Le emozioni che vive il soccorritore sono di svariata intensità in relazione all’impatto emotivo che subisce dinanzi al quadro che gli si prospetta quando deve intervenire.
Le emozioni sono proprie della nostra natura e, in particolare, il soccorritore, volontario/professionista, si trova a doversi confrontare con la sofferenza umana, fisica e psicologica.
Voglio sviluppare questo articolo relazionandomi anche con il mio recente “Sindrome di Burnout” (quello della suora).
L’alta esposizione a eventi potenzialmente traumatici innesca intensi turbamenti nell’operatore.
Le emozioni che il soccorritore può subire possono avere intensità talvolta estremamente frustranti. Allora è fondamentale un’adeguata formazione degli operatori affinché vengano ampliate le loro capacità di gestione delle stesse. Ciò per assicurare il benessere di coloro che vengono soccorsi e dell’operatore medesimo.
Un insieme di sentimenti, il misto di impressioni, sensazioni, emozioni, pensieri e azioni convivono assieme e si accavallano in un tempo molto breve. Eppure, anche se il tempo è ristretto, esiste un ordine con il quale questi sentimenti sorgono nel nostro animo.
Naturalmente, le prime impressioni a presentarsi alla nostra sensibilità sono ciò che vediamo (impressioni percettive) e che i nostri sensi possono registrare immediatamente.
Successivamente, quasi subito, mentre l’operatore sta adoperandosi per svolgere al meglio il suo lavoro, subentra il ragionamento. La sensazione dell’irrealtà (reazione fisiologica) di non vero davanti ad una situazione che vede una persona in pericolo di vita od anche di pena e pietà per una situazione che vede una persona malata vengono accantonati. Sentimenti di inaccettabilità (una persona giovane che muore) od anche di triste accettabilità per una persona anziana che è alla fine della sua esistenza.
Passa qualche secondo nel quale il soccorritore rapidamente si adatta, facendo appello alle sue capacità razionali, trovando il giusto equilibrio tra le emozioni che rischierebbero di sopraffarlo e la regolare attività di soccorso. Ecco allora che “scatta la professionalità dell’operatore”.
Il distacco dalle emozioni
Sopraggiunge proprio quel distacco (una manovra difensiva della mente) che all’origine è collegato al rifiuto di accettare la situazione tragica, ma che subito dopo diventa lo strumento per operare efficacemente.
L’operazione complessa che l’addetto realizza e che caratterizza la specie umana capace, a differenza degli animali, è quella di pensare e razionalizzare. Egli fa transitare le emozioni attraverso il pensiero, prima che si traducano in una reazione non controllata. Così:
EMOZIONI → PENSIERO → AZIONI
Purtroppo, talvolta questo non accade (il caso di suor Ada). Se l’operatore non è sufficientemente supportato o preparato, oppure quando le emozioni sono troppe per la sua sensibilità, quando tutta la struttura organizzativa e l’ambiente circostante sono in condizioni di stress estremo, allora può accadere che dalle emozioni si passi direttamente all’azione. Questa è un’operazione pericolosa, perché non supportata dal pensiero razionale in quanto l’azione intrapresa in quel momento esclude il pensiero. Così:
EMOZIONI → AZIONI
Si possono realizzare operazioni dannose che complicano ulteriormente la situazione. Quindi, è necessaria una preparazione adeguata.
La preparazione di un operatore
La preparazione di un soccorritore avviene attraverso una serie di passaggi:
- un corso teorico;
- un corso pratico (stage) con simulazioni;
- un corso psicologico;
- la pratica sul campo reale;
- un corso per la gestione degli anziani.
Anche altri corsi, a seconda di ciò che si intende fare. La cosa importante è entrare in questo mondo gradualmente per riuscire a metabolizzare quanto appreso.
Tra le competenze che necessariamente dovranno essere acquisite è la conoscenza e la gestione delle proprie emozioni. Il conoscerle comporta la capacità di saperle limitare, razionalizzarle in tempi brevi ed entrare il prima possibile nell’azione corretta da applicare.
