La macchina di Anticitera: uno straordinario dispositivo che rappresenta il più antico calcolatore meccanico (analogico) conosciuto.
Premessa
La macchina di Anticitera è proprio un mistero? Forse ricadiamo nel mondo della fantascienza?
Le ricerche archeologiche, spesso, hanno portato a dei ritrovamenti di manufatti, costruzioni ed altro che hanno messo nel più serio imbarazzo i ricercatori-scienziati.
Il motivo di tale turbamento consiste nel dover datare una certa entità e comprendere come essa sia fuori dal tempo calcolato. In altre parole, non può dovrebbe esistere perché troppo sofisticata per l’epoca alla quale è stato calcolato che risalga.
Allora, come si giustifica una tale presenza?
In questo articolo parlerò proprio di queste incongruenze alle quali non possiamo dare una risposta esauriente e completa. Potremo solo navigare nel grande mare dei dubbi, delle testimonianze e delle supposizioni ragionevoli. La speranza è che ulteriori ricerche possano portare a nuove scoperte che svelino gli arcani misteri non risolti.
Concetti fuori dal tempo che non trovano una spiegazione, progetti troppo antichi e quindi anacronistici, oppure troppo avanzati per risalire all’epoca alla quale dovrebbero appartenere.
La storia
L’oggetto protagonista di oggi è la macchina di Anticitera.
La macchina di Anticitera (o meccanismo di Antikythera) è stata rinvenuta al largo dell’isola greca di Cerigotto (o Anticitera) a sud del Peloponneso). Nel corso della settimana di Pasqua del 1900, durante un’immersione un palombaro trovò i resti di una nave romana naufragata.
Questo oggetto è rimasto a lungo un oggetto misterioso. Solo recentemente, dopo un lungo e paziente lavoro di pulizia e restauro, si è scoperto il suo uso. Fungeva da meccanismo per costruire il movimento dei pianeti e delle stelle, oltre che per predire le eclissi di Sole e di Luna.
Il naufragio della nave romana (una corbita) avvenne intorno all’80 a.C.
La corbita era una nave da trasporto fornita di due-tre alberi. Su uno di questi si ponevano come segnale delle ceste (corbes) dalle quali ha preso il nome di corbita.
Nel 1901, dopo il recupero dei frammenti rinvenuti nei fondali (45 m. di profondità), il materiale venne trasportato presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene. Qui, gli scienziati addetti iniziarono i lavori di catalogazione e restauro.
Nel maggio 1902 un particolare oggetto richiamò l’attenzione dei ricercatori perché presentava tracce di scale graduate e ingranaggi e sembrava conservato in uno scrigno di legno.
Si comprese subito che il manufatto doveva rappresentare un meccanismo che inizialmente si pensò essere un astrolabio. Un tale apparecchio, però, ebbe una sua descrizione, per la prima volta, nel 625 d. C.. Questa circostanza causò molti interrogativi tra gli scienziati che stavano studiando i reperti.
Le antiche iscrizioni riportate su alcune parti della superficie dello strumento portarono a datarlo ad un tempo non anteriore al 100 a.C.. Quindi, il suo periodo di costruzione doveva risalire tra il 100 a.C. e l’80 a.C. (data presunta del naufragio).
Nel 1905 il filologo tedesco Albert Rehem avanzò per primo l’idea che si trattasse di una calcolatrice astronomica, una sorta di planetario.
Poi venne il silenzio e il disinteresse per questa strana apparecchiatura. Bisogna aspettare 46 anni, quando nel 1951 il fisico inglese Derek John De Solla Price si recò al Museo di Atene per studiare il marchingegno.
Ci vollero altri ventitré anni, con l’uso di moderne tecnologie, per arrivare nel 1974 alla pubblicazione di un articolo di 70 pagine. Qui lo scienziato descrive la sua interpretazione riguardante il funzionamento del dispositivo.
D.J. de Solla Price, Gears from the Greeks. The Antikythera Mechanism: A Calendar Computer from ca. 80 B.C., in Transactions of the American Philosophical Society, New Series, vol. 64, n. 7, novembre 1974, pp. 1–70, DOI:10.2307/1006146, ISBN 978-0-87169-647-2, JSTOR 1006146
Nel 1988 si ha la vera svolta: lo storico australiano dell’informatica Allan George Bomley e l’ingegnere inglese Michael Wright approfondiscono le ricerche. Il risultato straordinario è che riuscirono a costruire un modello funzionante della macchina.
