Il modello stimolo-risposta è alla base della comunicazione. Varie teorie psicologiche e modelli si sono avvicendate nella comprensione dei meccanismi alla base della comunicazione, tra questi vi è quello dello stimolo-risposta.

Il modello stimolo-risposta rappresenta uno dei paradigmi teorici più utilizzati per lo studio della comunicazione e del rapporto mittente-ricevente.

Questo approccio teorico si sviluppa da uno dei movimenti psicologici più famosi e longevi: il comportamentismo. Alla base, infatti, vi è la segmentazione del comportamento umano in semplici risposte emesse a seguito dell’esposizione a stimoli specifici.

L’esperimento di Pavlov sul cane

Ivan Pavlov, premio Nobel per la Medicina nel 1904, è considerato uno degli studiosi di riferimento in termini di apprendimento. Pavlov ha messo a punto uno dei modi più antichi per studiare l’apprendimento: il paradigma del condizionamento classico o rispondente.

Pavlov studiava l’attività di digestione dei cani, e si rese conto di alcuni fenomeni inaspettati. Il cane iniziava a salivare non solo quando gli veniva portata la carne, ma anche prima. Il riflesso naturale che porta il cane a salivare quando vede la carne è chiamata risposta incondizionata. In altri termini, il cane non ha riflessi solamente quando riceve uno stimolo (il cibo), ma anche quando attende di riceverlo. Da qui nacque la tecnica del Condizionamento.

Questa tecnica si basa sul presupposto per cui se associamo uno stimolo condizionato (a nostra discrezione, può essere un suono, un’immagine) allo stimolo incondizionato (il cibo), un numero sufficiente di volte, il cane tenderà ad associare i due stimoli e ad attribuire loro lo stesso significato. Dunque, se il cane associa il cibo a un certo stimolo condizionato, lo stimolo condizionato assumerà lo stesso significato del cibo, dunque produrrà lo stesso tipo di risposta, ovvero la salivazione.

Nella tecnica del Condizionamento Classico si parla di risposta incondizionata quando ci si riferisce alla risposta (in questo caso di salivazione) prodotta dallo stimolo incondizionato (il cibo), si parla di risposta condizionata quando ci si riferisce alla risposta prodotta dallo stimolo condizionato (ad es. un suono, un’immagine, una parola).

Come è stato applicato il condizionamento classico di Pavlov

Il condizionamento può riguardare nell’uomo l’apprendimento di risposte emotive specifiche (come la paura o addirittura lo sviluppo di fobie).

La paura è una risposta emozionale incondizionata provocata da stimoli pericolosi, spiacevoli o dolorosi. La reazione di paura davanti ad un pericolo ha una funzione positiva per l’uomo. La paura, infatti, ci protegge da stimoli potenzialmente dannosi.

Non si apprende la paura in sé, ma si può apprendere la paura nei confronti di stimoli specifici.

Quando c’è una paura irrazionale, non controllabile e soprattutto non utile per la salvaguardia della persona si può parlare di fobia.

Così come è possibile apprendere una fobia, è possibile disimparare ad avere una fobia e liberarsi da questo problema. Wolpe, richiamandosi a quanto detto da Watson, sviluppò la tecnica di Desensibilizzazione Sistematica.

Questa tecnica prevede l’associazione tra lo stimolo ansiogeno e un altro stimolo incondizionato: il rilassamento muscolare. Dopo una serie di esposizioni, la persona contrasta lo stimolo fobico associando ad esso il rilassamento.

Secondo i teorici del comportamentismo e del paradigma stimolo-risposta, analogamente all’apprendimento anche la comunicazione si basa sul rapporto che intercorre tra l’emissione di uno stimolo, un messaggio e la conseguente risposta. I messaggi, infatti, colpiscono gli individui in modo diretto e immediato, modificandone opinioni e comportamenti.

Si osserva, quindi, che nel rapporto tra mittente e destinatario si evidenzia una condizione piuttosto passiva del ricevente, perché questo rileva di fatto un effetto forte e coinvolgente del mittente, per cui si parla di manipolazione e propaganda della comunicazione.

Infatti, un’altra considerazione alla base della teoria stimolo-risposta è il considerare la massa dei riceventi il messaggio come un insieme di individui passivi che rispondono in modo uniforme ed omogeneo agli stimoli. Ciò conferma l’idea secondo cui il comportamento umano viene ridotto a semplici reazioni meccaniche condizionate dallo stimolo.

Il caso

Una mia paziente voleva rimuovere i suoi sensi di colpa per l’aborto che, 10 anni prima, aveva compiuto. Il suo dubbio consisteva nel fatto che non era ancora cosciente se l’evento fosse stato il risultato di una sua volontà oppure il frutto della manipolazione su di lei esercitata dal compagno (un uomo sposato!).

Quando lei gli comunicò d’essere rimasta incinta, rimase colpita dalla flemma con la quale lui apprese la notizia. Quasi subito lui le pose delle domande le cui risposte portavano ad un’unica conclusione: l’aborto.

