plasticofagi

Noi plasticofagi… Dopo aver letto e studiato a fondo il libro del professor Silvio Greco “LA PLASTICA NEL PIATTO” Edizioni Giunti e Slow Food Editore, mi sono resa conto di quanto le nostre vite siano oramai gravemente condannate a subire la presenza delle plastiche. Di grandi o piccole dimensioni, purtroppo diversi tipi di plastica riescono a raggiungere i nostri organi interni senza alcun problema, tanto che recentemente hanno ritrovato tracce di nano plastiche nel latte materno e anche nella placenta, questo significa che sin da neonati stiamo offrendo ai nostri figli alimento vitale accompagnato da piccole particelle di plastica.

TRACCE DI PLASTICA NEL LATTE MATERNO

Dagli anni Cinquanta l’uso della plastica ha preso piede nel mondo intero e in questi settantacinque anni abbiamo raggiunto risultati inimmaginabili: tonnellate e tonnellate di rifiuti plastici riversati nei mari attraverso i fiumi e gli scarichi cittadini, migliaia di oggetti che prima erano di uso comune, prodotti con diversi materiali come il metallo, il vetro o il legno, ora sono fatti di plastica tra cui molti usa e getta (invece di usa, lava e riusa all’infinito).

Chi di noi, durante un party, non trova più comodo offrire ai propri ospiti un bel buffet con piatti, posate e bicchieri di plastica invece di mettere piatti di coccio e bicchieri di vetro?Consideriamo ad esempio, che a prescindere dalle tracce di plastica rilevate nel latte materno, quasi nessuno usa più i biberon di vetro, ma tutte le mamme danno ai propri figli il latte da biberon di plastica. Siamo sicuri che le microparticelle della bottiglia giorno dopo giorno non sono rilasciate nel latte caldo?

LA PLASTICA È COME I DIAMANTI: DURA PER SEMPRE

Così scherza il professor Greco nel ricordare una nota pubblicità degli anni ’90, ma in effetti andando ad approfondire l’argomento alla ricerca di cause ed effetti di questa grande invenzione del XX Secolo, possiamo notare come la sua presenza sia assolutamente inscindibile dall’ambiente che ci circonda. Non solo la usiamo indiscriminatamente utilizzando i dannosissimi oggetti usa e getta, ma incredibilmente la mangiamo, la beviamo, la indossiamo e addirittura la respiriamo! Gli studi hanno confermato il fallimento di campagne contro l’uso indiscriminato di plastica, ma purtroppo nonostante l’EEA (European Environment Agency) e il WWF hanno pubblicato i loro risultati drammatici, la tendenza dell’opinione pubblica è quella di rivolgere l’attenzione verso problemi meno gravi.

La mia ipotesi è che è talmente difficile concepire una vita senza plastica, che nonostante i warning e gli studi accademici che ci mettono in allerta, continuiamo a voler ignorare la gravità dei fatti. Ormai il problema non è soltanto quello di trattare i rifiuti in modo da poterli riciclare nella loro percentuale più alta, ma è un problema politico e sociale in quanto dovremmo cambiare completamente i nostri costumi, le nostre abitudini alimentari, il modo in cui vestiamo: chi di noi non ha un bel maglione caldo di pile nell’armadio? Chi non avvolge il proprio panino nel Domopak? Chi non beve dalle stramaledette bottigliette da mezzo litro?

STUDI SCIENTIFICI SUL SALE COMMERCIALE

Uno studio scientifico sul sale commerciale, effettuato da diverse università sparse nel mondo, ci offre altri grandi motivi di inorridimento di fronte alla notizia ufficiale data a seguito di ricerche effettuate sul grado di plastica rinvenuta su campioni di sale di origine marina in cui si è trovata una concentrazione di plastica di 550-681 particelle per kg, mentre nei Sali di origine lacustre o rocciosa si sono trovate concentrazioni inferiori (43-346 e 7-204).

Cosa significa questa presenza massiccia di plastica nel sale marino? Significa che il sale che proviene dal mare, cioè dalle saline in cui l’acqua di mare evapora naturalmente, rilascia una quantità maggiore di polimeri in quanto essi sono già presenti nell’acqua marina. Data questa terribile notizia, hanno fatto altri studi scientifici in cui hanno esaminato il sistema d’imballaggio, ma hanno escluso che i polimeri plastici siano stati rilasciati in questo processo. Purtroppo, la alta concentrazione di plastica proviene esattamente dall’acqua di mare, non si scappa!

Una volta analizzata la mappa delle saline dove è prodotto il sale in commercio, hanno scoperto che le più alte concentrazioni sono in Asia dove i grandi fiumi scaricano negli oceani una maggior quantità di detriti plastici e dove non adottano misure per la prevenzione dell’uso della plastica.

PLASTICHE NEGLI OCEANI

Nei nostri oceani troviamo una serie di diverse plastiche di diverse misure, vi è una grandissima quantità di polimeri differenti fra loro come la cellulosa, il cellophane, l’etilene vinilacetato, il nylon, il poliestere, il poliuretano ecc., ecc.

Vi è una vasta scelta! Abbiamo chiaro il problema che operare materialmente sulla diminuzione della plastica è un’opera titanica, in quanto si è appurato che l’impatto delle plastiche sull’ambiente in cui viviamo dipende direttamente da noi e dai nostri comportamenti individuali: nessuna campagna di sensibilizzazione finora è riuscita a scardinare l’idea di mettere al bando o almeno di limitare il più possibile l’uso di prodotti legati alla plastica.

Anche per quel che riguarda il riciclo e il riutilizzo della plastica vecchia è abbastanza in alto mare in quanto non si è risolta totalmente la difficoltà di riuscire a completare il processo di differenziazione della raccolta dei rifiuti e del successivo riutilizzo o smaltimento. Per fortuna molti studi sulle bioplastiche stanno avendo dei risultati confortanti e forse in un vicino futuro tutte le plastiche utilizzate saranno totalmente riciclabili come dovrebbero.

Sembrerò ripetitiva e catastrofica, ma sono convinta che “repetita iuvant” e che magari un giorno qualcuno si ricorderà di aver letto qualcosa a riguardo e farà una scelta di vita diversa., comprerà un biberon di vetro, userà una borraccia portatile al posto di una bottiglietta di plastica.

Non ci crederete ma intanto, un mio caro amico da quando legge i miei articoli di ecologia integrale, non butta più il vasetto dello yogurt senza prima averlo sciacquato, in modo da poterlo gettare nella differenziata pulito dai residui che lo renderebbero difficile da riciclare!

Allora mi dico: a qualcosa serve informare e condividere i propri studi!

Buoni propositi e speranze

La nostra speranza non muore di fronte alla possibilità di dare un contributo potente nel diffondere una cultura nuova e diversa, soprattutto di insegnare alle nuove generazioni che si può vivere anche senza tutti gli oggetti di plastica che siamo abituati ad usare finora…

Chissà un mondo migliore potrebbe nascere dalle loro mani e dai loro nuovi costumi, ad esempio bandire dalla tavola piatti e bicchieri di plastica, ritrovando il gusto ed il piacere di apparecchiare con una bella tovaglia di stoffa, con dei bei calici di vetro o di cristallo e con ceramiche artistiche piacevoli al tatto e anche alla vista.