lussuria

Lussuria vs Amore. Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. Questi sono i versi intramontabili (dal 103 al 105) del V canto dell’Inferno di Dante. Il girone dei lussuriosi e la storia di Paolo e Francesca.

Lussuria e amore sono due concetti molto diversi che possono, tuttavia, intersecarsi in varie situazioni.

Differenza tra lussuria e amore

La lussuria è un desiderio sessuale bruciante e insaziabile, spesso associato all’istinto e alla passione fisica. Può essere considerata come un’attrazione puramente carnale e non necessariamente correlata a sentimenti di affetto o amore profondo.

L’amore, invece, è un sentimento affettivo e romantico che coinvolge una connessione emotiva profonda tra due persone. Questo legame può includere l’attrazione sessuale, ma è spesso caratterizzato da un’empatia reciproca, fiducia, unione e impegno reciproco.

Nel contesto di una relazione amorosa, la lussuria e l’amore possono convivere e alimentarsi reciprocamente. La passione sessuale intensa può contribuire a rafforzare l’intimità emotiva e il legame romantico tra i partner.

Tuttavia, è importante notare che la lussuria non è sinonimo di amore. Mentre la lussuria può essere presente in una relazione senza amore, l’amore è un sentimento più complesso e profondo che va oltre il semplice desiderio fisico.

La lussuria in Dante

La Lussuria fa riferimento ad ogni condotta dedita esclusivamente al raggiungimento del piacere sessuale, l’abbandono alle nostre passioni. Questo abbandono è ciò che merita la condanna di Dante, nonostante la sua nota avversione alla componente prettamente ecclesiastica (qualcuno ricorda il ghibellin fuggiasco?). Nel canto dantesco non si intravvede un riferimento psicopatologico del comportamento dei due protagonisti, ma vi è solamente un giudizio di tipo morale. Evidentemente Dante non aveva ancora valutato le possibilità di relazioni poliamorose e di coppia aperte.

La ricerca del piacere legato alla sessualità, invece, assume una connotazione psicopatologica in varie modalità. Ad esempio (come avviene nella maggior parte delle malattie mentali) diviene pervasiva, ovvero occupa gran parte del tempo dell’individuo che, quindi, è costretto a trascurare gli aspetti principali della sua vita come il lavoro e la vita sociale. In questo caso, ci si può riferire al termine Ninfomania (se parliamo di sesso femminile) e a Satiriasi (che è il corrispettivo maschile). Entrambi i termini, fanno riferimento alla ricerca, quasi insaziabile, di nuove avventure sessuali. Se queste non sono soddisfatte da un partner fisico, si passa a pratiche di autoerotismo.

Nel 1992 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non riconobbe più nella ninfomania una patologia e nel 1995 la American Psychiatric Association cancellò tale voce dalla IV edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV), riconducendo tuttavia il concetto, insieme all’equivalente maschile noto come satiriasi, entro la più vasta categoria dell’ipersessualità. Quest’ultima, di per sé, non è considerata una categoria diagnostica, ma piuttosto un sintomo di un quadro diagnostico già in essere (si pensi, ad esempio, all’ipersessualità nella fase maniacale del disturbo bipolare).

La pedofilia

Quando l’oggetto del piacere è considerato altamente deviante dalla norma, cadiamo nell’ambito delle parafilie. Tra queste, la più celebre è  la pedofilia. Questa tipologia di malattia mentale merita un’attenzione particolare; il confine, infatti, tra una normalizzazione di queste pratiche, sia da un punto di vista umano che legale, è attualmente molto labile eccezion fatta per comportamenti altamente devianti con danni e ripercussioni molto severi. Le Pedofilie sono definite come fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente.

Uno dei punti critici rispetto al tema dell’ipersessualità, nella ricerca del piacere (quindi nelle pratiche sessuali che ne conseguono) è la presenza o meno del consenso della persona coinvolta nella pratica. Pensiamo ad esempio al Sadismo, al Voyerismo, al Frotteurismo (queste sono considerate tutte parafilie).

