La poesia è un linguaggio a sé stante.
Può intimidire chi crede di non capirla o non saperla fare.
Molti pensano sia relegata nella vita infantile, nelle canzonette e nelle aule scolastiche delle scuole superiori. Altri, definendosi poco romantici, credono sia solo esibizione sdolcinata di sentimenti, passioni ed amore, roba da citazioni nei cioccolatini, utile per conquistare una donna.
Ma la poesia è ovunque, pronta a rivelarsi quando ci si mette in ascolto della parte migliore di sé, in modo autentico. Consiglio di nutrire il nostro spirito con sane letture, non necessariamente di sola poesia. Esistono pagine di alta densità lirica pur redatte nella forma in prosa.
Vi offro un “assaggio” di poche righe del libro “Io amo” ed. Garzanti, pieno di gioia di vivere, di Vito Mancuso filosofo, scrittore e teologo, dove si parla dei linguaggi che richiamano il rapporto di trasfigurazione esistente nel reale tra il bello e la poesia e la musica.
Ogni forma di estetica crea il bello perché riproduce il reale secondo la logica della trasfigurazione
TRASFIGURAZIONE
Si pensi alla poesia, così diversa dal linguaggio quotidiano e così diversa anche dalla prosa per quel suo andare a capo in modo strano e per l’uso indisciplinato della punteggiatura. Che cos’è la poesia se non, a sua volta, trasfigurazione della lingua?
Anche la musica vive del medesimo movimento, perché i suoni che essa produce nell’unione di melodia e ritmo sono per lo più sconosciuti alla vita ordinaria, e più si sale nella grandezza della produzione musicale più aumenta la distanza rispetto alle esperienze acustiche consuete, fino a giungere con i vertici dell’arte musicale a una così intensa trasfigurazione del suono da avere talora la sensazione di venire come trasportati in un’altra dimensione dell’essere (se qualcuno vuole un esempio pensi alla Ciaccona BWV 1004 di Johann Sebastian Bach). Ogni forma di estetica crea il bello perché riproduce il reale secondo la logica della trasfigurazione. Vito Mancuso
Un esempio di fusione tra lingua e musica? Ecco il testo di una piccola parte della canzone
“Qualcosa che non c’è” della cantautrice Elisa, composta nel 2010.
Ho aspettato a lungo
Qualcosa che non c’è
Invece di guardare il sole sorgere
Questo è sempre stato un modo
Per fermare il tempo
E la velocità
I passi svelti della gente
La disattenzione
Le parole dette
Senza umiltà
Senza cuore così
Solo per far rumore
E miracolosamente non
Ho smesso di sognare
Miracolosamente
Non riesco a non sperare
E se c’è un segreto
È fare tutto come
Se vedessi solo il sole
E non
Qualcosa che non c’è
Ivana Sorce