Conosciamo le emozioni
Diverse e variabili sono le emozioni che possono colpire un operatore: da quelle comuni e normali che interessano tutti indistintamente, a quelle più soggettive che si evidenziano quando accendono il ricordo di un qualche fatto esclusivo personale, a quelle che si manifestano con più evidenza per il particolare momento che si sta vivendo.
L’operatore, per proteggere se stesso ed il proprio lavoro, deve conoscerle tutte; con la formazione, ma anche attraverso il sostegno permanente da parte di professionisti (psicoterapeuti in particolare) può arrivare con il tempo ad imparare a dosare il forte impatto psichico che queste emozioni possono provocare.
La cattiva gestione delle emozioni, il non entrare gradualmente in questo mondo così difficile può comportare dei traumi (ricordiamo la sindrome di Burnout).
Da non dimenticare che tutti i soccorritori, nel senso più generale del termine, devono possedere uno spiccato senso di solidarietà, oltre il normale. Questo sentimento porta il soggetto ad avvertire le emozioni in maniera del tutto diversa da chi è più lontano dal sentirsi coinvolto socialmente per il soccorso e/o l’aiuto per il prossimo. Basti pensare al personale volontario delle ambulanze, dei Vigili del Fuoco, degli addetti alla ricerca dei superstiti, della logistica…
Tutto questo personale di soccorso ha delle caratteristiche personali straordinarie, importanti e necessarie per la società umana. Queste persone sono un tesoro umanitario, ma poiché sono umani e come tali soggetti alle proprie emozioni personali, vanno aiutate a dare il loro meglio.
Uno stesso evento può suscitare emozioni differenti in due operatori. Essi percepiscono l’evento con modalità del tutto personali e l’attività che intraprendono può essere dissimile, a volte addirittura discordante, tutte mirate però alla soluzione ottimale dell’evento. Ecco perché si presenta come basilare la necessità di conoscere e saper gestire le proprie emozioni.
L’apporto dello psicoterapeuta
Non è possibile racchiudere le emozioni entro certi limiti perché troppi parametri entrano in gioco e tutti variabili e sfuggenti e differenti da soggetto a soggetto.
Lo psicoterapeuta inizialmente dovrà conoscere l’operatore, apprezzarne le qualità e riconoscere la sensibilità. Successivamente dovrà educarlo al saper controllare la propria emozione. Serve un aiuto per saper comprendere e isolare ciò che si sta avvertendo. Se si riesce in questo si riesce anche ad operare bene e fornire un valido aiuto a chi ha necessità.
Dalla casistica scientifica viene indicata una precisa strategia di gestione (coping): concentrarsi sul compito ignorando tutto quello che non è direttamente concernente il rischio, guardare al problema tecnico, restringere il focus e dissociarsi.
Un altro consigliabile e diffuso metodo per controllare il proprio stato d’animo è quello della condivisione con terze persone.6 Mai isolarsi e caricarsi di un peso che porta allo stress ed alle conseguenze spesso infauste.
Il consiglio per chi si accinge ad abbracciare questo lavoro (quello dell’operatore o badante) è quello di rivolgersi periodicamente ad uno psicoterapeuta. Il motivo è che le persone con il tempo e con l’esperienza cambiano, cambiano anche i sentimenti e con essi anche le emozioni. C’è, quindi, la necessità di fare ogni tanto il punto della propria situazione psichica.
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La dott.ssa Francesca Romana Dottori offre il servizio di consulenza psicologica online tramite MEET e ZOOM, secondo le linee guida per le prestazioni psicologiche a distanza, approvate dall’Ordine Nazionale degli Psicologi.
La figura è stata presa dal sito https://www.emergency-live.com/it/salute-e-sicurezza/emergenza-e-soccorso-il-senso-di-colpa-che-pervade-soccorritori-e-operatori-sanitari-ed-il-defusing/