Prima di entrare in argomento Marziani, lasciate che vi ringrazi per aver letto il mio articolo precedente. Non è mai facile rompere il ghiaccio e iniziare una nuova rubrica. Ci si chiede sempre: sarò stato chiaro? Avrò stimolato la lettura e spinto a leggere fino in fondo il mio articolo? Sembrerebbe, dal numero di visualizzazioni, che ciò sia accaduto e quindi lasciate che vi ringrazi ancora una volta.
E adesso passiamo ai Marziani!
Come è nata la Fantascienza?
Era l’aprile del 1926 quando l’editore statunitense Hugo Gernsback pubblicava il primo numero di “Amazing Stories” e coniava l’allora neologismo “Science Fiction”, ovvero Fantascienza. Nelle sue intenzioni c’era il tentativo di istruire i suoi lettori sulle nuove frontiere della tecnologia e della scienza, intrattenendoli con racconti basati su presupposti plausibili.

Nel primo numero, qui in foto e che fa parte della mia collezione (per la cronaca non l’ho comprato appena uscito in edicola…), pubblicò i racconti di tre dei più grandi scrittori di fine Ottocento: Herbert George Wells, Jules Verne e Edgar Allan Poe.
L’intenzione era senz’altro quella di “educare” i suoi lettori mettendo a confronto racconti puramente fantastici, quelli di Wells e Poe, re indiscusso del genere gotico, con quelli di Jules Verne.
Sì, perché mentre H. G. Wells inventa di sana pianta la “Cavorite” ne “I primi uomini sulla Luna”, ovvero una “sostanza” di non meglio specificata natura che il dottor Cavor utilizza per annullare la forza di gravità e far viaggiare nello spazio la sua navicella, Jules Verne, appassionato e studioso di tecnologia e scienza, si dilunga (a volte anche troppo) sulla fattibilità reale delle sue trovate.
Il “Nautilus”, il sottomarino del Capitano Nemo, per esempio è descritto nei minimi dettagli: «… La sua area misura 1.011,45 metri quadrati e contiene 1.500,2 metri cubi. Una volta immerso completamente sposta 1.500,2 metri cubi d’acqua, o 1.500,2 tonnellate metriche». Parole dello stesso Capitano.
Questa era l’intenzione, ma poi i lettori dimostrarono presto la loro preferenza per i racconti improbabili tanto che, dopo solo tre anni, la testata cambiò curatore e editore.
Il sogno di Gernsback finiva lì ma ormai il genere “fantascienza” era una realtà.
Ma i Marziani?
Si va bene, ma i Marziani?
Ci arrivo.
Parlavamo di plausibilità della fantascienza.
Nel 1938 ad un certo Orson Welles, allora ventitreenne ma evidentemente già in forma, venne in mente che, tutto sommato, un romanzo di pura fantasia potesse venir reso verosimile se comunicato in un certo modo….
Sono le 20:00 del 30 ottobre del 1938, vigilia di Halloween. A quell’ora nelle case statunitensi la cena è già stata consumata, la signora di casa ha già lavato i piatti ed è seduta sul sofà accanto al marito ad ascoltare la radio. Magari ci sono anche dei figli che stanno sdraiati sul tappeto e leggono l’ultimo numero di Amazing Stories. Dall’altoparlante della radio escono le note di un programma musicale. All’improvviso, sulle note della sinfonia nº6 di Tchaikovsky, la trasmissione viene interrotta per una edizione straordinaria del radiogiornale: i Marziani sono atterrati nel New Jersey!
E la “radiocronaca” di questa invasione si protrae per più di un’ora, in perfetto stile giornalistico, con collegamenti in diretta con gli inviati speciali del radiogiornale, che interrompono la musica per aggiornare i radioascoltatori sullo svolgimento degli inefficaci tentavi terrestri per arginare l’invasione.

Malgrado fosse stato chiaramente annunciato, prima e dopo il programma, che si trattasse di un adattamento radiofonico del romanzo del 1897 di H.G.Wells “la guerra dei mondi”, per la regia di Orson Welles dal Mercury Theatre on the Air, molti americani credettero che fosse un fatto reale.
Le reazioni
I Giornali in edicola il giorno dopo fecero una critica feroce al programma, citando scene di isteria di massa con lunghe code sulle strade di gente in fuga dalle città e dai Marziani, denunciando i pericoli della radio capace, a loro detta, di suggestionare e condizionare in massa gli ascoltatori.
In realtà la trasmissione fu seguita da un numero esiguo di ascoltatori e tutto questo allarmismo dei giornali rivela piuttosto la loro crescente paura nei confronti del nuovo mezzo di comunicazione che si stava diffondendo in tutte le case e “rubava” i loro lettori.

Potete trovare l’audio, ovviamente in inglese ma con sottotitoli in italiano, con l’aggiunta di immagini per accompagnare l’ascolto di questa trasmissione su youtube La guerra dei mondi di Orson Welles -prima parte e La guerra dei mondi di Orson Welles – Seconda parte
Nota finale: malgrado le intenzioni di Orson Welles fossero solo quelle di intrattenere il pubblico con una versione “verosimile” di un romanzo di pura fantasia, a torto o a ragione, la sua trasmissione è considerata
la prima “fake news” della storia dei media radiotelevisivi.
Cosa ne pensate?
Orson Welles fu un genio o il primo fake-newser della storia?
Aspetto i vostri commenti e, come sempre
Lunga vita e prosperità
Restate connessi, mi raccomando.