dyson

Una sfera di Dyson è un’ipotetica enorme struttura di rivestimento che potrebbe essere applicata attorno ad un corpo stellare allo scopo di catturarne l’energia.

Premessa

Parlare della sfera di Dyson è come voler forzare la porta dell’ignoto e fornire ai lettori le conoscenze di quanto la scienza moderna sia avanzata. Pochi conoscono i livelli straordinari ai quali, attualmente, gli scienziati di ogni Paese stanno lavorando, ipotizzando addirittura circostanze che rasentano la fantascienza.

In ogni caso, tutto ciò che verrà detto è scrupolosamente basato su documenti ufficiali accettati e comprovati da conoscenze scientifiche e mai su fake news. Non voglio cercare lo scoop altisonante, ma raccontare la realtà particolare di cose strane che, in modo sempre più energico stanno entrando nella nostra realtà.

L’idea iniziale

In questo articolo parlerò di una particolare struttura aliena che, per quanto possa sembrare un argomento strettamente correlato alla fantascienza è, in realtà, un’installazione concreta. Su di essa scienziati di ogni categoria, in ogni parte del mondo, si stanno cimentando per comprenderne le funzioni ottenendo risultati a dir poco strabilianti.

Il famoso fisico inglese, Freeman John Dyson, teorizzò che delle società tecnologicamente avanzate avrebbero potuto circondare la propria stella per incrementare l’energia proveniente dall’astro. Rinchiusa così la stella, sarebbe possibile intercettare tutte le lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico del visibile per inviarle verso l’interno dove si trova il pianeta. Tutta la radiazione non utilizzata, invece, verrebbe espulsa verso l’esterno sotto forma di radiazione infrarossa.

Freeman John Dyson (Crowthorne, 15 dicembre 1923 – Princeton, 28 febbraio 2020), nel suo articolo Search for Artificial Stellar Sources of Infrared Radiation (“Ricerca di sorgenti stellari artificiali di radiazione infrarossa”), pubblicato nel 1960 sulla rivista Science (Search for Artificial Stellar Sources of Infrared Radiation, in Science, vol. 131, n. 3414, 1960, pp. 1667–1668)

Da ciò consegue che un possibile metodo per cercare civiltà extraterrestri potrebbe essere proprio la ricerca di grandi fonti di emissione infrarossa nello spettro elettromagnetico.

Una possibile civiltà aliena in crescita, che magari abbia colonizzato altri pianeti nel suo sistema solare, necessita, ovviamente, di una enorme produzione di energia. La sua quantità dovrà essere sufficientemente grande per sostenere la propria esistenza divenuta sempre più complessa. Ciò significa che sarà necessario raccogliere gigantesche quantità di energia dallo spazio che circonda la loro stella o da altre stelle vicine.

Il Sole e la Terra

Sappiamo che un pianeta del nostro sistema solare riceve solo una piccola frazione dell’energia prodotta dal Sole. Questo fatto è comune anche agli altri pianeti di altri sistemi stellari che, a loro volta, riceveranno piccole frazioni di energia emessa dalla loro stella.

La Terra, ad esempio, riceve solo circa un miliardesimo della produzione totale di energia del sole. Possiamo immaginare cosa potremmo avere se riuscissimo ad accrescere questa percentuale di energia ricevuta. Questo, naturalmente, se potessimo costruire una megastruttura spaziale che potesse soddisfare i nostri bisogni energetici e promuovere, conseguentemente, l’umanità ad un livello superiore di civiltà.

Queste potrebbero sembrare speculazioni, invece è l’ipotesi alla quale Dyson è arrivato a concettualizzare una megastruttura sferica (sfera di Dyson) basata su ragioni puramente scientifiche.

L’aiuto del satellite GAIA

Usando i dati inviati dal satellite GAIA abbiamo ottenuto informazioni dettagliate su posizione, moto, luminosità, temperatura e composizione chimica di circa due miliardi di stelle.

GAIA (acronimo di Global Astrometric Interferometer for Astrophysics) è un satellite artificiale che svolge una missione astrometrica sviluppata dall’Agenzia Spaziale Europea provvisti di un telescopio spaziale lanciato dall’agenzia spaziale europea il 19 dicembre 2013 che fornisce la visione più completa dell’intero cielo nel medio infrarosso.

