Regno Vegetale! Le piante, contrariamente a quanto si pensa, sono dotate di molti più sensi degli animali e assumono particolari tecniche di difesa, molto diverse dalle nostre.
Regno vegetale – Le piante, come tutti gli esseri, sono dotate di anima, ma hanno anche qualcosa in più, molto di più! Esse non sono solo vegetali; le piante sono esseri viventi intelligenti e sensibili.
Il professor Stefano Mancuso afferma che esse rappresentano l’85,5% della biomassa sulla Terra. Senza di loro, noi esseri umani non esisteremmo nemmeno, mentre loro, senza di noi, possono continuare a vivere indisturbate. I nostri sensi percepiscono la natura dal nostro soggettivo punto di vista e non da quello che è realmente. I dati che possono essere dedotti da una più attenta osservazione indicano che noi siamo ininfluenti alla vita sulla Terra.
Quando diciamo di essere in grado di eliminare la vita dal pianeta, non è vero! La vita sulla Terra è molto più forte di noi! Al massimo siamo in grado di eliminare noi stessi come specie.
L’evoluzione premia gli organismi viventi più adatti, non i migliori, ma i più adatti. Per vedere che un organismo è più adatto è sufficiente osservare quanti, di questi, sono diffusi sul pianeta.
Se un alieno dovesse fare un rapporto dopo aver visitato il nostro mondo scriverebbe: la vita sulla Terra è vegetale (85,5%), poi ci sono dei microrganismi (13%), i funghi (1,2%) e, infine, alcune tracce di vita animale (circa lo 0,3%).
Cosa può fare una pianta
Le piante sono in grado di fare cose straordinarie. Posseggono alcuni primati straordinari (eccezion fatta per i minerali):
- esse sono le cose più antiche sulla Terra;
- hanno il record della grandezza;
- hanno il record dell’altezza;
- sono le più pesanti;
- sono le più complesse (il loro DNA è notevolmente più complesso di quello animale);
- sono le più veloci (basti pensare all’esplosione e diffusione del polline di una pianta);
- sono le più longeve (ci sono piante singole, non clonate, che vivono sul pianeta e che hanno parecchie migliaia di anni.
Le piante sono diverse da noi. Una delle cose che fanno e che noi non facciamo è la propagazione clonale, cioè riescono a riprodurre il proprio singolo genoma rimanendo se stesse. Quindi, la propagazione clonale è un metodo di propagazione di una pianta che permette di ottenere un clone della pianta, ovvero un insieme di individui dotati dello stesso patrimonio genetico. Si tratta, quindi, di un metodo di clonazione di organismi vegetali.
La definizione di individuo è basata sulla identità genetica. Quindi: io sono un individuo e tutte le cellule del mio corpo hanno quell’unico DNA che mi contraddistingue dagli altri individui. Le piante, al contrario di noi, riescono ad essere degli organismi multipli.
Il pando è un insieme di alberi, ma è un solo organismo vivente singolo (è una colonia clonale) che ha più di 80.000 anni, è largo 45 ettari e pesa qualche milione di tonnellate. Non è l’unico, ve ne sono diversi.
Tali comportamenti esulano da quelle che sono le nostre normali percezioni. L’evoluzione di questi esseri avviene in tempi e modi che per noi non sono propri.
La nostra tendenza errata
La nostra tendenza è quella di comprendere solo ciò che ci è simile allontanarsi poco dal nostro modello che tutto sembra incomprensibile, diverso, inferiore.
Evidentemente, siamo rimasti ancorati ad un modo di vedere le cose estremamente superficiale, come se stessimo vivendo ancora ai tempi di Aristotele. Egli aveva ipotizzato una scala della natura dove metteva, dopo Dio e gli Angeli, l’uomo, poi gli animali, poi le piante ed infine i minerali.
Per quei tempi la cosa è abbastanza giustificabile, dato che le conoscenze erano fortemente limitate e l’unico metro di misura era praticamente la sola osservazione.

Alla domanda: le piante sono intelligenti? La maggior parte delle persone risponde negativamente senza esitazione!
Spesso si pensa che le piante siano organismi semplici e primordiali. Lo si intuisce facilmente osservando una tabella rinascimentale del 1536 chiamata anche Scala della natura, dove vengono rappresenti sul gradino più basso i sassi (Est = ciò che esiste), su quello successivo le piante (est e vivit = ciò che esiste e vive) e a seguire gli animali (est, vivit e sentit = ciò che esiste, vive e sente) per finire sul gradino più alto dove viene posizionato l’uomo (est, vivit, sentit e intelligit = ciò che esiste, vive, sente ed è intelligente).
