La manipolazione mentale realizzata da una persona verso un soggetto può essere benigna o maligna a seconda dell’obiettivo che il soggetto si prefigge di perseguire.
La manipolazione mentale o psicologica che viene esercitata nella scuola primaria è generalmente ritenuta dagli alunni come verità innegabile. Da sempre la scuola ha qualcosa che neanche il più celebrato cantante rock o la più fascinosa star del cinema può vantare: il carisma dell’ufficialità. Questo significa, in concreto, che anche nella coscienza del più svogliato fra gli alunni esiste un cantuccio nascosto, in cui vige una certezza: quello che si insegna a scuola potrà anche essere noioso o inutile, ma non vi è alcun dubbio che sia vero!
Nella scuola superiore si osserva da parte di qualche elemento un potere (nascente) di critica che talvolta si oppone a quanto l’insegnante trasmette agli alunni.
La scuola, pertanto, possiede il raro potere della verità: è la voce rassicurante dell’insegnante che indica i limiti di ciò che può essere considerato come certificato e accettato. Tutto ciò che noi tutti apprendiamo sui banchi rimarrà quasi sempre un punto di partenza irrinunciabile per ogni altra investigazione sulla realtà. Da quella base possiamo con il nostro spirito critico, che nel frattempo abbiamo maturato, condividere o meno i contenuti che ci sono stati somministrati.
La scuola imprime nella coscienza degli studenti i pilastri del buon vivere e del buon sapere entro i quali il pensiero è ritenuto accettabile.
La manipolazione psicologica o manipolazione mentale è un tipo di influenza sociale finalizzata a cambiare la percezione o il comportamento degli altri. Questo lo si realizza usando schemi e metodi subdoli e ingannevoli che possono anche sfociare nell’abuso sia psicologico che fisico.
Aneddoto paterno sulla manipolazione
Voglio raccontare un episodio accaduto a mio padre, docente di matematica, che indica come una intera classe abbia subito una forma di manipolazione benevola.
Un giorno entrando in un quarto ginnasio, per svolgere la sua lezione di matematica ,rimase sorpreso nel vedere che tutti gli alunni avevano una t-shirt dai colori più diversi. Tutte le magliette della stessa marca (Marina Yachting). Un piacere per gli occhi nel vedere quella moltitudine di colori accesi che davano certamente allegria. Tuttavia mio padre colse l’occasione per spiegare che seguire la moda era come seguire la banalità in quanto sembrava che tutti avessero una divisa. Spiegò il significato di moda come un evento che statisticamente avviene con maggiore frequenza.
Poi chiese cosa avrebbero maggiormente osservato in un prato verde se c’era un unico papavero rosso. Poi ancora fece notare che se tra tutti gli alunni ci fosse stato uno solo che si fosse presentato con una camicia bianca ed un papillon tutti lo avrebbero guardato come una novità. Lì proprio stava l’originalità e la possibilità di essere maggiormente ammirati.
Dopo quella lezione, notò che nei giorni successivi pochi continuavano a mettere questo tipo di magliette e non sempre, alternandole con altre tipologie di indumenti.
Dopo un paio di settimane ci fu il ricevimento dei genitori. Si presentò un papà che chiese a mio padre se il figlio avrebbe potuto rimettersi quella maglietta perché non voleva più indossarla per non essere banale. Papà naturalmente spiegò in cosa consisteva il suo discorso basato su concetti statistici, ma che poi avevano anche un risvolto sociale.
Mi raccontò che quel papà capì poco o niente. Infatti, quando lo salutò ringraziandolo gli chiese “allora gli posso dire che se rimette la maglietta non è banale?”
Alla faccia della manipolazione!
Manipolazione mentale benevola e malevola
Indubbiamente, quella forma di manipolazione mentale che mio padre esercitò sulla classe era di natura benevola. Lo scopo del suo discorso era quello di educare i ragazzi ad assumere uno spirito critico e non allinearsi a ciò che tutti gli altri fanno.
Purtroppo nelle scuole avvengono anche le manipolazioni mentali malevole. Queste sono basate su insegnamenti non corretti dove vengono poste delle basi inconsistenti o addirittura fuorvianti dalla oggettiva realtà.
Ci sono stati casi nei quali l’insegnante, politicamente impegnato, sviluppava le sue lezioni presentando una verità tutta sua e certamente non obiettiva. Il risultato, spesso, è stato negativo per alcuni studenti che hanno assimilato i contenuti promulgati dal docente come sacrosanta verità. Non pochi hanno subito dei veri e propri traumi quando hanno compreso che la realtà non era quella raccontata dal professore, ma era molto diversa. Alcuni ragazzi hanno dovuto rivolgersi a dei psicoterapeuti per trovare un proprio equilibrio sociale.
Quando si parla di manipolazione a scuola, bisogna evitare di immaginare complotti o lobby che coinvolgerebbero direttamente chi nella scuola opera: la vera manipolazione, in realtà, agisce attraverso la passività e la debolezza intellettuale che avvolge l’ambiente scolastico.
Condizionati da un clima ideologico dominante, docenti e persino autori di libri di testo non fanno altro, in fondo, che seguire passivamente i contenuti scritti del pensiero dominante: la manipolazione, in questo caso, consiste non tanto nel fornire informazioni palesemente errate, quanto nell’avvalorare una conoscenza a una dimensione, in cui le ipotesi ufficiali sono le uniche ad avere diritto d’asilo ed ogni eventuale criticità è destinata a essere ignorata.
La presa di coscienza di quanto appena detto è forse il primo passaggio verso l’autonomia intellettuale. Da questa poi segue la reazione positiva della vittima alla manipolazione mentale subita.
