la speranza

La speranza

    Una delle esperienze fondamentali della vita è provare e coltivare speranza. È, contrariamente a quel che si crede, uno dei primi sentimenti che respiriamo nascendo. Lo trasudano i nostri genitori, senza parlare, senza dirselo tra loro, ma vivendolo mentre si prendono cura di noi figli. Mentre sperano il meglio per noi.

La speranza è fede nel futuro, è libertà di agire in vista del bene. È imparare a vivere come esseri responsabili. Perché quando speri, tutto dipende da “te” e allora, in questo senso, è una libertà che si attua nell’essere capaci di esercitare il senso di responsabilità. Chi cerca di non essere responsabile, tacita la propria voce interiore, si priva volontariamente della propria legge morale, del proprio mondo spirituale. Limita le possibilità di crescita personale, si accoda alle idee altrui spesso senza riflettervi sopra e fa la fila per non dover scegliere di agire per il bene. Chi rinuncia alla speranza, muore disperato. Chi coltiva la speranza muore nella coscienza di aver tracciato un sentiero che orienta nel giusto chi lo seguirà.

Parole vuote? Qualche cinico rispolvererà la tiritera proverbiale: chi vive di speranze muore disperato. È un detto che ha la pretesa di far rinunciare a qualcosa considerandolo inarrivabile. Poteva andar bene quando la cultura era fondata su ceti sociali rigidi che non ammettevano contaminazioni e miglioramento per chi era nei gradini più bassi della società. Ma chi si nega la speranza, si nega anche l’entusiasmo di credere nella vita.

È destinato ad inaridire e a fare il vuoto emotivo attorno a sé mentre rinuncia a qualsiasi evoluzione e crescita. Prendiamo ad esempio i genitori che procreano un figlio: essi sono paladini di speranza nel futuro. La loro figlia, il loro bambino sono una scommessa verso un bene di cui ancora non si ha certezza, ma che si spera si avveri perché, da genitore, lo auspichi con tutta te stessa e con tutto te stesso. Madre e padre sono esempi di speranza. Ecco perché nei figli dovrebbe albergare gratitudine perenne nei loro confronti: sono stati i primi a sperare in loro prima ancora che nascessero.

    Fare i genitori è uno dei mestieri più difficili del mondo. Nessuno sa bene come fare, si va per tentativi ed errori, e a volte ci si dispera e si getta la spugna. Molti ripetono quel che hanno visto fare dai loro progenitori, come se i figli fossero da considerare modelli tutti uguali di generazione in generazione. In realtà nessuna prole è definibile secondo categorie univoche di comportamenti o di atteggiamenti standard, ma certamente è frutto dell’impronta che i genitori gli hanno lasciato nel modo di fare più o meno fiducioso verso l’ignoto e il futuro.

Sapere che si è in continua trasformazione può darci quella fiducia nel futuro che qualcuno vorrebbe tarparci ripetendoci che niente cambia e che sarebbe più realistico non affannarsi a lottare contro l’immobilità degli altri o delle cose. Mai cedere alle lusinghe di chi si semplifica troppo la vita. La vita è una cosa complicata, ed è giusto che sia così.

Ecco per voi una mia poesia sulla speranza.

La poesia