La dignità umana ha bisogno di un aggettivo che la connoti. Una volta non era previsto. E poiché la scelta tra poesie moderne che si richiamano alla dignità umana è immensa, ho optato per una poesia del 1895 quando con il termine Uomo si intendeva tutti gli esseri umani.
Poesia scritta da un britannico nato in India, autore di romanzi e racconti molto famosi. Rudyard Kipling, l’autore di “Kim, Capitani coraggiosi, Il Libro della Jungla” e di tantissimi altri testi divenuti popolari nel periodo del colonialismo inglese e non solo.
Forse non tutti sanno che durante la prima guerra mondiale Kipling scrisse in italiano un libro delle sue esperienze come inviato di guerra nel 1917 sulle montagne italiane.
Scelta che egli maturò dopo che il suo primogenito, partito volontario, morì in battaglia sul fronte in Francia nel 1915.
La poesia
Questa poesia, scritta quando il bambino aveva solo due anni, rivela ed espone quanta saggezza un padre vorrebbe trasmettere ad un figlio… ed il valore della dignità umana.
Il controllo di sé, anche quando si è messi alla prova dagli eventi negativi. L’aver fiducia in se stessi pur conservando la capacità di coltivare il dubbio.
Saper aspettare senza stancarsi (è una scoperta rivelatrice ed insolita in un padre di appena trent’anni).
Non cercare vendette, né cadere nella rete dei sogni e delle idee sterili. Sapere che trionfi e rovine mistificano la realtà, mentre quel che conta è la volontà di tener duro senza perdere l’umiltà e il buon senso.
Ci feriscono nemici e amici solo se ci lasciamo irretire e guidare dal fascino e dal potere. Il dono che non va mai sprecato è il tempo: la vera ricchezza irripetibile di un essere umano.
Che dire… “SE” sembrerebbe scritta per i nostri ragazzi tanto risulta attuale nella sua utopia paterna!
La poesia
Se…
di Rudyard Kipling
Se riesci a conservare il controllo quando tutti intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa; se riesci ad aver fiducia in te quando tutti ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
se riesci ad aspettare e non stancarti di aspettare e se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne, o ti odiano, a non lasciarti prendere dall’odio, e tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio; se riesci a sognare e a non fare del sogno il tuo padrone; se riesci a pensare e a non fare del pensiero il tuo scopo; se riesci a far fronte al Trionfo e alla Rovina
e trattare allo stesso modo quei due impostori;
se riesci a sopportare di udire la verità che hai detto distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi
o a contemplare le cose cui hai dedicato la vita, infrante, e piegarti a ricostruirle con strumenti logori;
se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite e rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
e perdere e ricominciare di nuovo dal principio e non dire una parola sulla perdita;
se riesci a costringere il cuore, tendini e nervi a servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
e a tener duro quando in te non resta altro tranne la Volontà che dice loro: “Tieni duro!”.
Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù, e a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente, se non riesce a ferirti il nemico né l’amico più caro,
se tutti contano per te, ma nessuno troppo: se riesci a occupare il minuto inesorabile dando valore a ogni minuto che passa,
tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
e – quel che è di più – sei un Uomo, figlio mio.
Conclusione
Tutto il poema è incentrato sulla dignità umana personale e poco orientato sul riconoscimento dell’altrui dignità. Ma si capisce se pensiamo alle smanie nazionalistiche nel periodo del colonialismo europeo.
Era un periodo dove ancora vigeva l’idea che si possedeva più dignità di altri popoli, anzi si era “dignitari” cioè espressione della dignità: quella d’elite, aristocratica.
Quella senza aggettivi.
Oggi il concetto di dignità umana è, almeno nelle definizioni, più democratico.
Ma questa è un’altra storia.