ruminazione

I pensieri negativi e continui che si attanagliano nelle idee spesso ingannevoli vengono innescati dal verificarsi di situazioni precise.

I pensieri negativi – A tutti, chi più chi meno, capita di ripensare ad eventi della nostra vita, spesso di natura negativa, che non riusciamo ad allontanare in maniera definitiva.

Il fatto di stare a pensare e ripensare a episodi ed esperienze della propria vita, generalmente di carattere negativo è un fenomeno che può innescare reazioni psicologiche di tipo depressivo e ansioso.

La ruminazione mentale

La ruminazione mentale è un fenomeno psicologico caratterizzato da ripetitività e pervasività. Infatti il/i pensiero/i negativo/i si diffonde/ono nella nostra mente in modo penetrante, dominante e preponderante lasciando nel soggetto una forte impressione o un senso di inquietudine.

Tale manifestazione si verifica quando una persona ripensa ripetutamente a pensieri negativi, preoccupazioni o problemi, senza giungere a una soluzione.

Questo processo può avere effetti deleteri sulla salute mentale ed il benessere emotivo, portando la persona a livelli elevati di stress, ansia e depressione.

Secondo l’orientamento cognitivo, questa attività è fonte di attivazione emotiva ansiosa vissuta spesso con disagio dalla persona.

Quindi, la ruminazione è una forma di pensiero che può o meno essere patologica. La linea che determina la patologicità di questa attività mentale è relativa al fatto che la persona rimane invischiata nei suoi ragionamenti senza produrre alcun comportamento utile e funzionale, mantenendo le emozioni negative ad essa associate.

Ogni persona ha la capacità di apprendere dalle emozioni che può avvertire davanti ad un certo evento. Se la reazione a tali emozioni rientra in un range di normalità, generalmente l’evento viene assorbito in maniera da non arrecare danni psichici.

Le persone affette da disturbo depressivo, tuttavia, possono non riuscire ad apprendere i giusti segnali dalle emozioni In tal caso la ruminazione dei pensieri ad alta intensità è associato a questa scarsa abilità di apprendere dalle emozioni.

Situazioni «a rischio»

«Riuscire a identificare i processi cerebrali che generano delle differenze nella tendenza a ruminare i pensieri può aiutarci a evitare che la ruminazione possa fare danni a lungo termine», dice Amanda Guyer del Center for Mind and Brain dell’University of California di Davis.

Pensare e ripensare a eventi sfavorevoli della propria vita è un fattore di rischio per la depressione e l’ansia, ma anche per l’uso di sostanze, i disturbi alimentari e quelli del sonno, specialmente nel periodo dell’adolescenza.

Le ragazze sono più frequentemente soggette a questo tipo di fenomeno rispetto i ragazzi ed è ad esso che viene attribuita la responsabilità principale della maggiore incidenza femminile di depressione e ansie nel periodo adolescenziale.

Un ruolo importante nell’avviare i fenomeni di ruminazione è giocato da rifiuti subiti da parte del gruppo dei pari o anche solo da segnali verbali di scarsa accettazione sociale, ed è per questo che la ricerca coordinata da Amanda Guyer ha simulato in laboratorio questo genere di situazioni. «L’adolescenza comporta soprattutto per le ragazze una sensibilità particolarmente spiccata nei confronti dei rapporti sociali, con un aumento delle emozioni riguardanti il sé e con il relativo rischio di ruminazioni psicologiche», conclude Amanda Guyer.

Il caso

Sono venuti da me una ragazza – che chiameremo Clelia – di sedici anni accompagnata dai genitori.

Inizialmente si vergognava di esporre i suoi problemi ed hanno cominciato i genitori, in particolare la madre, a raccontare i disagi di sua figlia. Clelia dopo un po’ ha preso coraggio ed ha continuato a raccontare la sua storia.

Qualche mese addietro partecipò ad una festa tra compagni di classe e tra i vari “giochi” fecero quello di nominare la “miss I liceo classico”. Lei era sicura di vincere, in effetti è una gran bella ragazza. La votazione fu fatta con dei foglietti dove ogni alunno metteva la sua preferita (15 ragazze in due prime del liceo classico di due sezioni A e B). Risultarono due le più votate, lei ed un’altra ragazza dell’altra sezione. Si ripeté la votazione tra loro due e per un solo voto vinse l’altra ragazza.

