Missione Neomir fa parte della strategia di difesa planetaria dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e lo IAC ospita l’incontro di gruppi di ricercatori (29 febbraio 2024).
Missione Neomir – Il problema degli asteroidi, anche se spesso sottaciuto, ma non trascurato, anche se non costituisce un allarme immediato per la vita terrestre, è comunque da non sottovalutare. Il problema esiste e l’impatto di un asteroide con la Terra potrebbe provocare danni incalcolabili per la buona salute della vita biologica, vegetale e animale, che si è sviluppata sul nostro pianeta.
Basta ricordare l’estinzione dei dinosauri (65 milioni di anni fa) dovuta al catastrofico impatto di un grosso asteroide con la Terra che cadde in un periodo di rivoluzione atmosferica che causò un cambiamento repentino alla vita che si era sviluppata fino ad allora.
Organizzazione dell’incontro
Questa settimana (fine febbraio 2024), l’Istituto di Astrofisica delle Canarie (IAC) ospita la riunione dello Scientific Advisory Group (SAG) legato alla missione NEOMIR (NearEarth Object Mission in the InfraRed) dell’ESA, che mira, tra le altre cose, a creare un sistema per rilevare gli asteroidi vicini alla Terra attraverso un telescopio spaziale.
La missione fa parte della strategia di difesa planetaria dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che ha fissato una possibile data di lancio del 2030 su un razzo Ariene 6-2.
Il coordinatore del SAG e ricercatore presso l’IAC, Javier Licandro, sottolinea che al momento “tutti quegli asteroidi che provengono dalla direzione del Sole non possiamo vederli“. Per risolvere questo problema, la missione dell’ESA posizionerà il telescopio tra il Sole e la Terra. Essendo situato al di fuori dell’atmosfera terrestre e con la possibilità di osservare in luce infrarossa, NEOMIR rileverà il calore emesso dagli asteroidi stessi, il che facilita non solo il loro rilevamento, ma consente anche di determinarne le dimensioni, parametro fondamentale per determinare gli effetti in caso di collisione con la Terra.
Il coordinatore del SAG ha detto che stanno prendendo in considerazione l’utilizzo di un metodo di rilevamento diverso chiamato Synthetic Tracking e che faciliterebbe il rilevamento di questi oggetti “che si muovono molto velocemente“.
Le testimonianze dei ricercatori
Luca Conversi, membro dell’ESA e responsabile del progetto, spiega che dovrebbero essere scattate più immagini dello stesso campo, lasciando il tempo di rilevare i corpi in movimento per essere in grado di distinguere gli asteroidi, ad esempio, dalle stelle.
Infatti, la comparazione di foto scattate in tempi diversi permette di individuare i corpi fissi (stelle) e quelli in movimento (asteroidi) che occuperebbero posizioni diverse sulle foto. Uno strumento che può essere usato è, per esempio, una sorta di bolòmetro (strumento per misurare l’intensità energetica di radiazioni elettromagnetiche, particolarmente usato per misurazioni nel campo dell’infrarosso e nel campo delle microonde, oltreché, in astronomia, per misurare l’intensità della radiazione solare e delle radiazioni stellari).
Gli oggetti che dovrebbero essere rilevati con questo telescopio hanno un diametro di almeno 20 metri e non rappresentano una minaccia globale per la vita sulla Terra, ma potrebbero avere effetti sulla popolazione e sulle infrastrutture del sito dell’impatto. La sua individuazione precoce consentirebbe alle autorità di attuare le misure di sicurezza pertinenti per attenuare tali effetti. Si stima che lo strumento sia in grado di rilevarli con una media di 1 mese di anticipo o fino a tre giorni nel peggiore dei casi. Licandro immagina la missione come “una rete di allerta precoce per piccoli impatti con il corpo“.
Il nuovo telescopio per il rilevamento degli asteroidi
Il telescopio spaziale è progettato per funzionare per un totale di sette anni con una possibile estensione di altri cinque anni. La sua messa in servizio porterà benefici in altre aree, come la mappatura di tutta la polvere nella zona dell’eclittica del Sole e la caratterizzazione della popolazione di asteroidi e comete in orbita nelle vicinanze del Sole. “Si potrà osservare una regione del cielo che, almeno negli ultimi 30 anni, nessuno strumento, né in cielo né sulla Terra, ha osservato”, dice Conversi.
Centri e università di diversi paesi sono rappresentati nel SAG e sono composti dal coordinatore Javier Licandro, dell’IAC; Karry Muinonen, Università di Helsinki; Thomas Müeller del Max-Planck Institute for Extraterrestrial Physics; Alan Fitzsimmons, Queen’s University Belfast; Paolo Tanga e Marco Delbo dell’Osservatorio della Costa Azzurra e Marcel Popescu dell’Istituto Astronomico dell’Accademia Rumena.