Siamo a poche ore dall’elezione del nuovo Papa, il Cardinale Prevost, che ha scelto di chiamarsi Leone XIV. È finita l’attesa di coloro che, in presenza o tramite le immagini della RadioTV Vaticana, teneveno lo sguardo fisso al comignolo issato sul tetto della Cappella Sistina in attesa della fumata bianca.
Anche il gabbiano (o i gabbiani: non è dato sapere se fosse sempre lo stesso) può tornare tranquillamente alla sua vita di sempre. E naturalmente anche noi.
Però c’è un mistero che non è dato svelare: Leone XIV è veramente il Sommo Pontefice o piuttosto un antipapa, o perlomeno un Papa illegittimo?
Ebbene si: il mistero iniziato con le improvvise dimissioni di Benedetto XVI e la sua Declaratio, il cui testo in latino presenta alcuni grossolani errori grammaticali, prosegue.
Ma andiamo come sempre per gradi.

La Declaratio che avrebbe preso 5 in un compito scolastico
Uno dei numerosi errori, il più discusso, riguarda l’uso dell’accusativo “commissum” invece del dativo “commisso” nella frase: “declaro me ministerio Episcopi Romae […] commissum renuntiare“.
Secondo il filologo Luciano Canfora, questa costruzione è sintatticamente scorretta, poiché il verbo “renuntiare” richiede il dativo, rendendo la frase grammaticalmente inaccettabile.
Un altro errore segnalato riguarda l’uso fatto nel testo di “vitae” al posto di “vita” dopo la preposizione “pro“, che richiede l’ablativo, non il genitivo.
Tutti gli errori sono stati riportati ufficialmente dalle agenzie di stampa ANSA e InfoVaticano.
Alcuni studiosi e osservatori hanno interpretato questi errori come semplici sviste linguistiche. Ad esempio, Monsignor Stenico ha affermato che Benedetto XVI non è mai stato un raffinato latinista e che eventuali errori nella Declaratio non sorprendono, considerando che il testo fu redatto personalmente dal Papa emerito senza l’ausilio di esperti.
Altri, invece, hanno suggerito che gli errori possano essere stati intenzionali. Il giornalista Andrea Cionci, ad esempio, ha ipotizzato che Benedetto XVI abbia volutamente inserito errori nella Declaratio per segnalare l’invalidità dell’atto e mantenere la sua posizione di Papa, in una sorta di messaggio cifrato per coloro che avrebbero potuto comprenderlo.
La posizione ufficiale
Nonostante le discussioni, la Chiesa cattolica considera valide le dimissioni di Benedetto XVI. Il Papa emerito stesso ha confermato la validità della sua rinuncia in diverse occasioni, affermando di aver scritto il testo in latino perché lo conosceva bene e riteneva appropriato utilizzarlo per un atto di tale importanza.
Qui ha inizio il mistero su cui stiamo indagando ora, con il primo interrogativo: “Ma se Benedetto XVI, come da lui stesso affermato, conosceva così bene il latino, allora come ha fatto a sbagliare così grossolanamente?”
Ma non finisce qui.
Le rinuncia al ministero
Sempre nella Declaratio una frase (che vi traduco in italiano per praticità) lascia ancora più dubbi e alimenta il mistero attorno a queste dimissioni:
“Con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005”
Papa Benedetto XVI
Da questa nfrase si deduce che Benedetto XVI ha rinunciato al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, ma non ha rinunciato al titolo spirituale di Papa in senso stretto.
Dopo la rinuncia, Joseph Ratzinger ha assunto il titolo di “Papa emerito” o “Pontefice emerito“. Ha continuato a indossare l’abito bianco, sebbene senza la mozzetta e gli altri simboli propri del Papa regnante. Ha scelto di ritirarsi in preghiera e meditazione, mantenendo una presenza discreta nella vita della Chiesa.
Questa situazione è stata interpretata da alcuni come un’indicazione che Benedetto XVI abbia rinunciato al solo ministero appunto ma non completamente al “munus petrinum“, cioè al titolo spirituale e sacramentale di Papa.
Alcuni studiosi e osservatori hanno interpretato la scelta di Benedetto XVI di mantenere il titolo di “Papa emerito” e l’abito bianco come segni di una rinuncia parziale o simbolica.
Anche in questo caso, però, la posizione ufficiale della Chiesa è che la rinuncia sia stata pienamente valida e che Benedetto XVI abbia cessato di essere il Papa regnante a tutti gli effetti.

Le conseguenze per Papa Leone XIV
E fin qui Benedetto XVI e i dubbi sulla sua rinuncia al ruolo spirituale di Sommo Pontefice. Ma cosa significa in pratica e che conseguenze avrebbero tutte queste ipotesi sull’elezione di Papa Leone XIV?
Se ci fosse un processo che in qualche modo confermasse questi dubbi sulle dimissioni di Benedetto XVI, come ne uscirebbe fuori il ruolo e la legittimità di Papa Francesco?
La risposta ce la forniscono gli stessi che mettono in dubbio le dimissioni: Papa Francesco avrebbe avuto solo il diritto/dovere di amministrare, di portare avanti gli affari interni della Chiesa, il ministero appunto, ma non quello di svolgere il ruolo “spirituale”.
Questa stessa affermazione ne porta dietro subito altre due: primo che alla morte di Benedetto XVI la Sede sarebbe stata a tutti gli effetti Vacante, essendo venuto a mancare il successore spirituale di Cristo; seconco che tutte le azioni di Francesco che abbiano avuto un risvolto spirituale, non sarebbero da ritenere valide!
Nello specifico, quali delle azioni spirituali di Papa Francesco, se effettivamente venisse accolta questa tesi, sarebbero nulle e avrebbero una conseguenza a dir poco sconvolgente per il Vaticano e per tutti i Credenti del Mondo?
Ebbene, se Francesco non fosse stato la guida spirituale della Chiesa, allora non avrebbe potuto nominare nuovi Cardinali!
I 163 Cardinali creati nei vari concistori, tra cui 133 elettori, non sarebbero in realtà Cardinali legittimi, di conseguenza non lo sarebbe Robert Francis Prevost, di coseguenza il Conclave appena tenutosi sarebbe illeggittimo e Papa Leone XIV sarebbe un antipapa!
Conclusioni
E questo è il mistero che, partito dalle dimissioni di Papa Ratzinger, avvolge come un velo, neanche tanto trasparente, l’elezione del 267º Papa della Chiesa Cattolica.
Per chi è credente in realtà, l’elezione di questo uomo, missionario in terra di Perù, Agostiniano, di nascita statunitense, in qualche modo in continuità con l’azione riformatrice di Francesco, è ben più importante di qualunque ipotesi da fantapolitica vaticana.
Per i Romani poi, che hanno sempre avuto un atteggiamento più scanzonato e, allo stesso tempo, meno attento alle beghe interne1 del Papato, la verità si riduce ad una sola battuta:
“A Nine’ sai che c’è? morto un Papa, se ne fa ‘n antro! damose da fa’ piuttosto, che nun se campa d’aria!”
Nota a piè di pagina: è la prima volta che abbiamo due capi di stato statunitensi… speriamo che questo sia un po’ meno megalomane dell’altro!

Il primo selfie di Papa Leone XIV
Lunga vita e prosperitá a Papa Leone XIV! o, come lui stesso ha iniziato il suo discorso dalla Loggia della Basilica di San Pietro: “Che la pace sia con Voi”.
Giampiero Sorce