intrusivi pensieri

I pensieri fissi e intrusivi, spesso portano a situazioni patologiche fino ad arrivare a casi che rientrano nel DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo).

Diffusione del DOC 

I pensieri che portano al DOC – Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) colpisce dal 2 al 3% delle persone nell’arco di una vita, indipendentemente dal sesso. Può esordire nell’infanzia, nell’adolescenza o nella prima età adulta. In molti casi i primi sintomi si manifestano molto precocemente. Nella maggior parte dei casi prima dei 25 anni (il 15% dei soggetti ricorda un esordio intorno ai 10 anni).

Se il DOC non viene adeguatamente curato, prima di tutto con una psicoterapia cognitivo comportamentale specifica, tende a cronicizzare e ad aggravarsi nel tempo.

Ossessioni e compulsioni 

Le ossessioni del disturbo ossessivo-compulsivo sono pensieri che producono immagini o impulsi intrusivi e ripetitivi, percepiti come incontrollabili da chi li sperimenta. Tali idee sono sentite come disturbanti e solitamente giudicate come infondate o eccessive. La conseguenza è che si attivano emozioni sgradevoli e molto intense, come ansiadisgusto e senso di colpa. Subentra allora la necessità di fare il possibile per rassicurarsi e gestire il proprio disagio emotivo.

Le compulsioni tipiche del disturbo ossessivo-compulsivo sono comportamenti ripetitivi (come controllare, lavare/lavarsi, ordinare, ecc.) o azioni mentali (pregare, ripetere formule, contare) finalizzati a contenere il disagio emotivo provocato dai pensieri e dagli impulsi che caratterizzano le ossessioni sopra descritte. Facilmente ed in tempi brevi le compulsioni si trasformano in rigide regole di comportamento che possono apparire eccessive e/o bizzarre agli occhi degli osservatori.

 Il caso di DOC Disturbo Ossessivo Compulsivo – Prima visita (conoscitiva)

Laura è una casalinga di 54 anni, ha due figli. Lei racconta di avere una vita agiata: il marito ha un’attività redditizia, il figlio maschio, laureato, lavora, è fidanzato e presto si sposerà. La femmina sta per laurearsi e, con ogni probabilità, andrà a lavorare col padre.

Tuttavia, qualche mese addietro lei accompagnò il marito in aeroporto per uno dei soliti viaggi di lavoro. Lì vide che anche la sua segretaria, una donna di bell’aspetto, una quarantenne dinamica, anche lei sposata con un figlio, sarebbe partita con lui. Sul momento la cosa non le creò particolari problemi, anche se in cuor suo aveva accusato un certo fastidio per quella presenza inaspettata. Come si sa, però, il cervello viaggia per conto suo proponendo dei veri e propri film che possono condizionare la persona.

Così è accaduto a Laura. In quei quattro giorni (tanto durava quel viaggio) lei si convinse che il marito avesse potuto tradirla con la sua segretaria. Iniziarono a formarsi tanti pensieri che portarono, inevitabilmente a tante domande: “da quanto tempo durava quella storia?”, la segretaria aveva un figlio di 10 anni, “il figlio era veramente del marito di lei, oppure …?”, “quando lui non rientra a casa per le cene di lavoro, va veramente con i clienti oppure …” e così via!

Non aveva nessuna prova del tradimento, anzi lui ancora la corteggiava, le portava sempre dei pensieri quando tornava. I loro rapporti intimi erano ancora frequenti e piacevoli.

Questa sua ansia l’ha portata a controllare il guardaroba del marito, le camicie e soprattutto le mutande come se queste avessero potuto parlare. Questa azione la faceva più volte al giorno e dopo, sempre, si andava a lavare le mani perché non voleva prendersi qualche malattia che l’ipotetica amante avrebbe potuto trasmettere.

Il caso e l’aiuto della psicoterapia

Naturalmente Laura si guardò bene di parlarne con il marito e questa storia ormai andava avanti da più di un anno. Le sue azioni di controllo erano aumentate: il controllo della direzione di arrivo dell’auto del marito per capire da dove veniva, la sorpresa, sempre più frequente, nell’ufficio del marito per poi andar via subito per non arrecare disturbo, dato che trovava tutti che stavano lavorando.

Più tempo passava, più si stava rendendo conto di essere vittima di queste sensazioni che innescavano quei meccanismi che la rendevano ossessionata e avevano trasformato la sua vita in un inferno.

Laura aveva bisogno di aiuto! Il caso di Laura è un caso tipico di DOC.

Abbiamo iniziato un ciclo di incontri a tempi variabili, a seconda dei risultati ottenuti dall’ultima seduta. Laura, donna matura e conscia della sua patologia, ha accettato di avviare un percorso di cura psicoterapeutica con l’aiuto di farmaci naturali (non chimici) rilassanti (tisane frequenti).

Già all’inizio del secondo mese, i primi risultati: Laura si sentiva più tranquilla, meno allarmata e, in ultima analisi, dichiarava di sentirsi più distaccata dai suoi pensieri ossessivi che, anche se non erano scomparsi, le permettevano di dedicarsi ad altro. Grazie alla psicoterapia, era riuscita a crearsi un proprio mondo interiore scoprendo che la sua paura ossessiva nasceva dalla propria insicurezza di base e di donna. Per anni si era limitata a vivere all’ombra di un marito che, ignaro di tutto, le ricordava la figura ingombrante di suo padre.

In meno di un anno di terapia Laura ha ristabilito con il marito una forma di dialogo alla pari che non era mai riuscita ad avviare e che le ha consentito di abbandonare definitivamente quelle sicurezze/insicurezze rappresentate dalle sue ossessioni e compulsioni, sintomi della sua vecchia condizione di malata.

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