Homo sapiens Vs Homo neanderthal. (Foto generata dalla I.A. Dall-e di Bing)
I misteri irrisolti della paleoantropologia
Chiunque dovrebbe saper rispondere alla domanda a che specie apparteniamo: l’Homo sapiens. Un numero inferiore di persone aggiungerà che apparteniamo all’Homo sapiens sapiens, anche detto “uomo moderno”.
Questione di pura semantica? decisamente no. Ma andiamo con ordine.
Il Genere Homo, andando a ritroso nella classificazione, appartiene alla famiglia degli Hominidae, Ominidi, a sua volta appartenente all’Ordine dei Primates, Primati, a sua volta appartenente alla Classe dei Mammalia, Mammiferi, ovvero provvisti di ghiandole per allattare la prole. E fin qui…

Ominidi che si aggirano per la Savana africana. (Foto generata dalla I.A. Dall-e di Bing)
La nomenclatura è rigorosamente in latino perchè venne dettata nel XVIII Secolo dal medico, botanico e naturalista svedese Carl Nilsson Linneus, Carlo Linneo per noi Italiani, che cercò di mettere ordine nel caos esistente della classificazione. Dai tempi di Aristotele (300 aC), il primo a dare un nome scientifico a 581 specie viventi, tutti quelli che si erano cimentati nell’impresa avevano seguito criteri puramente soggettivi.
Linneo codificò per primo con regole certe la nomenclatura binaria. Per prima cosa tutte le voci della classificazione dei tre regni: Minerale, Vegetale e Animale sono in latino e con la lettera iniziale maiuscola, tranne l’ultima che definisce la specie e va scritta con l’iniziale minuscola. Questo consente immediatamente di individuare di che specie stiamo parlando quando ci imbattiamo in un nome scientifico.
Ad esempo il moscerino della frutta ha come nome scientifico Drosophila melanogaster, ciò vuol dire che la sua specie è la melanogaster ed appartiene al Genere delle Drosofile. Chiaro, no? E questo consente agli entomologici di distinguerla dalle altre 420 specie di Drosophila.
La Famiglia degli Hominidae
Quindi, se avete seguito il ragionamento (leggi pure “se io sono stato abbastanza bravo da spiegarlo”), non vi sarà difficile accettare che l’uomo moderno, il sapiens sapiens, non solo si è evoluto dalle scimmie, alla faccia dei creazionisti, ma anche che non è stato l’unico appartenente al Genere Homo, anche se il solo sopravvissuto.

Gli scimpanzè, ovvero gli appartenenti al Genere Pan di cui siamo stretti parenti. (Foto generata dalla I.A. Dall-e di Bing)
All’interno della Famiglia originaria degli Hominidae, di cui fa parte anche il Genere Pan, gli scimpanzè per capirci, a causa di una mutazione casuale, ad un certo momento si è evoluto un individuo che era più flessibile e adattabile alle condizioni ambientali. Da quel primo individuo, che è riuscito a tramandare il suo patrimonio genetico migliorato alla sua discendenza, si è evoluto il Genere Homo.
Non starò qui ad indagare i risvolti filosofico-religiosi delle teorie evoluzionistiche. Sono uno scienziato prima di tutto e se qualcuno vuole vedere un intervento divino nelle mutazioni che hanno portato all’uomo moderno, o nella casualità che ha fatto si che queste mutazioni venissero trasmesse prima che un qualsiasi fattore esterno lo impedisse, beh lascio la libertà a quel qualcuno di farlo. E’ il risultato finale che conta, tutto sommato.
E poi le Religioni sono rinomate per sapersi adattare ai tempi e negare di aver esiliato, mandato al rogo, impiccato o lapidato chi la pensava diversamente.

