Sito archeologico poco valorizzato!
Una delle curiosità che hanno molti turisti consiste nel conoscere quali siano state le origini dei primi esseri umani che abbiano calpestato il suolo delle isole Canarie.
Come prima cosa appare evidente che non possiamo spingerci in tempi molto remoti, quando cioè ancora l’uomo non sapeva navigare, ma dobbiamo pensare che solo quando l’uomo è stato capace, seppure in modo rudimentale, di allontanarsi dalla terraferma, hanno avuto luogo i primi insediamenti umani nelle isole vicine alla costa madre e via via, nel tempo, nelle isole sempre più lontane.
Così, anche per l’isola di Fuerteventura, la seconda isola in estensione dell’arcipelago canario e la più vicina alla costa africana (97 km) ci sarà stato un momento in cui un primo navigante abbia posto il suo piede sulla terra.
A questo punto le domanda che ci si pongono sono molteplici: “quando è avvenuto questo
evento? – prima o dopo l’ingerenza spagnola? – quale era l’origine morfologica di questi uomini? –
e così via, tante domande man mano che si venivano a scoprire i diversi reperti archeologici”.
Per rispondere a tutte i possibili quesiti, dobbiamo risalire fino al 1979, quando nella Grotta di Villaverde furono rinvenuti insieme, i resti scheletrici di due mahos : un uomo e di un bambino.
Malgrado l’evidente interesse archeologico che aveva suscitato tale ritrovamento, l’evento non causò quell’attrattiva che avrebbe meritato e la questione venne accantonata e non ebbe seguito.
Solo dopo 30 anni, precisamente nel 2018 si ripresero i lavori di scavo nel sito archeologico.
In questa seconda fase della ricerca è stato coinvolto anche il Consiglio Comunale di La Oliva che ha finanziato le operazioni di scavo.
Ha ceduto lo spazio comunale interessato all’evento.
L’analisi scientifica, effettuata per la prima volta, dei resti scheletrici della sepoltura di un uomo e di un bambino.
Nel 1979 la Grotta di Villaverde confermò un contesto storico preispanico.
La datazione dei resti scheletrici portò all’individuazione di un maschio di circa 40 anni e accanto a un bambino di quattro anni, situato in una strana posizione sulla testa dell’adulto.
Questa sepoltura ci ha fornito delle indicazioni sulla cultura aborigena riguardo il rito funebre.
Solitamente la sepoltura dei morti avveniva in grotte, sotterrati e avvolti in pelli.
Attualmente, invece, tali ritrovamenti archeologici hanno permesso, tra le altre cose, di sapere come i maho trattavano i loro morti. Veniva realizzata una sorta di sovrapposizione dei morti, separati da pietre e questa operazione fu compiuta per un periodo di circa 220 anni.
Un’altra interessante scoperta avvenne nel 2014, quando vennero ritrovati un femore ed un teschio.
Il ritrovamento fatto da un gruppo di pescatori nella zona di La Tonina, a La Oliva.
La scoperta è stata notificata all’Unità Beni Culturali del Cabildo de Fuerteventura che, in seguito, ha commissionato rilievi nella zona.
Questa documentazione ci ha mostrato un episodio di morte violenta tra i membri della società prehispanica di Fuerteventura.
Furono, successivamente, compiuti altri ritrovamenti archeologici, anche risalenti ad epoche più recenti, sempre a Villaverde. Nel 2017, Yeray García e Alejandro Alonso hanno deciso di fare delle indagini nella grotta di Punta de los Caletones per vedere quali segreti e tesori potessero essere custoditi.
Le Grotte e il senso di collettività preispanica.
Dalla grotta di Villaverde, nel 1979, a Punta de los Caletones, nel 2021, cinque sepolture scavate a Fuerteventura.
Una quantità minima che impedisce agli specialisti di creare tesi dalle basi solide.
Tuttavia, i primi dati ricavati da quel che abbiamo ci permettono già di stabilire alcune ipotesi.
Vediamo come le grotte avessero un senso di collettività: stiamo incontrandone di sepoltura collettive, dove sono rappresentate diverse parti della società, adulti e bambini.
Per tutto il periodo aborigeno (circa 1500 anni), le grotte sono state il principale luogo di sepoltura per gli aborigeni delle Canarie, sebbene fossero anche sepolte in tumuli funerari.
Con i pochi dati che abbiamo, ci azzardiamo a dire che a Fuerteventura erano sepolti in grotte, ma non escludiamo altre formule come tumuli funerari.
L’archeologia funeraria è stata la grande questione in sospeso negli studi archeologici di Fuerteventura.
Per decenni, gli archeologi hanno sentito che i resti dei primi coloni dell’isola erano gettati in mare o eliminati dalle guerre.
Sapevano anche, attraverso fonti orali, del ritrovamento di ossa umane mentre erano arate o in grotte in alto nella montagna.
Archeologia funeraria nelle grotte
In conclusione, possiamo affermare che si stanno ottenendo evidenti progressi nel campo dell’archeologia funeraria sull’isola.
Grazie anche al valido apporto di un team multidisciplinare che conduce i lavori, hanno individuato i luoghi che i Mahos hanno scelto per seppellire i loro defunti.
L’analisi delle ossa ci permetterebbe di conoscere la dieta degli antichi coloni, le malattie, le cause di morte e, addirittura, i segni di attività e stress che compaiono nei resti scheletrici ci danno la possibilità di sapere che tipo di attività i mahos svolgevano nel territorio.
Per ora, restiamo in attesa dei nuovi prossimi risultati che avremo dalle varie analisi in corso.
di Stefano Dottori