Quiz: l’ospitalità ed il carattere degli isolani dell’Arcipelago delle Canarie, in particolare delle isole maggiori, sono caratteristiche che rappresentano i segni identificativi della popolazione autoctona.

L’ospitalità con cui un turista viene ricevuto sull’isola di Gran Canaria è una delle caratteristiche che il viaggiatore conserva nella sua memoria. Questa affabilità, in verità, è una caratteristica degli abitanti di tutte le isole. Gentilezza, cordialità, cortesia e sorrisi fanno parte del biglietto da visita della popolazione isolana. È il loro marchio di identità.

Per comprendere questa disposizione canaria ad accogliere lo straniero, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e tracciare, sommariamente, la storia di queste isole che hanno visto varie popolazioni straniere susseguirsi nella frequentazione dell’arcipelago. Proprio questo avvicendarsi di gente diversa, visitatori, conquistatori, commercianti, navigatori e quant’altra tipologia di persone hanno visitato queste isole, hanno portato i nativi ad esprimere quel carattere di gentilezza e cordialità che li contraddistingue.

Di questa ospitalità gli italiani ne sono consapevoli e obiettivo da realizzare, non dimentichiamolo mai, è l’integrazione con questo popolo.

La storia antica

Dividiamo la storia delle Canarie in due tronconi: quello antico fino al 1492 e quello moderno che dal 1492 arriva fino ad oggi.

Le popolazioni delle Isole Canarie erano già conosciute prima della conquista europea come guanches, nonostante ognuna di loro avesse la sua propria denominazione.

Le popolazioni avevano i seguenti nomi: Canari (Gran Canaria), Gomeros (La Gomera), Majos  (Fuerteventura e Lanzarote), Benahorita (La Palma), Bimbaches (El Hierro) e Guanches (Tenerife).

Gli antichi abitanti delle Canarie avevano molto in comune con le tribù berbere del nord Africa.
Le isole erano già note per i testi romani risalenti a Plinio il Vecchio, ma probabilmente erano già state visitate dai Fenici. Nel primo documento scritto da Plinio il Vecchio si narra del viaggio di Re Juba II di Mauritania nelle isole chiamate Fortunatae, le attuali Canarie.
I Romani diedero un nome a ciascuna isola: Nivaria (Tenerife), Canaria (Gran Canaria), Pluvialia (Lanzarote), Ombrion (La Palma), Planasia (Fuerteventura), Iunonia (El Hierro) e Capraria (La Gomera).

Per mille anni, tra il IV e XIV secolo, le isole sembrarono scomparire dalla storia. La caduta dell’Impero Romano d’Occidente influì in modo importante sulle rotte commerciali del Mediterraneo che, in quell’epoca erano battute principalmente dalle popolazioni arabe. Certamente, anche se non abbiamo evidenti testimonianze, gli arabi furono gli unici (o quasi) frequentatori dell’arcipelago.

La storia moderna

Nel medioevo (XIV secolo) i maggiori frequentatori delle isole furono ancora le popolazioni arabe, ma a queste si aggiunsero i grandi popoli di navigatori: i genovesi e i portoghesi.

Nel 1492 Cristoforo Colombo, prima di realizzare il suo viaggio americano, fece tappa all’isola di Gran Canaria per gli ultimi rifornimenti. La conquista definitiva delle Isole Canarie ebbe luogo nel 1496. Da allora in poi, il passaggio di barche cariche di passeggeri fu costante. Storie di vita attraversate dall’Atlantico, il cui ultimo contatto è stata l’isola e il buon ricordo del suo soggiorno.

Da quel momento, le isole iniziarono a seguire la corrente culturale europea. I riferimenti politici, sociali, economici e culturali divennero quelli del regno di Castiglia e la sua storia collegata a quella della corona spagnola.

Nella metà del XVI secolo, la popolazione non raggiungeva i 35.000 abitanti ed era concentrata principalmente nelle isole maggiori: Gran Canaria e Tenerife.

Nel XVII secolo si avvertì, proprio per questo aumentato traffico, un periodo di crescita demografica, circostanza che, invece, non accadeva nella Spagna peninsulare.

Nel XVIII secolo la crescita demografica continuò specialmente nelle isole orientali, più vicine al continente africano e maggiormente visitate da varie popolazioni.

In questo periodo molte persone delle isole occidentali (le isole minori) emigrarono in America e la mancanza di mano d’opera portò a quella che fu definita la crisi del vino.

Dal XIX secolo in poi osserviamo un crescendo, a ritmi più o meni rapidi, di tutto l’arcipelago.