Finora alcuni ricercatori Cornell University hanno analizzato oltre 260.000 stelle appartenenti alla nostra galassia (la Via Lattea). Gli studi per determinare che cosa hanno osservato e darne una ragionevole interpretazione sono in corso dal 2013.

Il team di scienziati in collaborazione con altri di diverse università, dopo aver studiato le varie luminosità di queste stelle, ha iniziato a progettare dei modelli di sfere di Dyson. Il calcolo consisteva nel determinare, oltre ai vari parametri come la temperatura, anche quanta parte della stella avrebbe potuto ricoprire l’eventuale megastruttura. Si tratta di una percentuale che varia tra il 10% e il 90% della superficie della stella.

Lo studio consisteva nell’individuare teoricamente cosa dovremmo vedere se esistesse realmente una sfera di Dyson progettata e realizzata da altre civiltà extraterrestri.

Determinate le caratteristiche (temperatura, luminosità, ecc.) delle stelle campione, si tratterebbe di ricercare quelle che si rivelerebbero compatibili con le misurazioni dei modelli teorici.  In tal modo diventa possibile selezionare dei buoni candidati che risulterebbero dalle osservazioni.

Dopo anni di ricerca con l’aiuto anche dell’intelligenza artificiale il team di scienziati ha scoperto che più aumenta la superficie di copertura della megastruttura attorno alla stella, meno è probabile individuare la stella.

Superficie della stella coperta da una megastruttura (%)  Probabilità di trovare, su 260.000 stelle studiate, una sfera di Dyson (%)
10%< (1/1.000) = 0,1%
 50%< (1/10.000) = 0,01%
 90% < (1/100.000) = 0,001%  
Percentuale statistica di trovare una sfera di Dyson su 260.000 stelle studiate

Le percentuali di ritrovamento di stelle che sono compatibili con quelle sulle quali potrebbe essere installata una sfera di Dyson sono numeri troppo bassi. Questi risultati potrebbero scoraggiare la ricerca in quanto deriverebbe una forte difficoltà per la loro identificazione.

Tuttavia dobbiamo considerare che solo la nostra galassia (la via Lattea) dovrebbe avere un numero di stelle che varia tra i 100 e 400 miliardi.

Tale numero è indicato dall’Istituto Nazionale di AstroFisica (INAF).

La ricerca potrebbe essere estesa in altre zone e su quelle stelle che, come la nostra, potrebbero dare origine alla vita. Pertanto, scartando quella parte di stelle incompatibili con la vita, le percentuali aumenterebbero al punto tale che proseguire questi studi abbia un senso reale.

Quindi, per avere qualche speranza di elevare tale percentuale, si dovrà cercare tra quelle stelle dove la sfera di Dyson sia applicabile.

Prosecuzione della ricerca col telescopio spaziale

Per tutti questi motivi la ricerca, estremamente interessante, sta proseguendo, coinvolgendo varie università sparse sul nostro pianeta. Lo studio su un numero ridotto di stelle, compatibili con la ricerca stessa, aumenterebbe in modo significativo la percentuale di individuazione di tali megastrutture.

Quindi, la prima parte della ricerca consiste nella realizzazione di questa restrizione di oggetti da studiare e, quindi, nell’individuazione delle stelle papabili al ruolo richiesto.

L’obiettivo dell’enorme lavoro che si sta portando avanti è quello di poter ammettere l’esistenza di una megastruttura come quella della sfera di Dyson.

Per ora, la cosiddetta astronomia dell’infrarosso (branca dell’astrofisica che si occupa degli oggetti visibili nell’infrarosso) è attivissima anche con l’ausilio del James Webb Space Telescope.

Come detto, l’individuazione di zone emettenti radiazioni infrarosse risulta fortemente interessante. Infatti, l’onda elettromagnetica infrarossa è la prima caratteristica che potrebbe suggerire la presenza di una sfera di Dyson. Il fatto che molte università stiano investendo importanti somme di denaro, lascia pensare che i risultati raccolti dal satellite GAIA e dal James Webb Space Telescope abbiano fornito risultati importanti, tanto da incoraggiare il proseguimento delle ricerche.

