Il rispetto sul lavoro si raggiunge quando la generalità delle persone che lavorano attorno a te sono consapevoli delle tue conoscenze, del tuo valore e della tua empatia.

Il rispetto è essenziale per vivere nel mondo del lavoro e per trascorrere le proprie giornate lavorative serenamente concentrati su quanto è necessario fare per l’ottenimento degli obiettivi che il tuo lavoro prevede.

Qui gentilezza e assertività sono le strade per ottenere rispetto. Anzitutto, confidare nelle proprie capacità e nelle proprie competenze: superare la paura del giudizio degli altri

Mostrare impegno, propositività, è già una buona premessa per stabilire rapporti sani con il capo e con i colleghi.

È importante interfacciarti, comunicare, coinvolgere ed essere coinvolto/a: non ti isolare, ma cerca di condividere e mostrarti una persona preziosa con la quale lavorare. 

Sii gentile, ma impara a dire di no. Il servilismo e la passività sono nocive, perché tenderai ad accollarti oneri che possono essere dilazionati. Anche caricarti di responsabilità che non sono necessariamente tue, appesantendo oltremodo il tuo carico di lavoro. In questo modo, non otterrai rispetto, al contrario, darai modo alle persone di approfittarsi della tua debolezza e invadere i tuoi spazi a gamba tesa.

Se ti chiedi come non farsi comandare dagli altri, sappi che prepotenza e sfacciataggine (che ogni tanto hanno a che fare con una certa cialtroneria) dovrebbero lasciare il posto a umiltà e concretezza. Dimostra ciò che vali e che sai fare senza grandi proclami, ma con l’impegno e la costanza. Ciò ti porterà rispetto, stima, ammirazione.

Dunque, come non farsi sottomettere sul lavoro? Evitando di essere troppo accondiscendente e indulgente o troppo disponibile. Questo perché potresti diventare una sorta di tuttofare a cui delegare tutto, in qualsiasi momento e occasione. Il rischio è quello di sovraccaricarsi di lavoro e stress. Ritorna il concetto di assertività: negarsi ogni tanto, con educazione, affabilità e gentilezza, sarà sicuramente più professionale (e meritevole di rispetto) che dire sempre di sì.

Il caso: non individuazione dei motivi del malessere

Veronica, una giovane donna, al nostro primo incontro mi comunica che si sente molto depressa, soffre di insonnia e sfoga il suo malessere principalmente nel cibo sentendosi appagata dopo una spropositata porzione di dolci. Negli ultimi mesi si è molto ingrassata ed anche per questo motivo, ma anche per altri motivi che ancora non ha scoperto, fa molta fatica a relazionarsi con le persone. La difficoltà sul lavoro lo ha con alcune colleghe che la mettono sempre sotto accusa per qualcosa anche insignificante. Veronica chiede aiuto perché vuole imparare a farsi valere. Il gruppo di lavoro nel quale Veronica svolge la sua attività è tutto composto da donne. In particolare, sente una forte pressione dovuta all’aggressività di una collega, che chiameremo Paola, che l’accusa di non essere efficiente.

La paziente ha forte disagio quando lavora, non si sente capace e valorizzata, nonostante siano molti anni che svolge la sua mansione.

La sua unica consolazione è il marito con il quale ha un buon rapporto, non ha ancora figli perché, d’accordo col marito, vogliono realizzare una situazione di sicurezza economica per loro e per gli eventuali eredi. Non ha molte amiche e il suo interesse principale riguarda il lavoro nel quale si è dedicata a tempo pieno.

Anche se il marito l’aiuta a la incoraggia lei trova difficoltà ad affrontare le incombenze quotidiane, lei si sente debole e inconcludente. Sfoga la sua ansia mangiando e piangendo spesso, ma con rabbia interiore.

Il caso: la scoperta dei motivi del suo malessere

Riesco a portarla a capire che il suo problema è dovuto al fatto non riesce ad esprimere i suoi bisogni alle persone. Il marito Emilio la comprende e la protegge a casa, ma nel lavoro? In questo ambiente non si sente forte come a casa, perché evidentemente si sente insicura.

Propongo a Veronica un piccolo percorso per diventare più assertiva, lei non aveva mai immaginato che una persona potesse modificarsi.

Pensiamo insieme a quali siano le strategie migliori per affrontare le persone con cui si relaziona quotidianamente.

Veronica vuole iniziare a cambiare atteggiamento nella sfera lavorativa. Quando la collega Paola l’attacca con infelici battute, o, al contrario, non le rivolge la parola, Veronica, le spiega in modo sicuro e deciso cosa avrebbe bisogno che lei facesse o evitasse di fare.

Dopo poco tempo si iniziano a vedere i risultati: Paola è colpita dalla sicurezza di Veronica e inizia a valorizzarla, gli attacchi nei suoi confronti diminuiscono. Veronica, poi, chiede apertamente maggiore collaborazione a tutta l’equipe di lavoro, non vergognandosi più di mostrare i suoi lati deboli. L’equipe apprezza il modo di comunicare di Veronica e le colleghe le confidano addirittura che precedentemente non riuscivano a capire completamente cosa dovevano fare.

Veronica, migliorando le sue relazioni a lavoro, inizia a dormire serenamente e non sente più il bisogno di rifugiarsi nel cibo.

Ottenuti i buoni risultati nel lavoro, si è messa a dieta riuscendo ad evitare l’assunzione di dolci e gelati. Si sente più serena e questo le permette anche di avere più forza interiore.

Veronica ormai si sente forte e capace, la sua depressione non c’è più perché ha imparato ad essere assertiva, ovvero, a trattare nel giusto modo con gli altri.

La terapia termina con un pieno successo per Veronica e soddisfazione per me.

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