Homo Neanderthal. (Foto generata dalla I.A. Dall-e di Bing)
I nostri cugini meno fortunati
In verità altri due Generi hanno tentato la fortuna: l’Australopithecus e il Sahelanthropus, ma entrambi hanno imboccato una strada evolutiva senza uscita, per usare una metafora stradale, e si sono estinti. Gli scienziati stanno ancora dibattendo sull’esatta linea evolutiva, ovvero se l’Uomo sia una mutazione a sè stante del ceppo originale o se si sia evoluto dagli Australopitechini, ma questo probabilmente resterà uno dei misteri irrisolti dell’Evoluzione.
Poco importa: sta di fatto che l’Homo habilis, la prima specie del Genere Homo, è apparsa sulla Terra tra i cinque e i sette milioni di anni fa! I paleoantropologi lo hanno stabilito grazie agli studi comparati sul DNA tra le varie specie oggi esistenti della Famiglia degli Ominidi.
E qui nasce il primo mistero irrisolto: perchè c’è voluto tanto tempo perchè comparisse l’Homo sapiens?
I ritrovamenti fossili dei nostri antenati si concentrano tutti tra Africa e Medio Oriente. Abbiamo trovato resti di altri cinque specie che ci hanno preceduto. Tra i 7 milioni e i 300.000 anni fa dopo l’Homo abilis abbiamo, per usare un termine cinematografico, in ordine di apparizione l’ Homo rudolfensis, l’Homo erectus, l’Homo heilderbergensis che hanno in comune il fatto di essersi estintisi tutti prima del nostro arrivo.
Poi vengono l’Homo floresiensis e l’Homo neanderthalensis contemporanei dell’Homo sapiens, e qui aggiungerei, per loro sfortuna.
Homo neanderthal versus Homo sapiens
Tutta una questione di mutazioni che resero il sapiens praticamente insuperabile nell’adattarsi ma soprattutto nel modificare a suo vantaggio l’ambiente. E una determinazione a sopravvivere mai vista prima. Tutto fa pensare infatti che il ricorso alla violenza contro i cugini neanderthalensis andasse ben oltre la necessità di assicurarsi le mere risorse alimentari.
E non è che il neanderthal fosse meno evoluto del sapiens. La loro specie si era evoluta costituendo una vera e propria civiltà. Non solo un branco, ma una tribù con tanto di sepoltura dei morti e cura degli anziani e malati, come ci hanno mostrato le scoperte dell’ultimo secolo. Il loro cervello era di dimensioni di poco inferiori a quello dei sapiens, ma rispetto a questi avevano caratteristiche fisiche meno vincenti.
Tanto per cominciare erano più tozzi: avevano braccia e gambe corte, quindi una minore agilità nella caccia alle prede così come nel fuggire per non essere predati. Anche la vista era meno buona: possedevano una cresta orbitale unica e più marcata, che ne riduceva il campo visivo.
C’è da chiedersi se non fosse comparso l’uomo moderno, a che tipo di evoluzione sarebbe andato incontro il neanderthal…

L’anello mancante secondo la I.A. Dall-e di Bing
L’anello mancante
Il mistero della comparsa dell’uomo moderno comunque rimane: le mutazioni genetiche sono casuali, è vero, ma statisticamente è alquanto improbabile che si presentino tutte contemporaneamente. Mi spiego meglio: tra le varie specie di Homo notiamo una graduale modificazione delle dimensioni del cranio, della dentatura, della lunghezza degli arti, della cresta orbitale. Tutte caratteristiche che si sono modificate nei milioni di anni da che siamo apparsi sulla Terra. Una specie poteva avere le stessa dentatura dell’altra ma vere il cranio leggermente più grande, insomma tutto un divenire cosequenziale.
Nel caso dei sapiens assistiamo a modifiche sostanziali e tutte contemporanee. Anche datando il più lontano possibile l’apparizione della nostra specie, cioè 300.000 anni, questo è un periodo veramente irrisorio perchè una mutazione si affermi, immaginiamoci più di una.
E’ questo il mistero irrisolto più intrigante della paleoantropologia: quello che da decenni è oggetto di ricerca e che è stato chiamato “la ricerca dell’anello mancante”.
La fine dei neanderthal
Tornando ai neanderthal cerchiamo di capire perchè si sono estinti.
A seguito di un evento esterno, forse una drastica diminuzione delle risorse alimentari, il sapiens migrò in massa dall’Africa all’Europa e all’Asia. L’incontro tra le due civiltà fu combattuto senza dubbio con l’arma della migliore abilità nello sfruttamento delle risorse, ma probabilmente fu la conquista attiva dei territori a determinare la fine dei neanderthal.
Lo so cosa state pensando: quella è stata la vera prima guerra mondiale e, per giunta, terminata solo quando è stato portato a termine un genocidio. Di queste guerre purtroppo la storia dei sapiens è ricca di esempi più o meno recenti.
Conclusioni
Direi di aver risposto alla domanda iniziale di “Chi c’era prima di noi?”
Quelle esposte sono teorie evoluzionistiche basate sui ritrovamenti fossili, coadiuvati dalle moderne e sempre più strabilianti tecnologie di indagine scientifica. Potremmo dire di aver messo un punto fermo nella storia dell’Uomo.
Eppure nel 2013 una scoperta in Sud Africa ha costretto a riaprire il faldone della storia evolutiva del Genere Homo e a aggiungere un nuovo tassello alla domanda: “Chi c’era prima di noi?”
Lo scopriremo nel prossimo articolo.

Un’altra specie di Homo… (foto generata dalla I.A. Dall-e di Bing)
Lunga vita e prosperità
Giampiero Sorce
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