L’urlo di Munch
La depressione come risultato di un disturbo dell’umore legato ad un evento negativo che non si riesce a superare autonomamente.
Depressione: in questo articolo racconto un passaggio avuto con un paziente, il Sig. A.P., nel corso di alcune sedute di psicoterapia.
Il sig. A.P. viene a studio da circa tre mesi. Si presenta con un disturbo depressivo retroattivo, cioè un disturbo dell’umore (depressione) legata ad un evento negativo che lui riallaccia al suo ultimo periodo lavorativo. Qui fu vittima di Mobbing.
Il Mobbing è una persecuzione sul posto di lavoro esercitata da colleghi e/o superiori, in forma di atti di emarginazione sociale, violenza psicologica o sabotaggio professionale.
Durante il racconto della sua storia emerge il dolore e la rabbia provata nell’aver avuto un padre non accogliente, non accudente. Non solo, ancor di più, è stato svalutante in tutti i suoi progetti e sogni di vita, fino a minargli in modo totale l’autostima e la fiducia in sé.
Dopo questa piccola introduzione del paziente, arrivo a spiegare le sedute chiave che hanno creato una svolta nel lavoro terapeutico.
In una seduta di un mese e mezzo fa iniziamo a lavorare sullo stato emozionale esplicitato fino a questo momento. Quindi sul dolore e la rabbia che sono le emozioni che il sig. A.P. avverte quotidianamente; le definisce le sue “compagne di vita”.
Durante la seduta gli chiedo di associare a questo nucleo un’opera d’arte, di qualsiasi tipologia e natura, a suo piacere.
Il Sig. A.P., dopo qualche secondo di riflessione dice che l’opera a cui ha pensato è il quadro “l’Urlo” di Munch. (fonte immagine di copertina)
Su questa battuta chiudiamo questa seduta.
La settimana successiva gli faccio trovare una stampa del quadro in modo che le sue associazioni emozionali e di pensiero possano partire da un riscontro concreto.
In questa produzione associativa emerge l’angoscia vissuta nel suo periodo pre-adolescenziale, nello scoprire che colei che chiamava mamma, nella realtà, non era la sua mamma biologica, morta durante il suo parto
Da qui la nascita di un dolore profondo, che lo stesso sig. A.P. definirà cronicizzato nella “sua anima”.
Da qui la rabbia per questa morte ingiusta, ma soprattutto la nascita di sensi di colpa. Questi saranno, poi, la base del sentirsi non meritevole di amore, di vivere e non capace di raggiungere i suoi obiettivi.
A questo punto il sig. A.P. afferma che comprende il comportamento astioso e non amorevole paterno e che meritava le violenze psicologiche subite al lavoro.
Ad oggi il nostro lavoro sta mirando sullo scioglimento di questi pensieri negativi ed auto distruttivi, sull’elaborazione dei sensi di colpa.
L’obiettivo è quello di cercare di consolidare nel paziente una propria autostima e fiducia in se stesso.
In questo lavoro ho reputato la presentazione della stampa del quadro un mezzo estremamente utile al percorso del sig. A.P.
Infatti, tramite la visione e le libere associazioni, ha potuto ripercorrere quel passato come l’autore del suo presente e capire dove ed in che modo il suo stato interno è stato attaccato dal suo vissuto.
Come un mio professore disse nel corso di una lezione (1998): “Munch non cessa mai di sentirsi miseramente colpevole, perseguitato dai propri spettri […], chi guarda i suoi quadri sbatte contro quell’ansia e vi riconosce la propria”.
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