La stella KIC 8462852

Nell’ambito di queste ricerche, uno dei risultati più bizzarri che ha fatto pensare ad una megastruttura attorno al proprio astro riguarda la stella KIC 8462852. Essa appartiene alla sequenza principale, è di classe F ed è situata nella costellazione del Cigno distante circa 1500 a.l..

Questo astro è anche noto come Stella di Tabby o di Boyajian, da Tabetha S. Boyajian, l’astronoma statunitense che effettuò studi su di essa.

Gli astrofisici dell’Instituto Astrofísico de Canarias (IAC) hanno osservato che essa sta perdendo luminosità in modo anomalo.

Il telescopio spaziale Kepler osserva contemporaneamente un campo di 150.000 stelle.

Guardando tra le costellazioni del Cigno e della Lira, ha trovato alcune variazioni molto strane nella curva di luce emessa dalla stella KIC 8462852. L’effetto è come se più oggetti ne attenuassero la luce passandogli davanti. 

In un articolo scientifico intitolato Planet Hunters X. KIC 8462852 – Dov’è il flusso? scritto in collaborazione da diversi astrofisici di varie università, vengono esposti i risultati delle loro indagini su queste strane variazioni di luminosità 

Dal 2009 al 2013 ci sono state variazioni molto curiose nella curva di luce della stella. Prima nel 2009 variazioni molto deboli, ma nel 2013 variazioni molto grandi fino al 20%.

Tra le ipotesi avanzate dai vari scienziati la causa più probabile è la presenza di un enorme sciame di comete che viaggia verso la stella.

L’articolo non nomina espressamente molti dei suoi autori.  Tra questi Jason Wirigt (Università della Pennsylvania) ha affermato che la curva di luce è coerente con megastrutture, come giganteschi pannelli solari attorno alla stella

I tipi di civiltà

Le megastrutture realizzate da una civiltà molto avanzata sembrano fantascienza, ma potrebbero essere possibili. Potrebbe essere una civiltà di tipo II. Negli anni Sessanta un astronomo russo fece uno studio per classificare ipotetiche civiltà extraterrestri in base al loro uso dell’energia. Si chiama scala di Kardašëv (pronuncia Kardaschof). Sono di tre tipi:

  • Tipo I – Una civiltà in grado di sfruttare tutta la potenza disponibile su un singolo pianeta. Saremmo nel tipo 0.7, quasi nel tipo I, avremmo ancora da 100 a 200 anni da percorrere.
  • Tipo II – Una civiltà in grado di sfruttare tutta la potenza disponibile di una singola stella. Sarebbe o potrebbe essere il caso della “possibile” civiltà” attorno a KIC 8462852, sarebbero stati in grado di creare quella che viene chiamata una sfera di Dyson di tipo sciame, che è una moltitudine di corpi in orbita attorno alla stella, corpi che possono essere l’equivalente di collettori solari o habitat spaziali su vasta scala, e avendo una densità sufficiente potrebbe coprire parte della luce della sua stella.
  • Tipo III – Una civiltà in grado di sfruttare tutta la potenza disponibile di una singola galassia.

Conclusione

Qualunque sia il risultato di tale osservazione, notiamo un enorme interesse per questa stella.

Molti radiotelescopi sulla Terra stanno puntando in quella direzione per vedere se raccolgono segnali intelligenti. 

Domanda: se esistono civiltà capaci di costruire megastrutture del tipo previsto da Dyson, possiamo pensare che l’esistenza di tali megaimpianti sia correlata ai viaggi interstellari?

Infatti, se una civiltà è in grado di mettere insieme una sfera di Dyson è anche capace di viaggiare nel cosmo, ma non solo viaggi interstellari convenzionali, anche quelli che noi riusciamo solo a immaginare come frutto della fantascienza e che ancora non siamo in grado neanche di studiare a livello teorico…

Fonte immagine: https://www.nibiru2012.it/sfera-dyson-kic-8462852-oscurata/