Domande del tipo:

  1. quali sono i tuoi prossimi progetti futuri? (lei ne aveva molti per i quali stava studiando e lavorando, impegnando anche delle somme di denaro per la loro realizzazione);
  2. questi tuoi progetti futuri e la loro realizzazione sono compatibili con la gestione di un figlio? (evidentemente no!);
  3. la notizia alla tua famiglia potrebbe creare degli squilibri? (evidentemente sì!);
  4. potresti essere costretta a gestire da sola tutto questo episodio? (forse sì, forse no, non lo so);
  5. te la senti di rinunciare ai tuoi divertimenti, ai tuoi viaggi, ai tuoi momenti di spensieratezza? (un figlio prevede l’assunzione di grosse responsabilità che non sono compatibili con la spensieratezza della gioventù);
  6. … e così via con una serie di domande dalle risposte scontate che convincevano senza grossi problemi, a scegliere l’interruzione della gravidanza;
  7. … infine il colpo di genio del manipolatore: una volta che lei arriva da sola alla conclusione indubbiamente si sente sola, affranta, confusa … e in questo momento avviene la trasformazione di lui, dalla sua freddezza iniziale e razionalità tagliente, segue l’abbraccio, qualche carezza e la frase più dolce: …” comunque ricorda che qualunque cosa deciderai a me va bene tutto e farò onore al mio compito, però pensa bene al tuo futuro…”.

La fine della storia

Era, da parte di lei, comunque un grande amore, in un certo senso anche da parte di lui che, però, riusciva a razionalizzare la particolare situazione in considerazione della sua posizione sociale (divorziato prima, sposato poi ed amante con la mia paziente). La storia durò ancora altri due anni finché lei trovò il coraggio – e le costò molto – di riprendere il controllo della sua vita interrompendo questo rapporto che certamente non era sano. Di questo alla fine ne fu convinta, ma le rimase sempre quel dubbio, l’aborto era veramente una sua decisione o un evento indotto dalla manipolazione di quell’uomo?

Conclusione

Il tratto saliente è proprio l’asimmetria dei ruoli, per cui è sempre l’emittente (l’unico ad avere un ruolo attivo) a prendere l’iniziativa della comunicazione e i cui effetti investono i destinatari passivi; questi, colpiti dal messaggio, reagiscono con un comportamento conforme alla volontà del comunicatore.

Ovviamente in questo modello, figlio dell’impostazione stimolo-risposta, vari aspetti non vengono presi in considerazione come:

  • le caratteristiche psicologiche dell’individuo;
  • i fattori sociali di relazione e di differenza (età, sesso, classe sociale, razza, etc.);
  • le fasi intermedie di comprensione del messaggio esistenti tra mittente e destinatario;
  • e le reti di relazioni interpersonali;
  • l’appartenenza degli individui a gruppi sociali.

Tutti questi fattori, in realtà, hanno contribuito a delineare i successivi sviluppi della teoria stimolo-risposta; difatti, si è iniziato a notare come la risposta allo stimolo non fosse passiva, immediata e meccanicistica, ma condizionata da diversi aspetti.

Partendo da queste considerazioni, possiamo cercare di approfondire alcune tecniche di manipolazione emotiva e psicologica che vengono usate nelle relazioni interpersonali.

Alcuni manipolatori sono piuttosto bravi con l’utilizzo delle parole. Creano una rete di frasi e di espressioni che ingabbiano e confondono la vittima. Utilizzano veri e propri monologhi, interrompendo l’altra persona, evitando che esprima la sua opinione e riuscendo ad avere il controllo all’interno della conversazione. In alternativa, il manipolatore può cercare di affibbiare parole che il suo interlocutore in realtà non ha mai pronunciato cercando di interpretare il suo pensiero in maniera distorta.

Il condizionamento fu studiato da Pavlov, che dimostrò come sia possibile connettere alcuni stati emotivi e risposte cognitive a stimoli esterni grazie appunto a forme di associazione. Questo tipo di comportamento stimolo-risposta è alla base della manipolazione ed è lo strumento utilizzato dai manipolatori.

Ovviamente, se ci si sente in balia di manipolazione è sempre meglio chiedere aiuto a uno specialista psicoterapeuta.

I principali sintomi

La manipolazione si può verificare in qualsiasi ambiente relazionale, dal lavoro all’amicizia e può presentarsi con una serie di sintomi. Questi sono di svariata tipologia:

  • stati di confusione, eccessivo controllo da parte del partner, persone che ti mettono in guardia dal rapporto, ansia e timore quando il partner si avvicina, non sentirsi sé stessi;
  • ansia generalizzata, stanchezza, colpevolizzazione, giustificazione degli atteggiamenti del manipolatore;
  • la persona manipolata è totalmente soggiogata dal manipolatore e i sintomi della persona manipolata in questa fase sono: depressione, ansia e attacchi di panico, apatia, stress, disturbi psicosomatici, paura e angoscia.

Come uscirne

Uscire da un periodo di manipolazione psicologico è difficile, perché le principali tecniche si basano appunto su forme di distorsione della realtà e di annichilamento dell’identità e dell’autostima della persona, oltre che a forma di dipendenza. Per questo è necessario un lungo percorso di ricostruzione e di presa di coscienza del proprio essere e di quello che è successo.

Come in ogni processo psicologico, il primo passo per migliorare e iniziare a recuperarsi è l’accettazione di ciò che è successo. Per uscirne si lavorerà poi su altri processi come il riconoscimento delle strategie manipolative, la ricostruzione emotiva e il rispetto verso sé stessi. Seguire una terapia può essere un aiuto, per poter elaborare e superare questo momento.

Qualora il lettore ritenesse utile un colloquio o effettuare una comunicazione, potrà contattarmi attraverso la redazione o per via telefonica (+39 – 393 183 8610) o tramite posta elettronica: (francescaromanad@icloud.com).

La dott.ssa Francesca Romana Dottori offre il servizio di consulenza psicologica online tramite MEET e ZOOM, secondo le linee guida per le prestazioni psicologiche a distanza, approvate dall’Ordine Nazionale degli Psicologi.