Infine, pensiamo a quando la ricerca del piacere mette a rischio la stessa salute dell’individuo e dei potenziali partner. La ricerca di piacere smodata inserita in alcuni quadri clinici, come ad esempio avviene nella fase maniacale del disturbo bipolare. In molti casi, l’attenzione alla sicurezza e alle corrette pratiche preventive, può essere trascurata o tralasciata del tutto. La ricerca del piacere sessuale è dunque uno dei bisogni umani fondamentali e non è possibile negarlo o metterlo da parte. Allora dobbiamo adottare un atteggiamento che ci spinga in maniera sana e consapevole alla scoperta degli infiniti universi del piacere sessuale.

Il lussurioso

La lussuria è l’abbandono al piacere sessuale. Il lussurioso ha un grave turbamento della ragione e della volontà; c’è un accecamento della mente, si ha un egoistico amore di sé e si è assolutamente incapaci di controllare le proprie passioni.

La radice della parola lussuria coincide con quella della parola lusso (che indica un’esagerazione) e quella della parola lussazione (che significa deformazione o divisione). Appare quindi chiaro il significato di lussuria come qualche cosa di esagerato e di parziale.

Il comportamento del lussurioso è portato a concentrarsi solo su alcuni aspetti del partner (il corpo o una parte di questo) che diventano il polo dell’attrazione erotica; tutto il resto è escluso.

Quindi, si potrebbe affermare che la lussuria è un rapporto deformato con il sesso, una passione che porta a ricercare il piacere personale. Se questo piacere non è ottenuto, l’altra persona cessa di essere amata. Non si ama la persona, bensì il piacere che si ottiene da essa.

Il ‘lussurioso’, si focalizza sui propri desideri o, meglio, sulle proprie pulsioni e, ciò facendo, nega la relazione con l’altro, riducendolo a ‘cosa’ o, addirittura, a ‘merce’.

La sessualità è un aspetto complesso dell’identità di una persona che coinvolge i suoi desideri, le sue preferenze, le sue fantasie, le sue emozioni e i suoi comportamenti sessuali.

Ha detto William Shakespeare: “La lussuria è un fuoco che si spegne velocemente, mentre l’amore è un fuoco che arde costantemente.”

La sessualità può essere espressa in varie forme, attraverso l’attrazione romantica o sessuale verso persone dello stesso sesso (omosessualità), persone del sesso opposto (eterosessualità) o entrambi i sessi (bisessualità).

La cura dallo psicologo

Secondo recenti indagini due italiani su dieci si scoprono dipendenti dal sesso. La malattia ha le caratteristiche di una dipendenza senza droga, simile a disturbi psicologici come l’anoressia, la bulimia, o l’amore per il gioco d’azzardo. La natura del disturbo è perciò prettamente psicologica e non dipende dall’assunzione di sostanze psicotrope. La dipendenza è fortemente diffusa nella popolazione americana con cifre che vanno dal 5 all’8% e le cifre italiane sono simili. I soggetti colpiti sono soprattutto maschi sposati, tra i 30 e i 40 anni ossessionati dalla sessualità al punto da non riuscire a placare i loro impulsi. Si tratta di persone in altalena continua tra il desiderio sfrenato e la depressione e la vergogna per le proprie azioni.

La patologia viene curata con psicoterapia individuale o di gruppo mirata al ritorno a una sessualità sana, attraverso la consapevolezza delle ragioni che hanno causato la dipendenza.

In alcuni casi, quelli di particolare gravità, vengono anche utilizzati psicofarmaci. I programmi di trattamento possono suggerire che il paziente si astenga da tutte le attività sessuali per un periodo da trenta a novanta giorni per dimostrare di poter vivere senza sesso. È comunque importante non confondere questo disturbo con un’intensa attività sessuale che è di per sé sinonimo di buona salute.

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