Roma cinema

Pur essendo la figlia di un regista cinematografico e la sorella di un giornalista specializzato in cinematografia nonché direttore del portale cinemaitaliano.info, devo confessare, la mia grande ignoranza in fatto di locandine, manifesti e cartelloni in generale. A parte che la differenza sta nella loro dimensione e nei luoghi dove sono affissi, mai e poi mai mi ero domandata come nascessero questi cartelloni. Ebbene, all’anteprima stampa della mostra intitolata ROMA NEL CINEMA A PENNELLO i bozzetti pittorici dei manifesti cinematografici da “Roma città aperta” a “La voce della luna” ho avuto la fortuna di conoscere un mondo a me completamente sconosciuto: il mondo del collezionismo cinematografico legato a dei “cimeli” raccolti con cura e dedizione e conservati gelosamente.

MOSTRA LEGATA ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA

Dipinto a tempera su cartone di Ezio Tarantelli e Enzo Sciotti STUDIO 2 del film “Febbre da cavallo” di Stefano Vanzina 1976

L’esposizione, inserita nel palinsesto della FESTA DEL CINEMA DI ROMA, ci offre alcuni di questi “cimeli”, gli ideatori hanno voluto raccogliere i bozzetti originali di alcuni film iconici che raccontano la città di Roma, bozzetti che in realtà sono dei veri e propri quadri dipinti dai pittori più affermati di quel tempo. Tra i tanti bozzetti proposti, che hanno poi dovuto essere selezionati e scelti per essere trasformati in manifesti, ritroviamo la storia della città raccontata attraverso il linguaggio cinematografico.

In effetti non mi ero mai chiesta come nascesse il cartellone pubblicitario che identificava un film e con il quale era riconosciuto dal pubblico.

In effetti non avevo mai pensato a quale fosse l’iter creativo, in parole povere, non lo avevo associato al lavoro di pittori specializzati che con sapienza e fantasia, riuscivano a sintetizzare l’intero film in un quadro! Immagino che avessero accesso alle immagini girate durante il montaggio o meglio ancora attraverso le foto di scena, in modo da vedere di cosa trattava il film, chi fossero gli attori, come erano vestiti, cosa interpretavano, cosa facevano di strano o di originale. In parole povere questi pittori dovevano riuscire a cogliere il senso dell’intero film e racchiuderlo in una sola immagine, in modo da risvegliare nel pubblico una certa curiosità.

L’importanza della LOCANDINA

Dovevano essere talmente convincenti da riuscire a far andare al cinema chi guardava il manifesto. In quegli anni soltanto attraverso la locandina pubblicitaria affissa lungo le strade o appesa nei bar, se non, ovviamente, esposta nel cinema stesso, si poteva intuire di cosa trattava il film, capire quale attore ci lavorasse, di chi fosse il regista, ecc,ecc. Non vi era il mondo del web con cui adesso basta un clic per conoscere la trama e sapere vita, morte e miracoli dei protagonisti.

Quelle locandine, invece, erano delle piccole opere d’arte ed erano dipinte da pittori di mestiere, ovvero grandi artisti che attraverso i loro dipinti rendevano l’idea del tipo di film che gli era stato commissionato. Anche oggi sono affissi i cartelloni, ma se ci facciamo caso, sono in numero molto ridotto e se ne vedono raramente di cartacei. Ovviamente non avevo idea del fatto che dietro a quei disegni vi era il lavoro di artisti fenomenali, grandi pittori che dovevano con grande rapidità farsi venire delle idee vincenti, decidere il soggetto da dipingere, essere creativi ma al tempo stesso eseguire il ritratto degli attori il più somigliante possibile e con la massima precisione.

Una corsa contro il tempo per consegnare il loro lavoro alla produzione in modo che venisse scelto il bozzetto che più ispirava il regista e il produttore. Anche oggi chiaramente ci sono tecnici che offrono il loro contributo pittorico, ma molto probabilmente utilizzano mezzi diversi, usano il computer e i programmi specifici.

Bozzetto del pittore Sandro Simeoni per il film “La dolce vita” di Federico Fellini anno 1960

COLLEZIONISMO CINEMATOGRAFICO

I curatori della mostra Stefano Di Matteo e Paolo Marinozzi, grandi collezionisti di materiale cinematografico, hanno raccolto centinaia di questi bozzetti e ci hanno raccontato come sia nata questa loro passione e come hanno fatto a raccogliere negli anni, non solo manifesti , ma anche tantissimi altri oggetti come ad esempio brochure, oggetti di scena, autografi, locandine, sceneggiature originali, ecc.

L’idea di allestire questa mostra al Palazzo Merulana è stata di Stefano di Tommaso, già organizzatore di eventi culturali, mostre, concerti di altissimo livello del calibro di Paolo Conte, Franco Battiato, Fiorella Mannoia, per non parlare di artisti internazionali come Ryuiki Sakamoto e Pat Metheny.

Di Tommaso in grande armonia con Paolo Marinozzi, ha pensato di sfruttare l’opportunità di unire le forze, così i due hanno condiviso le loro collezioni offrendo al pubblico una rara opportunità di poter ammirare le opere di pittori geniali, di grandi artisti che attraverso la loro fantasia ed i loro pennelli, hanno reso famoso il cinema italiano in tutto il mondo.