sciopero fame

Roberto Mesa, uno dei maggiori esponenti del movimento “Canarias se agota”, ha dichiarato da due settimane lo sciopero della fame. Le telecamere dell’ “Intermedio”, un noto programma spagnolo, l’hanno raggiunto nella piazza del Congresso dei Deputati dove insieme ad un corposo gruppo di canari sta da giorni protestando per il problema che riguarda il turismo di massa.

Una questione problematica.

La questione é al centro dell’attenzione mediatica oramai da tempo. Infatti riguarda un problema che ha visto scendere in piazza migliaia di manifestanti in varie localitá spagnole come Barcellona, Ibiza, Palma de  Mallorca (dov’erano circa in 10 mila a protestare), Tenerife, Las Palmas e tante altre. Lo sciopero della fame di Roberto Mesa e di altri canari è solo l’ultima delle forme di protesta che da mesi vede le isole Canarie nell’occhio del ciclone.

Il turismo di massa.

Si parla di turismo di massa perché secondo i dati di Frontur e Egatur, solamente nel 2023 circa 85 milioni di turisti hanno visitato la Spagna. Un numero destinato a crescere e a raggiungere i 100 milioni secondo le previsioni per il 2024.

Quello che Roberto Mesa  e le migliaia di persone che hanno preso parte al movimento reclamano é un cambio del modello turistico, poiché il problema del turismo di massa ha direttamente a che vedere con quello della vivienda vacacional e, di conseguenza, con l’aumento esorbitante degli affitti.

Come abbiamo potuto constatare personalmente, per i canari e i residenti é diventato pressoché impossibile poter trovare un appartamento a prezzi ragionevoli. Secondo i dati, nell’ultimo anno le Canarie hanno registrato un aumento del prezzo dell’affitto di circa il 13,3%. Anche il fenomeno Airbnb é cresciuto esponenzialmente, di circa 4,08%, rendendo il nostro arcipelago quello con il piú alto numero di case destinate a questo tipo di consumo.

L’impossibilità di trovare casa.

Se fino a poco prima della pandemia era ancora facilmente possibile trovare appartamenti nelle zone piú turistiche, il problema adesso non é solamente il costo medio dell’affitto, ma proprio la mancanza di alloggi.

La domanda nel mercato immobiliario é davvero alta, tutti cercano casa qui, dai turisti ai lavoratori. Ma uno stipendio medio di un canario o di un residente che lavora qui, non é paragonabile a quello tre volte superiore di un europeo che proviene da altri paesi. Molti privati preferiscono affittare a questi ultimi e ci sono stati casi in cui gente che abitava da dieci anni nella stessa casa é stata cacciata per fare spazio ai turisti, come affermato dallo stesso Roberto Mesa. Il prezzo di un bungalow standard é passato dai 700 ai 1000 euro, per non parlare di quello degli appartamenti nelle zone meno turistiche. Oramai anche lontano dalle coste, nei paesini interni, é impossibile trovare casa. E i requisiti? Sempre piú esigenti! In molti casi poi, le spese dell’agenzia che per legge spetterebbero al proprietario, vengono ancora addebitate all’usufruttuario.

Dando un’occhiata nei siti per affittare casa, o nei gruppi di Facebook, ci si rende conto della gravitá della situazione. Purtroppo é un problema che riguarda sempre piú persone e sempre piú paesi, e poche misure legislative sono state adottate per cercare di far fronte alla situazione.

Un tentativo di boicottare il turismo.

Ho constatato personalmente quanto in molti casi, la televisione e i mass media abbiano frainteso le proteste degli spagnoli. Infatti, in alcuni paesi europei, soprattutto nel caso dell’Inghilterra, le manifestazioni contro il turismo di massa sono state viste come un tentativo per boicottare il turismo, che rappresenta un 11,6% del pil in Spagna. Anche leggendo i commenti nei social, mi sono resa conto che la frase che ricorre sempre piú spesso é “ma di cosa vivreste alle Canarie senza i turisti?”.

Il problema non é l’alta percentuale di turisti, ma il modello adottato. Il nostro arcipelago, dove solamente nel 2023 hanno viaggiato 16 milioni di persone, é la regione dove la problematica del turismo di massa é sempre piú evidente. Bisogna regolarizzare il settore degli affitti, cercare di limitare la vivienda vacacional, ma soprattutto, cercare di rendere piú accessibile il mercato immobiliario. Sempre piú persone sono obbligate a rimanere in casa dei genitori o condividere un appartamento con altri coinquilini.

Le soluzioni.

Ovviamente, giá sono state discusse varie soluzioni per far fronte ad un problema sempre crescente e che riguarda sempre piú persone. Per contrastare il problema del turismo di massa, si é pensato ad una limitazione del numero dei visitatori che possono ‘visitare’ le isole in un determinato periodo. Ció potrebbe ridurre la pressione sulle infrastrutture e sull’ambiente. Inoltre, si parla di misure per adottare un modello di turismo sostenibile che aiuterebbe a bilanciare i benefici economici del turismo con la qualitá di vita dei residenti. Una di queste è la sospensione della costruzione di hotel e complessi turistici per evitare ulteriori urbanizzazioni. Ma a mio avviso, ció potrebbe addirittura peggiorare la situazione degli affitti, poiché limiterebbe ulteriormente l’offerta in un mercato in cui la domanda é sempre piú alta.

Per quanto riguarda il problema della vivienda vacacional e dell’aumento degli affitti, é necessaria una serie di leggi per la regolamentazione. Infatti, la “Ley de Vivienda” del 2023, ha risolto ben poco il problema. Sicuramente bisogna limitare e regolamentare il numero delle licenze per gli affitti turistici. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di offrire incentivi fiscali ai privati che decidono di affittare a lungo termine.

La risposta del governo.

Per il momento, la risposta del governo é molto deludente. Roberto Mesa, a seguito della scelta di iniziare lo sciopero della fame, ha affermato di essersi riunito con il presidente del Governo Canario, Fernando Clavijo ma che ció abbia portato a scarsi risultati. Infatti, quest’ultimo non avrebbe preso nessun tipo di posizione, scaricando la totale responsabilitá… Secondo lo stesso Mesa, potrebbe fare molto per contrastare il turismo di massa. “Se non é capace di ‘compiere’ la legge del Governo delle Canarie, forse dovrebbe dimettersi. Nel caso che il Governo delle Canarie non ci aiutasse, passeremo allo Stato.”

Molti sono scettici riguardo la scelta di intraprendere lo sciopero della fame per cercare di risolvere un ‘problema’ tanto complesso. Io invece sono del parere che sia stata una bella mossa per cercare di riportare al centro dell’attenzione mediatica il problema degli affitti. Di sicuro, a questa causa si uniranno sempre piú persone. Alla domanda  “Fino a dove vi spingerete con queste proteste?” la risposta di Mesa é semplice e chiara. “Vamos a llegar hasta el final, la gente no aguanta mas.”