Coppedè

Coppedè: il quartiere più famoso di Roma compie 100 anni!

La storia di questo quartiere Liberty romano è assai ricca di aneddoti e racconti interessanti.

In realtà non si dovrebbe definire propriamente un quartiere. Il lotto nacque infatti dall’idea di costruire un complesso di edifici residenziali di qualità intorno ad un nucleo centrale. Ovvero attorno a piazza Mincio al cui centro è costruita la fontana delle rane, (dove si racconta che i Beatles fecero il bagno dopo il loro mitico concerto al Piper di via Tagliamento).

Nei primi anni del Novecento la Società Anonima Edilizia Moderna decise di finanziare la costruzione di una nuova zona urbanistica a carattere residenziale.

Proprio nell’isolato compreso tra via Tagliamento, via Arno, via Ombrone, via Serchio, via Clitunno e via Adige, fino a piazza Trasimeno, che in effetti sono vie che fanno parte del vero e proprio quartiere denominato Trieste (di cui il quartiere Coppedè è solo una piccola appendice)

STORIA DEL QUARTIERE COPPEDÈ

La costruzione di questo lotto, all’interno del quartiere Trieste, fu affidata all’architetto Gino Coppedè che ne decise il piano dell’opera, la struttura, le decorazioni, la planimetria e la disposizione degli interni, nonché i materiali di alto pregio e le particolari peculiarità che lo rendono unico al mondo.

La commissione prevedeva l’uso di molto marmo di travertino per dare un’impronta che ricordasse la Roma antica, con archi di trionfo, cornici e modanature tipiche della Roma Imperiale.

Coppedè riuscì a coniugare le linee guida dello stile Liberty con le linee classiche dell’antica Roma, infatti, per progettare le ville si ispirò agli antichi edifici romani unendo l’Art Nouveau ad un certo gusto per l’esoterismo.

L’architetto colto da molteplici ispirazioni e spinto a compiere un’opera senza eguali. Finì per creare questo piccolo gioiello architettonico romano che coniuga diversi stili in un unicum originale di cui purtroppo non ne vide la fine. Alla sua morte nel 1927 il quartiere venne poi terminato dall’architetto Paolo Emilio André.
Bisogna riconoscere che i 18 palazzi e i 27 edifici pensati, progettati e costruiti a partire dal 1915 dal Coppedè, formano uno degli angoli più belli e suggestivi della Roma del XX secolo.

Infatti, palazzine e villini rimangono un’idea talmente originale e unica, che ogni giorno attirano turisti e visitatori incuriositi dalla loro struttura e dalla loro storia abbastanza travagliata.

Ad esempio, apprendiamo che non tutto il progetto è approvato sin dal principio. Il Palazzo degli Ambasciatori solo nel 1918 è edificato con la condizione di modificare via Dora e farla diventare privata.

Mentre il progetto per la costruzione del Villino delle Fate di via Rubicone venne rifiutato più volte.

La 1^ guerra mondiale

La guerra rallentò molto i lavori di urbanizzazione che ritardarono la consegna del lotto residenziale, ma alla fine oggi, comunque, abbiamo la possibilità di ammirare degli edifici talmente particolari e preziosi, che l’intero quartiere ha raggiunto delle quotazioni stratosferiche, tanto che un appartamento nel quartiere Coppedè arriva e supera tranquillamente cifre a sei zeri.

Decori interni unici

All’interno delle palazzine, notiamo la cura dei particolari, mosaici pompeiani nei cortili interni, vasche con pesci rossi sormontate da mostruosi animali mitologici, aiuole fiorite e tanti balconi e terrazzi con curatissime piante ornamentali.

Sulle facciate delle case alcune frasi che ricordano le diverse fonti di ispirazione: il palazzo del “Ragno” ha la scritta LABOR sul muro, mentre la scritta “Fiorenza bella” ci ricorda la città di Firenze, con le decorazioni dedicate a Dante e Petrarca, oppure in un’altra facciata ricordiamo Venezia con la raffigurazione del Leone di San Marco, o il palazzo chiamato del “Mascherone” per via della scultura posta sulla facciata.

Un particolarissimo “arco delle api “ congiunge i due palazzi di Via Tagliamento ed è considerato l’ingresso principale del quartiere.