La cosa finì lì, grandi risate, battute, tutte entro il limite della decenza e la serata terminò piacevolmente. Tra le due classi non c’era rivalità anche perché la squadra di calcio della scuola era costituita da alunni delle due sezioni. La divisione delle sezioni A e B era solo una questione di numeri. Non potevano entrare 59 studenti in una sola classe.

Per Clelia, però, la serata non finì lì. Arrivata a casa si mise davanti allo specchio pensando al risultato inaspettato e facendo una feroce autocritica di tutte le parti del suo corpo.

Le domande della ruminazione

  1. Forse perché non si era truccata, mentre l’altra era più appariscente per l’evidente trucco che si era messa sul viso?
  2. Forse perché lei ha gli occhi marroni mentre l’altra ha dei bellissimi occhi celesti?
  3. Forse perché aveva una minigonna “molto mini” e lei stava con dei pantaloni comodi che non evidenziavano le sue forme?
  4. Forse perché lei è una ragazza non eccessivamente espansiva, riflessiva, mentre l’altra è molto comunicativa, brillante e divertente?
  5. Forse perché il suo profitto scolastico era di molto superiore all’altra ragazza che, pertanto, conquistava le simpatie dei compagni perché non era certamente una sgobbona?
  6. Forse …?

Così tante altre domande alle quali cercava di dare una risposta che temporaneamente la calmavano. Il giorno dopo però le domande tornavano a turbinarle per la testa.

Stava vivendo veramente in una situazione così deprimente che anche i risultati scolastici cominciavano risentirne. Stava cadendo vittima di una vera e propria fissazione.

Caso risolto

Focalizzarsi molto tempo su qualcosa, a volte, consente di trovare soluzioni ai problemi. Tuttavia, è necessario anche imparare a capire quando riflettere non è più utile e finisce per divenire una vera trappola mentale.

Le persone iniziano a ruminare quando sentono di dover risolvere un problema o analizzare una situazione difficile, oppure cercano rimedio a una situazione che hanno vissuto e che ha spinto a ragionare in modo quasi ossessivo su quell’argomento.

Conseguentemente, la persona può percepire la situazione come molto più grave o problematica di quanto sia effettivamente. Questo stato alimenta ulteriormente l’ansia, la tristezza o la preoccupazione.

La ruminazione mentale è spesso associata a problemi di salute mentale come l‘ansia, la depressione. Le persone che ruminano possono avere difficoltà a concentrarsi, a prendere decisioni e a gestire le proprie emozioni, poiché i pensieri intrusivi possono dominare la loro mente.

La ruminazione mentale può spesso sfociare in vere e proprie fissazioni o disturbi ossessivo-compulsivi.

Superare la fissazione può essere una grande sfida anche se, grazie all’aiuto di psicoterapeuti, è possibile imparare strategie di gestione delle emozioni e del pensiero per ridurne l’impatto sulla salute mentale e sulla qualità della vita.

La pratica della consapevolezza, la terapia cognitivo-comportamentale e altre tecniche di gestione dello stress possono essere utili nel rompere il ciclo della ruminazione e sviluppare una prospettiva più equilibrata sulla realtà.

Suggerimenti pratici per il fai da te.

Solo chi ha forme molto leggere di ruminazione psicologica può tentare di seguire i seguenti suggerimenti pratici per evitare o ridurre la ruminazione mentale.

  1. Identificare pensieri ed emozioni. Individuazione e formazione delle domande, cercando di analizzare cosa sta accadendo nel proprio mondo interiore.
  2. Abbandonare tutto ciò su cui non abbiamo il controllo. Il nostro obiettivo deve essere quello di spostare le nostre risorse su ciò che possiamo controllare, riducendo il focus su ciò che non possiamo fare.
  3. Riportare la mente nella concretezza del quotidiano. Fissare degli obiettivi, prendere contatto con il proprio corpo, con le percezioni che provengono dai cinque sensi: la realtà!
  4. Riprendere contatto con i nostri valori e con le nostre risorse. Concentrandosi su ciò che funziona o ha funzionato in passato permettendoci di uscire da una situazione difficile.
  5. Allenarsi a “stare”, accettare e accogliere tutto ciò che arriva in termini di emozioni e pensieri in maniera non giudicante.

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