ALLA RICERCA DEL PROPRIO ESSERE
Rimani dove sei, ti prego, è una poesia di Mario Luzi. proviamo a scoprirne insieme il valore.
Siamo così frastornati dagli stimoli ridondanti del mondo che ci circonda da non sentirci più in contatto con la nostra essenza interiore. Non siamo più certi che il nostro spirito viva dentro di noi. Non apparteniamo più a noi stessi, contesi come siamo da amene illusioni e distrazioni che ci trascinano altrove, purché sia fuori di noi stessi. Per poi scoprire che durano poco, lasciandoci con un senso di spossatezza ed il silenzio dell’inutilità. Il rischio? Cercare la spiritualità fuori di noi, come se la nostra essenza fosse materia nelle mani altrui, non cosa personale.
Forse è arrivato il momento di darci una chance. Di ammettere di poterci guardare dentro e concederci del tempo, il nostro, solo per noi. Tempo per scoprire meglio se stessi. Ecco quindi l’opportunità della poesia.
La poesia è una lente attraverso cui guardarsi dentro e generare l’energia che ci fa crescere. Per sentirsi più motivati, per procedere verso la scoperta di sé e della nostra vera essenza.
E poiché siamo tutti unici, irripetibili e decisamente diversi, ciascuno leggerà e scriverà la propria poesia interiore. Magari senza mai pubblicarla, ma semplicemente rivelandola a se medesima o a se medesimo. Vi offro l’opportunità di leggere con calma, senza fretta, senza altro motivo che quello di scoprire quali sentimenti, quali immagini, colori, suoni e sensazioni i versi liberi di questa poesia suscitino in voi.
Lasciatela decantare dentro di voi e poi tornate a leggerla di nuovo.
La costruzione di sé richiede tempo. Ciascuno il proprio.
Buona lettura.
Rimani dove sei, ti prego
Rimani dove sei, ti prego,
così come ti vedo,
non ritirarti da quella tua immagine,
non inviolarti ai fermi
lineamenti che ti ho dato
io, solo per obbedienza.
Non lasciare deserti i miei giardini
d’azzurro, di turchese
d’oro, di variopinte lacche
dove ti sei insediata
e offerta alla pittura
e all’adorazione
non farne una derelitta plaga,
primavera da cui manchi
mancando così l’anima
il fuoco, lo spirito del mondo.
Non fare che la mia opera
ricada su se medesima,
diventi vaniloquio, colpa.
Mario Luzi
(da Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini, 1994)