Andando più avanti e passeggiando tra le vie, sei attratto dalla vista di edicole con statue della Madonna che ispirano santità e beatitudine. Poi l’attenzione ci viene catturata da particolari insoliti e da elementi architettonici unici, come la presenza di numerosi gargoyle, ovvero le statue grottesche con le fattezze umane su corpi di animali che ci guardano dall’alto con i loro volti mostruosi. Il loro nome deriva dal latino “gurgulio” ovvero gorgoglìo e si riferisce al fatto che servivano per convogliare in maniera artistica l’acqua di discesa dalle tubature come grondaie e similari, infatti il nome italiano è “doccioni” erano posti negli angoli dei palazzi o sotto le finestre ed i cornicioni per nascondere i tubi che fanno defluire l’acqua piovana spingendola verso l’esterno in modo che scorrendo lontano dai muri non danneggi le pareti stesse dell’edificio.

…solo per chi vi abita

Dopo le creature mostruose, ci colpiscono altri particolari inquietanti, come il silenzio delle strade, infatti se si pensa di essere in mezzo al caos cittadino che scorre a breve distanza si rimane eccezionalmente stupiti dalla tranquillità di quelle vie, silenziose senza negozi o insegne luminose, senza traffico di macchine rumorose e malgradite, circondati da giardini curati e pieni di alberi, con balconi fioriti, alte torrette in mattoncini o affrescate, bifore decorate, bellissimi enormi lampadari che illuminano le strade con la loro luce giallastra, tra cancelli lavorati in ferro battuto, tra putti, angeli alati, altri mostri e figure mitologiche che decorano le facciate delle ville suscitando in noi un’insolita sensazione tanto nuova, quanto misteriosa.

Qui ci si viene solamente se ci si abita, ecco perché si respira un’area di privacy che ti fa sentire fuori luogo, si può essere soltanto un visitatore transitante e ospite tollerato solo se di passaggio.

IL VILLINO DELLE FATE COMPIE 100 ANNI

Se nel 1920 rifiutata la costruzione dei villini delle fate per motivi urbanistici, finalmente nel 1924 la costruzione è terminata e il Coppedè spinto dai finanziatori del progetto a creare degli edifici con una nuova concezione abitativa, decide di usare dei materiali di alto pregio come maioliche smaltate per le cucine, mosaici di stile pompeiano per i bagni, parquet di legno pregiato per i saloni.

Inoltre stabilisce una nuova linea guida per dividere l’interno delle abitazioni separando l’area notte, di ambito privato, dal resto dell’appartamento di pubblica frequentazione e di ricevimento.

I palazzi sono talmente eleganti e sontuosi che parecchie ambasciate hanno voluto collocare la loro sede in questo quartiere, ad esempio, in via Brenta si trovano le ambasciate della Bolivia e del Marocco, mentre in via Tanaro si trova l’Ambasciata del Sud Africa, questo a dimostrare come la particolarità del quartiere sia apprezzata anche all’estero.

In questi giorni, sono state aperte le porte della “Villa delle fate “per festeggiare il centenario della sua costruzione, e questo lo dobbiamo alla famiglia dei proprietari che hanno voluto mettere a disposizione di alcuni amici la loro bellissima location icona dell’Art Déco, dove ha sede Mondotv, la casa di produzione e distribuzione, specializzata in programmi di animazione.

I proprietari ci aprono le porte…

Ringraziamo i proprietari che hanno voluto festeggiare questo anniversario importante aprendo le porte della loro bellissima casa agli ospiti e agli abitanti del quartiere.

La “Villa delle fate” è favolosa anche nei suoi interni, stupende le sale affrescate, i soffitti a cassettone, i mobili di antiquariato dal gusto impeccabile, i terrazzi impreziositi da composizioni arboree, i cortili arricchiti dalla pavimentazione a mosaico e le fontane nel giardino. Una volta usciti, come non notare i muri ad arco affrescati da cornici ornamentali, illuminati da antichi lampioni in ferro battuto che illuminano timidamente i vialetti e le aree esterne sistemate con aiuole fiorite e siepi odorose?

Una serata veramente gradita che ci ha permesso di conoscere anche gli interni di questi bellissimi edifici.

(foto di Cecilia Verderamo)