Il caso
Un caso di manipolazione mentale malevola è accaduto in una scuola dove l’insegnante di religione era un laico dal forte carisma persuasivo. Indubbiamente una persona di elevata cultura, con un tono di voce caldo e rassicurante, indicava in certe azioni la soluzione di una vita straordinaria e positiva che sarebbe stata premiata una volta trapassati.
Le classi coinvolte erano quelle del triennio di un liceo scientifico, quindi ragazzi e ragazze dai 16 ai 19 anni. L’abilità del docente era quella di saper ascoltare attentamente i problemi degli alunni senza fare particolare distinzione tra maschi e femmine.
Con tutti riusciva a stabilire ottimi rapporti che proseguivano anche fuori dalla scuola con alcuni gruppetti. Lunghe passeggiate meditative dove si parlava dei vari aspetti della vita, della società nella quale si viveva e cosa poter fare per risolvere i malanni del mondo. I ragazzi avevano piacere di essere ascoltati e compresi e soprattutto erano appagati dalle soluzioni che l’insegnate offriva con maestria e abilità.
Naturalmente questi alunni non potevano sempre fare i compiti casalinghi e questo insegnate li giustificava presso i colleghi. Anche loro subivano un certo fascino verso il collega.
Finì la scuola e il V scientifico aveva gli esami di maturità. L’insegnante aveva una villetta in campagna e si accordò con alcuni alunni/e che alla fine degli esami li avrebbe ospitati per qualche giorno in quella villetta.
Terminati gli esami, nove ragazzi (3 maschi e 6 femmine) si recarono dal professore per passare una settimana di relax (così lui lo aveva definito).
Vuoi che i ragazzi erano abbagliati dal carisma di questo insegnante, vuoi che il contatto fisico con i ragazzi e con le ragazze non è mai stato forzato, ma abilmente guidato dalla forte manipolazione espressa dal docente, quella settimana fu un periodo dedicato al sesso di gruppo.
La conclusione del caso
Il professore, molto abile, faceva venire in quella villetta solo i ragazzi maggiorenni, quelli dopo gli esami di maturità. L’attrazione che esercitava era mentale, ma anche fisica perché, comunque, era un uomo molto bello.
Questa storia andò avanti per alcuni anni e tutto avvenne sempre nel silenzio di tutti anche perché tutti erano consapevoli del fatto che era stata una loro scelta.
Tuttavia, accadde che un ragazzo, non riuscendo a dormire uscì dalla villetta per prendere un po’ di fresco dato che quella notte faceva molto caldo. Iniziò a pensare a tutta quella situazione e ragionandoci sopra si sentì assalire da un forte malinconia: non ritrovava più se stesso. Cosa stava facendo lì? Chi era? Perché stava facendo quelle cose? Tra le ragazze c’era la sua fidanzatina; perché non reagiva davanti a quella promiscuità? Tutto sembrava bloccato dalle parole di comunione, condivisione, spiritualità, elevazione corporea, insomma tutta una serie di termini e concetti che lo ponevano in uno stato di sudditanza.
Sapeva che quei fatti non si sarebbero ripetuti, come con gli altri gruppetti degli anni passati. Tutto si concludeva in quella settimana. Addirittura c’erano ex studenti che venivano a scuola per salutare il docente di religione senza mai parlare dell’evento di fine corso. Erano così legati alla personalità di quel docente che ancora lo ricordavano con affetto.
Pensò allora di parlare con l’insegnante, ma comprese immediatamente che non sarebbe servito perché non avrebbe potuto resistere al suo carisma.
Erano le quattro di mattina e tutti dormivano profondamente. Decise di allontanarsi a piedi per non fare rumore e rischiare di svegliare qualcuno. La città era a pochi chilometri, ma fu agevolato dal trovare un mezzo che lo avrebbe portato nelle vicinanze di casa.
Raccontò tutto ai genitori e scattò immediatamente la denuncia.
Nota per la privacy
Non può essere detto nulla di più per le leggi che proteggono la privacy del soggetto, posso solo dire che quell’insegnante se la cavò con pochi danni (i ragazzi erano tutti maggiorenni e non fu mai espletata violenza fisica verso uno dei ragazzi/e). Comunque ora le notizie sono che quel manipolatore non insegna più e si è trasferito in altra città.
Un buco nero nella Legge
Purtroppo la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 96 del 9 aprile 1981 eliminò dall’ordinamento giuridico, per contrasto con l’articolo 25 della Costituzione, l’articolo 603 del codice penale che puniva chiunque sottoponesse una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione (manipolazione mentale).
Ciò che si desume da una preliminare lettura delle vigenti disposizioni di legge è la profonda lacuna normativa, attualmente, sussistente nel nostro Ordinamento; vuoto che, dalla vecchia sentenza costituzionale del 1981, non è riuscito a trovare un confacente riempimento legislativo, lasciando, praticamente, impunite situazioni di violazione, violenza ed assoggettamento psicologico che non trovano piena riconducibilità in alcuna delle figure di reato previste dalle leggi in vigore, sia sul piano materiale della condotta sia su quello psicologico del soggetto agente.
Giova ricordare, ancora una volta, come, ad oggi, non esista alcuna specifica disposizione che punisca la condotta di chi sottoponga, con coscienza e consapevolezza, una persona al proprio volere, riducendola in uno stato di soggezione, più o meno, assoluta, derivandone, peraltro, una lesione rispetto alla ricezione di specifici principi comunitari legati al rispetto della dignità umana e della sua integrità, ai sensi del capo I della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
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