Proprio perché considerate come esseri che vivono passivamente, il termine vegetale viene spesso utilizzato quando si fa riferimento ad una persona inattiva o ad una persona che perde le proprie funzioni intellettive e di sensibilità.
L’avvento della neurobiologia vegetale
Dal maggio 2005 con l’avvento della Neurobiologia vegetale, il concetto di vegetale è radicalmente cambiato. L’innovativa disciplina scientifica diretta dal professor Mancuso, studia come le piante superiori siano in grado di recepire i segnali provenienti dall’ambiente circostante, elaborare tali informazioni. Da tali elaborazioni le piante avviano le soluzioni più consone per la loro incolumità e la loro sopravvivenza.
«Le piante in qualche situazione sono più intelligenti degli uomini», è quanto sostiene infatti il prof. Stefano Mancuso. Secondo lo scienziato italiano, infatti, le piante non solo posseggono, seppure in modo diverso, i nostri cinque sensi, ma ne sviluppano moltissimi altri. Le piante secondo gli scienziati ne possiedono almeno 20 con cui monitorano costantemente tutti i fattori ambientali e le variabili che caratterizzano il loro habitat.
Più che a un cervello questa struttura somiglia a Internet, perché è una rete composta da migliaia di microstrutture collegate tra loro ed in grado di funzionare anche in caso di danni estesi.
Le piante sono in grado di emettere sostanze chimiche volatili, di odore diverso, e di comunicare con altre piante inviando segnali elettrici o vibrando. In questo modo avvisano le altre piante se c’è un pericolo in agguato.
L’indipendenza delle piante
Tutti i vegetali sono organismi che non hanno assolutamente bisogno del nostro aiuto, ma anzi è l’uomo che non potrebbe sopravvivere senza di loro.
Le piante sono per così dire una sorta di filtro che ci permette di respirare aria pulita grazie ad un processo chiamato fotosintesi. Questo, come sappiamo, dà origine alla maggior parte dell’ossigeno nella nostra atmosfera, quell’elemento indispensabile per la vita dell’uomo e di tutti gli esseri viventi. Senza le piante l’uomo scomparirebbe nel giro di poche settimane mentre, senza l’uomo, le piante riuscirebbero tranquillamente a colonizzare l’intero pianeta.
Le piante hanno un corpo diverso dal nostro o, meglio, da quello degli animali essendo la pianta sessile. Se ci chiediamo quanto sia differente, vediamo che esso è tanto diverso da non poter essere riconosciuto come individuo (dal latino individuo = non divisibile).
Generalmente, se prendo un animale e lo divido in due parti, l’animale muore: le piante no! Possiamo dividere le piante in più parti, fino al 90%, ed osservare che la pianta continua a sopravvivere, addirittura si rinforza. Da ciò possiamo subito dedurre che la pianta non ha organi singoli o doppi.
Abbiamo questi organi perché essi sono un modo efficiente per svolgere certe funzioni particolari che assicurano la vita e se uno di questi organi smette di funzionare allora tutto l’organismo muore.
In questo fatto rileviamo l’inefficienza ed i limiti del nostro organismo animale. Le piante non hanno organi singoli o doppi, sono organismi del tutto diversi, la via che hanno scelto per vivere è quella di diffondere sul proprio corpo ciò che gli animali hanno concentrato in singoli organi. Da una parte c’è una costruzione gerarchica che è tipica degli animali: abbiamo un centro di comando che governa tanti organi, dall’altra parte abbiamo una struttura che è distribuita, in cui non c’è un centro di comando, ma ci sono diverse migliaia di moduli che la compongono che interagiscono contemporaneamente, cioè le piante vedono con tutto il corpo, sentono con tutto il corpo, respirano con tutto il corpo, ragionano con tutto il corpo.
Limite del programma SETI
Nel programma SETI cerchiamo di comunicare come animali, non ci siamo chiesti, però, se lì l’intelligenza è diversa dalla nostra come possiamo capirci quando non riusciamo a comprendere gli organismi che abbiamo a disposizione qui sulla Terra, quelli delle piante?