Ancora altri 14 anni e Michel Wright perfeziona ulteriormente il funzionamento del dispositivo che ora riesce anche a calcolare la posizione dei pianeti.
Nel 2008, la rivista Nature, pubblica un articolo che indica i legami tra la macchina di Anticitera e le macchine simili realizzate da Archimede.
Nel 2010, ancora la rivista Nature pubblica un ulteriore studio che evidenzia come la macchina di Anticitera si basi più sui modelli astronomici babilonesi che greci.
Quindi, siamo alla presenza di un vero e proprio computer analogico dedicato ai calcoli astronomici. Con esso si calcola: posizione del sole, eclissi, posizione e fase lunare, posizione dei cinque pianeti conosciuti a quell’epoca (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno).
Le domande e le testimonianze
A questo punto sorge la domanda naturale: chi ha costruito un tale macchinario?
Il meccanismo di Anticitera è a volte citato tra i casi di OOPArt (Out of place artifacts), i cosiddetti manufatti fuori dal tempo. I sostenitori dell’archeologia misteriosa non lo riconoscono come un artefatto scientifico ellenistico, bensì un macchinario troppo avanzato per il tempo della scoperta.
Vediamo perché questa risulta una falsa notizia, una fake news. Qui di seguito riportiamo le testimonianze che demoliranno l’idea avanzata dai fautori dell’archeologia misteriosa.
Iniziamo con il considerare che:
- Secondo gli studiosi l’invenzione della ruota risale intorno al 3.500 a.C. in Mesopotamia dai Sumeri. L’uso che se ne faceva era per la lavorazione del vasellame.
- L’ingranaggio (o ruota dentata) è un’invenzione che si fa risalire all’antica Grecia, tanto che Archimede (Siracusa, 287 a.C.– Siracusa, 212 a.C.) già la usava.
- Posidonio di Rodi nato ad Apamea (Siria) nel 135 a.C.. Si trasferì a Rodi dove fondò la sua scuola tra il 95 e il 94 a.C.. Sia Cicerone che Pompeo Magno furono suoi allievi.
Dice Cicerone nella sua opera De Natura Deorum: … la sfera costruita dal nostro amico Posidonio che riproduce esattamente il moto diurno e notturno del sole, della Luna e dei cinque pianeti … e, ancora Cicerone nel De republica e nel Tuscolanae Disputationes fa riferimento ai planetari in bronzo costruiti da Archimede che mostravano la Terra, la Luna, il Sole, il mese lunare e le eclissi di Sole e di Luna. Questi planetari furono portati a Roma, dopo il saccheggio di Siracusa e la morte di Archimede.
Ancora altre testimonianze, poi, suggeriscono che le conoscenze necessarie per costruire la macchina di Anticitera erano già in possesso dell’uomo di allora.
L’altra domanda, allora, è perché con tali conoscenze il progresso si è improvvisamente arrestato per poi riprendere il suo cammino in epoca medioevale?
C’è da considerare che la politica adottata dalla dinastia dei Tolomei portò alla prodigiosa realizzazione che fu la biblioteca di Alessandria nella quale era conservato quanto di più scientifico, culturale ed economico esisteva a quel tempo.
La dinastia dei Tolomei è stata una dinastia ellenistica che governò il regno d’Egitto dal 305 a.C. a 30 a.C.. Dall’assunzione della corona da parte di Tolomeo I Sotere fino alla conquista romana e alla morte dell’ultima regina tolemaica, Cleopatra).
La distruzione di questa grande opera ha rappresentato una forma di suicidio scientifico, culturale e tecnologico. Come ci mostra la macchina di Anticitera, questo disastro ha ritardato per quindici secoli il progresso della scienza e della tecnologia.
Solo intorno al 1300 d.C. (in pieno Medioevo) tornò ad essere usata una tecnologia molto simile a quella della macchina di Anticitera.
Conclusione
Queste testimonianze ci permettono di pensare, senza troppi dubbi, che tale macchinario fosse compatibile con i tempi a lui assegnati tramite le tecniche di datazione. Quindi, quel dispositivo è sicuramente terrestre ed è il simbolo di quanto, in quel periodo, l’ingegno umano fosse progredito. La stupidità umana, l’arroganza dell’uomo ignorante, ancora una volta hanno frenato ciò che poteva rappresentare un salto di qualità della nostra civiltà. Il nostro cammino per raggiungere livelli più elevati di civiltà e umanità è ancora lungo.