Psicologia e fede: due concetti che pur sembrando distanti pongono la necessità di fermarsi a riflettere sull’esistenza di Dio. Un interrogativo quanto mai controverso che trova risposte diametralmente agli antipodi, ma nello stesso tempo appartenenti all’umanità.
La psicologia entra inevitabilmente nella mente umana agendo con razionalità, ma davanti alla questione della Fede trova apparentemente un forte ostacolo. I maggiori scienziati del mondo sono convinti dell’ordine e della comprensibilità dell’universo.
L’universo deve rispettare una logica matematica di fondo come ad esempio la “Teoria della gravitazione universale” di Newton o la “Teoria della relatività” di Einstein o, ancora, la “Teoria quantistica” di Heisenberg. In questa logica però si può scorgere un atto di fede nell’armonia matematica delle cose. Allora, cosa hanno in comune scienza e fede?
Il contributo della scienza
Il modello cosmologico denominato “Big Bang” è basato sull’abbondanza fondamentale di alcune particelle leggere (idrogeno ed elio) che hanno generato un processo di nucleosintesi.
Lo stesso scienziato astronomo Jim Peebles, che ha spiegato l’origine di questo modello (2011) scrive:
“L’essenza della teoria del Big Bang sta nel fatto che l’Universo si sta espandendo e raffreddando. Lei noterà che non ho detto nulla riguardo a una “esplosione”. La teoria del Big Bang descrive come il nostro universo evolve, non come esso iniziò”.
Questa frase, se ben compresa, vuole intendere che il progresso scientifico basato su teorie sempre più sofisticate è stato capace di fornire una teoria evoluzionistica dell’Universo, da un attimo dopo il suo inizio. Nulla, però, ha fatto trapelare su come si è creato tutto questo e come quelle particelle che hanno permesso la sua “nascita” si siano generate.
In parallelo, lo scienziato italiano Antonino Zichichi, uomo di fede, ha affermato che: “non esiste alcuna scoperta scientifica che possa essere usata al fine di mettere in dubbio o di negare l’esistenza di Dio”.
Gli aspetti scientifici della teoria evoluzionistica e quanto scritto sui libri sacri di molti popoli sembrano avere un fine ultimo che le accomuna: la Rivelazione della Verità.
Entra in gioco la psicologia
Lo psicologo è colui che aiuta, si addentra nella terapia, nella ricerca di se stessi e della Verità, ossia sostiene i suoi pazienti nella ricerca della risposta alla domanda: “chi sono io realmente?”.
Se riflettiamo su quest’ultima affermazione possiamo notare che non è molto lontana dal concetto di Fede, di base il fine ultimo è lo stesso.
Molti psicoterapeuti infatti si sono posti il dilemma di quanto sia importante la presenza della fede (in termini spirituali) nella vita di un individuo.
E’ stato riscontrato che gli individui con un disturbo depressivo, con disturbi d’ansia o altre forme di disagio psicologico che dichiarano un Credo (di qualsiasi natura spirituale) nella propria vita sono coloro che mostrano una migliore reazione all’evento critico a cui sono soggetti rispetto a chi non crede (atei, agnostici).
La fede, un concetto molto discusso
Cosa hanno detto le grandi menti del passato sul tema della fede?
Citiamo solo i più significativi per mostrare come la fede e la scienza (quindi anche la psicoanalisi) siano intimamente connessi.
Galileo Galilei affermò che “scienza e fede si conciliano in quanto sono entrambi strumenti per comprendere la stessa verità che proviene da Dio” come si evince da una sua lettera a Madama Cristina di Lorena granduchessa di Toscana.
Albert Einstein ebbe a dire: “La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca”.
Carl Gustav Jung sosteneva che: “tutto ciò che ho appreso nella vita mi ha portato passo per passo alla convinzione incrollabile dell’esistenza di Dio. Io credo soltanto in ciò che so per esperienza. Questo mette fuori campo la fede. Dunque io non credo all’esistenza di Dio per fede: io so che Dio esiste”.
Risulta evidente che tali pensieri definiscono la fede come un motore interiore attivo verso la vita. Questo fatto individua la relazione che lega il mondo interiore di una persona (ego, sé, coscienza-consapevolezza) con il mondo esterno (società, habitat).
Perdita di fede e la patologia
Dalla letteratura psicologica si è potuto constatare che, a partire dal dopoguerra, si è rilevata una crescente incidenza di disturbi psichici dovuti in buona parte dalla perdita della fede. Questa circostanza ha portato molte persone all’apatia e alla rinuncia di lottare, tanto non serve a niente!
Questo diventa un tunnel buio che non permette di vedere la luce in fondo perché non si vuole alzare la testa per vedere. In fondo c’è un puntino bianco, luminoso al quale bisogna arrivare e ci si può arrivare solo credendo di riuscire. Per poter riuscire, però, c’è bisogno di una cosa fondamentale: credere in sé.
Solo questo, però, non è sufficiente se non coadiuvato dalla frequentazione sociale: la ricerca dell’amore e dell’amicizia. Evitare la solitudine!
Chi crede parte già avvantaggiato, ma non è ancora detto che quel soggetto sia esente da possibili disturbi psichici. Questi possono emergere per una qualsiasi situazione avversa. Si può superare il difficile momento solo se la persona riesce ad alzare la testa e vedere quel puntino luminoso che brilla in fondo al tunnel che sta percorrendo. Qui subentra la speranza che viene generata dalla fede e questa è ciò che plasma la motivazione.
Ecco, allora, come si può guarire, o comunque migliorare, la propria patologia psichica. Bisogna arrivare alla motivazione che ci spingerà verso il fondo del buio tunnel che la persona ha imboccato.
Quindi, ecco come la Psicologia e la Fede possono, insieme, realizzare un lavoro straordinario di recupero.
Il caso
Un mio paziente si è presentato denunciando una forte depressione che lo portava ad avere forti disturbi nell’umore che gli causavano un’alterazione sociale evidente sul modo di come stava vivendo la sua esistenza. Questi disturbi gli avevano tolto la gioia di vivere e lo avevano portato anche al desiderio di morire, ma non ha mai parlato di suicidio.
Era necessario, quindi, fare in modo che avesse desiderato riprendere la sua vita in mano e per questo era necessario plasmare, con il suo aiuto, la motivazione per vivere un’esistenza meritevole d’essere vissuta.
Dopo due incontri, mi confessò di aver perso la Fede. Era convinto che la nostra esistenza era soltanto un cinico scherzo della natura costituito da una serie di coincidenze che hanno generato la nostra esistenza. Terminata la vita ci aspettava solo l’oblio.
Pensava certamente negativo!
Il lavoro di recupero si spostò allora su una serie di fatti che potessero dare una dimensione logica e plausibile per lui su cosa fosse realmente la fede.
Nei suoi discorsi rilevavo che spesso faceva riferimento alle grandi figure come quella del dottor Albert Schweitzer. Ripeteva spesso che solo uomini di quello spessore rendevano il mondo vivibile.
Da lì il passo, anche se lungo, fu tracciato.
Lo convinsi che anche lui, nel suo piccolo, avrebbe potuto fare il proprio piccolo miracolo. Adottare responsabilmente un bambino a distanza.
Oggi, questo mio cliente, che tra l’altro ha un’ottima situazione economica, ha adottato a distanza un maschietto in Brasile e una femminuccia in una missione africana.
La prossima estate ha già programmato la visita al maschietto e quest’inverno farà una visita alla femminuccia dato che, stando nell’altro emisfero, andrà a passare un’altra vacanza estiva.
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