Le piante sono così diverse da noi che non riusciamo a vedere esaurientemente questo diverso modo di vivere.
Il modello umano è gerarchico (in poche decine di uomini sono concentrati il 70% della ricchezza mondiale). Non è un buon modello perché esso nella vita ed in natura non ha funzionato; è un modello adottato da una frazione insignificante di esseri viventi (lo 0,3%).
Le piante, invece, non usano la gerarchia! Gli animali non risolvono i problemi mentre le piante sì! Questo perché gli animali si muovono, se ti muovi non hai bisogno di risolvere i problemi perché dove c’è il problema l’animale va dove il problema non c’è. Per noi evitare il problema è la soluzione. La pianta, invece, dal posto in cui si trova (ferma) deve risolvere il problema (bere, mangiare, trovarsi un compagno, ecc.) ed è per questo che per noi è incomprensibile come modello che, invece, è adottato dalla quasi totalità della vita esistente sul nostro pianeta.
Il genoma dei vegetali
Il genoma è il libretto di istruzioni che serve a costruire gli esseri viventi (nel DNA di una cellula c’è scritto tutto su quel certo individuo). Ci si aspetterebbe che il nostro genoma sia il più complesso tra tutti quelli degli altri esseri viventi, ma basta vedere quello del riso, che è quattro volte più grande di quello dell’uomo per comprendere quanto le piante siano molto più sofisticate di noi; questo perché il riso deve risolvere molti più problemi per la sopravivenza rispetto a noi (animali).
Per le piante l’energia è una cosa fondamentale, esse sono fatte per non consumare energia, anzi addirittura la producono. Esse, se possono, non usano energia interna, ma sfruttano quella che possono prendere dall’ambiente esterno. Per esempio, quando un fiore si apre non consuma energia interna: si apre e si chiude in funzione dell’umidità presente nell’aria. Se piove, si chiude perché la pianta protegge i semi e non vuole che vadano in giro quando piove perché cadrebbero subito al suolo, vicino alla stessa pianta madre e questo non va bene per la riproduzione.
Le piante sentono molto più degli animali in quanto questi non hanno bisogno di particolari e sofisticati organi di senso perché quando sentono qualcosa che ritengono negativo se ne vanno o si avvicinano se ciò che sentono è per loro positivo.
I risultati delle ricerche
I ricercatori hanno dimostrato che le piante possono sentire il rumore dell’acqua che scorre nel suolo o nelle tubature e far crescere le loro radici in direzione della fonte. Le piante sentono molto di più degli animali in quanto gli animali non hanno bisogno di particolari e sofisticati organi di udito perché, come abbiamo già detto, quando sentono qualcosa di sgradito, se ne vanno o si avvicinano alla fonte sonora se il suono corrisponde a qualcosa di piacevole. Le piante, invece, devono sentire con grande sensibilità[1] se qualcosa sta cambiando nell’ambiente che le circonda dato che devono mettere in atto quelle soluzioni che gli animali non hanno.
La ricerca ha indicato, inoltre, che se le piante non apprezzano il suono inviatogli, tendono ad allontanarsene. I ricercatori hanno eseguito il seguente esperimento con le piante di pisello (Pisum sativum). Hanno fatto ascoltare alle piante una serie di suoni. Osservando il loro comportamento, hanno scoperto che le piante riconoscono il suono dell’acqua e fanno crescere le radici solo in quella direzione.
Un altro aspetto sbalorditivo è che la pianta è in grado di distinguere il suono vero dell’acqua da quello registrato e dimostra di non gradire il secondo. Se, inoltre, nel suolo è già presente l’acqua necessaria per il suo fabbisogno, la pianta non risponde al suo rumore. Le piante rilevano diversi suoni e dal tipo di questi acquisiscono informazioni sull’ambiente che li circonda.
Nota – La figura iniziale è di proprietà Rkitko – cobbled together by User:Rkitko from images available on Wikimedia Commons.
[1] Si pensi soltanto che una piantina di grano possiede seicentomilioni (600.000.000) di apici radicali (peletti sulla punta della radice in grado di sentire); il tiglio ha centinania di miliardi (più del numero di stelle presenti nella nostra galassia). Sono gli apici radicali che sentono, ma non è solo questo l’unico senso che essi possiedono; l’apice radicale è in grado di sentire almeno 20 parametri di fattori fisici (luce, gravità, colore, pressione, temperatura, umidità, ecc.).