Quando il cielo baciò la terra. Nacque la poesia. Nacque l’intelligenza.
Vorrei qui approfondire la poesia come arma di comunicazione che non fa prigionieri e che anzi lascia liberi.
Liberi di pensare come si vuole la realtà, liberi di riflettere sul suo potere di trasfigurazione.
Un potere di trasformazione tendente al proprio e all’altrui benessere, diremmo una continua ricerca rivolta verso la felicità.
E la poesia sa parlare del bene come valore immateriale, richiamando necessariamente un altro fattore umano come la facoltà che chiamiamo intelligenza, meglio se multipla e non solo unica. Come sappiamo, la prima intelligenza deriva dai sensi e dalle impressioni che la vita ci imprime attraverso di essi; la seconda intelligenza deriva dalla ragione e dalla sua interiore riflessione sui dati e risultati acquisiti dalla prima. La terza intelligenza non deriva né dal corpo sensoriale né dalla facoltà razionale e quindi non ricade né sotto l’estetica né sotto la logica. Emana dal bene che si pratica nella vita e da quello che si ha la fortuna di ricevere. Deriva dal fare e dal ricevere il bene.
La poesia trasfigura nel pensiero, ne analizza il bene che riusciamo ad attingere dalla realtà. In fondo se siamo vivi lo dobbiamo alla cura e al bene che ci è stato donato da chi ci ha messo al mondo. Il ragionamento ci fa anche scorgere il bene che ci è stato negato.
Da qui le varie sfumature di amore e morte. Morte intesa come perdita del fare e ricevere il bene. Nessuno dei saperi e delle tecniche che governano il nostro mondo frenetico ci aprono a questa dimensione che è non materiale, non economica, non scientifica, non culturale né politica.
Le Poesie di Alda Merini
Vi offro l’occasione di leggere due liriche di Alda Merini, famosa poetessa italiana contemporanea. La prima è tratta dal “Magnificat. Un incontro con Maria”. L’altra parla di uno sposo novello. A voi la breve fatica di riflettere a quale potere di trasfigurazione della poesia ella ci apre attraverso i suoi versi.
QUANDO IL CIELO BACIÒ LA TERRA NACQUE MARIA
Quando il cielo baciò la terra nacque Maria.
Che vuol dire la semplice,
la buona, la colma di grazia.
Maria è il respiro dell’anima,
è l’ultimo soffio dell’uomo.
Maria discende in noi,
è come l’acqua che si diffonde
in tutte le membra e le anima,
e da carne inerte che siamo noi
diventiamo viva potenza.
E dopo l’estasi generativa di Maria, la consapevole scelta per un amore terreno che non promette solo estasi:
IL CANTO DELLO SPOSO da “Per Michele Pierri”
Forse tu hai dentro il tuo corpo
un seme di grande ragione,
ma le tue labbra gaudenti
che sanno di tanta ironia
hanno morso più baci
di quanto ne voglia il Signore,
come si morde una mela
al colmo della pienezza.
E le tue mani roventi
nude, di maschio deciso
hanno dato più abbracci
di quante ne valga una messe,
eppure, il mio cuore ti canta,
o sposo novello
eppure, in me è la sorpresa
di averti accanto a morire
dopo che un fiume di vita
ti ha spinto all’argine pieno.