Gli assetti sociali

La società canaria post colonizzazione presentava le caratteristiche delle società europee: maggioranza di contadini, generalmente senza terra, privilegi per le élite nobiliari ed ecclesiastiche ed esistenza della schiavitù.

I nobili erano rappresentati dai discendenti di chi aveva condotto la conquista. Il loro poter economico derivava dal possesso di grandi territori e dalle esportazioni di prodotti come zucchero e vino. Controllavano il poter politico e militare e crearono dei gruppi chiusi, nonostante avessero accordi con la borghesia che in prevalenza era costituita da persone di origine straniera.

Durante il XVI e XVII secolo si stabilirono numerosi ordini religiosi.

Una conseguenza diretta della inclusione nel regno di Castiglia, fu il partecipare a diversi conflitti internazionali. Le Canarie erano una base fondamentale per le comunicazioni con l’America, da dove venivano importanti l’oro e l’argento che permisero il protrarsi dell’egemonia della corona di Castiglia in Europa, per tutto il XVI e buona parte del XVII secolo.

All’inizio del XX secolo, è importante ricordare l’introduzione per gli Inglesi della coltivazione della banana, controllata da società inglesi dato che era in principale mercato d’acquisto. Gli inglesi investirono anche nei porti di Santa Cruz di Tenerife e nel porto de la Luz di Las Palmas di Gran Canaria, strategici, in vista della colonizzazione dell’Africa.

Gli attacchi dei pirati

La particolare posizione geografica delle isole, di fronte al confine tra Marocco e Sahara occidentale, quindi una zona piuttosto remota e lontana da insediamenti civili, ha favorito nel tempo tutta una serie di attacchi da parte dei pirati.

Per questa ragione vennero costruiti numerosi fortezze e castelli sulle coste mentre i principali nuclei abitativi venivano costruiti nell’interno delle isole. Alcune di queste costruzioni, ancora oggi, sono visibili.

Il quiz di questa settimana: il Castillo de Mata è uno dei castelli che sono stati costruiti in una delle isole dell’arcipelago per la difesa della popolazione di quell’isola a causa di un eventuale attacco dei pirati.

Il quesito è composto da tre domande:

  1. Nome dell’ingegnere che disegnò il primo progetto
  2. In quale isola si trova questo castello?
  3. Il castello è visitabile?

La scelta della capitale dell’arcipelago

Il commercio e la rapida ascesa demografica delle isole hanno portato le principali città delle isole maggiori, Santa Cruz de Tenerife e Las Palmas di Gran Canaria, ad un’accesa rivalità per diventare la capitale dell’arcipelago. Questa competitività è stata brillantemente risolta attuando la divisione dell’arcipelago in due province.

Gli anni recenti: dalla campagna alla cultura

Dagli anni ’70 è iniziato un periodo di cambiamento nell’economia per la crescita del turismo. Da questo momento l’agricoltura e l’allevamento iniziarono a perdere di importanza, a parte la coltivazione delle banane e dei pomodori destinati all’esportazione.

Trascorrere alcuni giorni alle Canarie è, senza dubbio, un soggiorno piacevole considerando che la popolazione isolana è cresciuta culturalmente. Questo significa che l’offerta di spettacoli per un pubblico sempre più esigente va pian piano aumentando in numero, ma soprattutto in qualità.

Caratteristica è quella forma di umorismo critico-ironico, la poesia satirica che ha avuto origine sin dall’inizio del XX secolo. Particolarmente critica la satira nei confronti di un clero sempre più sconfortante.

Questi passaggi si consolidano con il tipismo, un movimento culturale e sociale che ha origine proprio all’inizio del XX secolo sull’isola di Gran Canaria, che viene ricreato e costruito nell’immaginario collettivo. Un confronto-parallelo di origine contadina che si evidenzia all’interno dell’isola, in contrasto con il suo porto cosmopolita e, anche, con il suo aeroporto internazionale.

Sono modelli che simboleggiano il popolo e il popolo si riconosce nelle sue battute, nel suo modo ironico di descrivere realtà ed eventi.

Sono molti i comici che seguono questa traiettoria e che li propongono in spettacoli, in televisione e, più recentemente, attraverso internet.

La società cambia e così anche l’umore e l’umorismo. Siamo in un mondo più egualitario e sospettosi delle persone che ridono delle difficoltà delle persone che vivono con i loro problemi. Ma l’umorismo ha la capacità di adattarsi all’ambiente e al momento. Questi insegnanti hanno seminato un seme molto fertile, con una staffetta di persone e gruppi che considerano l’umorismo come uno stile di vita e di felicità, condiviso.