lungimiranti! E poi i teatrini, i ritornelli, l’attaccamento al potere, la mafia, la camorra. Ma che schifo di Paese! È troppo!

Voglio un’isola in mezzo all’Oceano, dove si viva serenamente con poco, dove poter fare un giornale senza sporcarlo con la politica, dove avere amici, scambiare due chiacchiere e dove ho portato tutti i miei libri di matematica, fisica, chimica e astrofisica, che mi accompagnano nei miei pensieri più arditi. E poi c’è la mia mogliettina, straordinaria, unica, anche qui fortunato ad averla trovata.

I gusti

Goloso più verso il salato che verso il dolce, insomma offritemi una focaccia con la mortadella e non una fetta di dolce. Ancora sensibile al fascino del sesso debole (ma è veramente debole?). Mi piace giocare a scacchi (anche se il livello è poco più che elementare, quasi dignitoso).

Sport: nuoto, tennis, ping-pong.

Interessi: Studi della matematica, fisica, chimica, astrofisica

Gastronomia: Studio della cucina (ricette, ecc.), Studio dei vini italiani e spagnoli. Ma quanto studia ‘sto tizio …! Sul periodico Arcipelago-Canarie c’è la rubrica ‘A Pranzo con Noi…’ di vino, cibo e con ricette.

Film preferiti: La grande fuga, Fuga da Alcatraz, Papillon, Ali della libertà.

Musica preferita: anni 60, 70, 80 e qualcosa dei 90. Poi sono invecchiato e sono rimasto a quegli anni memorabili.

Ora mi alzo e ricopro lo specchio delle nostre verità nascoste! Ciao!