joker

Joker è un film del 2019 tra i più scioccanti degli ultimi anni è stato presentato dalla DC Extended Universe. Certamente è uno dei film più riflessivi sulla linea sottile tra bene e male.

Joker è un film psicologico del quale voglio parlare per evidenziare il legame tra la psiche e l’espressione artistica.

L’arte responsabile dell’emotività

L’arte, di qualunque genere essa sia, è uno dei linguaggi con i quali l’umanità riesce ad esprimersi poiché essa è capace di emozionare e scoprire le più profonde intimità psichiche della persona. Esiste sempre un forte legame tra quanto l’artista riesce a produrre e un altro soggetto (non tutti) che nel visionare l’opera artistica avverte delle emozioni.

L’artista utilizza colori, forme, suoni o parole per trasmettere un messaggio emozionale che può essere compreso ed interpretato – in modo diretto o indiretto – dall’osservatore. Non è detto, però, che le emozioni dell’autore dell’opera e l’osservatore possano coincidere, potrebbe anche essere un sentire molto differente, ma che comunque suscita emotività.

La bellezza e l’osservazione estetica sono costituenti basilari dell’arte e giocano un ruolo fondamentale nelle risposte emotive sia dell’artista, sia di chi ammira l’opera.

Alcuni studi scientifici hanno indicato come un’attenta osservazione di una certa opera d’arte possa attivare forme di pensiero che possono essere di natura piacevole od anche opprimente.

Un esempio lo abbiamo visto in un precedente articolo (la depressione) quando abbiamo parlato dell’urlo di Munch.

Il film Joker è un lungometraggio psicologico

Joker è un film psicologico che rappresenta un punto di osservazione dal quale poter osservare e conoscere alcune afflizioni mentali. Di queste, talvolta, non ne siamo assolutamente consapevoli fin quando tali patologie si evidenziano in modo grave e si rende importante l’ausilio psicologico.

L’espressione artistica (pittura, fotografia, scultura, film, ecc.) è intimamente collegata all’autore ed emana un messaggio che può, o meno, essere recepito dall’osservatore.

I processi mentali del regista e di chi ha costruito la trama del film indicano quanto lavoro abbia comportato la realizzazione della pellicola. Questo ci spinge ad uscire dai nostri spazi abituali per essere in un luogo non nostro e con altra gente e condividere con alcuni di essi l’esperienza estetica della visione dell’opera.

I film psicologici possono essere una finestra per conoscere alcune afflizioni mentali che neanche conosciamo e con le quali confrontarci.

Inoltre, attraverso i film di riflessione possiamo anche rilevare alcune anomalie nella nostra salute mentale che possono richiedere un’attenzione psicologica.

La trama del film

Joker è un film girato nel 2019 dove viene presentato un quadro chiaro della sofferenza che può avere una persona con un disturbo della personalità. La trama di questo film psicologico racconta la storia di Arthur Fleck, un clown con uno strano disturbo mentale che lo porta a soffrire di crisi di risa in determinate situazioni.

In conseguenza, questo personaggio vive molte situazioni ingiuste a causa di questa inconveniente.

Questa malattia finisce per tormentarlo e condizionarlo a tal punto che decide di farsi giustizia da solo e di diventare il famoso Joker che tutti conosciamo.

Questo è uno dei film sui disturbi mentali che più ci fa riflettere sui pregiudizi e sui maltrattamenti subiti dalle persone affette da queste patologie. Per questo motivo, è un’opera che va vista non solo per godere della sua incredibile storia, ma anche della grande riflessione sulla psicologia che ci racconta.

Inquadramento psicologico del protagonista

Arthur è cresciuto in un contesto difficile a tutti i livelli: affettivo, emotivo, economico, sociale. Non ha avuto alcun punto di riferimento, nessuna valida figura con la quale identificarsi. Da qui la sua incapacità a instaurare dei legami stabili. Il trauma causato dalle violenze vissute in famiglia, lo hanno portato a sviluppare un grave disturbo psichiatrico. Anche Arthur, come la madre, si isola in un mondo fittizio, dove ha l’illusione di vivere una realtà più accettabile attraverso un disturbo psicotico fatto di deliri e stati allucinatori. 

Le scarse attenzioni ricevute lo hanno portato a sviluppare la sensazione di non avere valore, di non essere visto, di non essere importante. Queste mancanze lo portano a sviluppare anche un disturbo depressivo. Arthur vive continuamente alla ricerca di una sua identità cercando di darsi una propria personalità. Ogni suo tentativo è fallimentare a causa della mancanza di punti di riferimento positivi da poter utilizzare come modelli ai quali ispirarsi. Arthur è infatti alla costante ricerca di esempi da imitare. 

Uno degli aspetti più contrastanti che emergono nel film è la sua iconica risata. Una risata patologica, completamente sconnessa dall’espressione del volto di Arthur, che ha il suono del terrore e della disperazione. La comicità è la sua purificazione, il suo modo per cercare di liberarsi dal costante dolore emotivo che non gli lascia mai tregua.

Solo quando uccide tre uomini che lo stavano aggredendo ottiene interesse e attenzione! 

Contemporaneamente, avvengono altri eventi negativi che influiscono sul suo equilibrio già precario tra cui la perdita del sussidio per i suoi farmaci che smette di prendere. Improvvisamente, Arthur perde tutti i suoi punti di riferimento.

Tutti questi eventi concorrono a far saltare la sua incerta stabilità e, a seguito di un crollo psicotico, Arthur dà vita a Jocker.

Chi è Joker

Ora non c’è più la necessità di un modello da imitare, né un qualcuno con il quale possa relazionarsi per un saldo legame. Arthur, nel turbine dei suoi pensieri ormai sconnessi genera il suo nuovo io. Un soggetto terribile con un nuovo nome, un’entità fisica dirompente guidata dal suo nuovo violento carattere.

Sparisce la sua risata paralizzante, legata al mandato materno di dover ridere sempre.

Da essere vittima di una società che promuove l’isolamento di chi è diverso, si trasforma nel suo carnefice.

Lo scompenso psicotico, che fa emergere in modo prepotente la patologia di Arthur, gli permette allo stesso tempo di avere una visione più consapevole della propria patologia.

Conclusione

L’importanza di una crescita sana guarnita da corretti rapporti sociali è indubbiamente la chiave di una buona crescita della persona. La mancanza di affettività od anche una errata affettività anche accompagnata da alcune forme d’incapacità possono stravolgere il soggetto. La reazione può essere duplice: accettare il suo status dato il suo carattere mite e remissivo o generare il proprio mondo nel quale realizzarsi. Spesso, questo, è un mondo che ha il sapore di rivincita sul prossimo e di eliminazione di chi ha causato, nel suo periodo infantile-adolescenziale dei blocchi psicologici che non lo hanno fatto emergere. Questo senso di ribellione porta spesso ad assumere caratteristiche violente.

Prima di arrivare a situazione irrecuperabili, l’apporto di uno psicoterapeuta risulta essere fondamentale perché, in situazioni simili a quella narrata nel film, si può riuscire a generare il proprio io sotto il controllo di un esperto con l’attenzione che questo sviluppo non straripi dagli argini del buon vivere.