La Corsa del Manichino è un romanzo di E.C. Tubb che offre una visione provocatoria di un futuro distopico.
Torno così a parlare di Fantascienza Sociologica come ho fatto negli ultimi due articoli prubblicati: quello sul romanzo Megalopolis 2073 di Michael Elder e di Effetto Valanga di Mack Reynolds. Tutti autori rigorosamente britannici.
L’autore
E. C. Tubb, ovvero Edwin Charles Tubb è nato e morto a Londra nel 2010 a 89 anni. Nella sua lunga carriera ha lasciato più di 140 romanzi tra Fantascienza, Fantasy e Western, e oltre 230 racconti brevi.
In realtà la sua opera più conosciuta, in ambiente fantascientifico,non è la corsa del manichino ma la Saga epica di Dumarest: ben 33 libri, e una serie di rocconti brevi, purtroppo non tutti tradotti in italiano e non tutti dal costo economico. Ma tant’è…

La corsa del manichino: il romanzo
Pubblicato per la prima volta nel 1972, il libro presenta un mondo sovrappopolato in cui l’organizzazione PACE (Propaganda And Emotional Control ovvero Propaganda e Controllo Emozionale) cerca di mantenere la pace manipolando i cittadini attraverso i mass media e la repressione.
La storia ruota attorno a un piccolo manichino meccanico che corre freneticamente sulla scrivania, rappresentando metaforicamente la natura umana.
Sbattendo contro gli ostacoli, cadendo e rialzandosi senza meta,il manichino con questo strano comportamento rappresenta la perfetta immagine della razza umana di questo prossimo futuro distopico. Una razza umana che non vuole arrendersi a quella che non è altro che un’altra forma di dittatura.
Per inciso, non è un caso che la fantascienza sociologica sia prerogativa quasi assoluta degli autori europei piuttosto che di quelli d’oltre oceano. Lì non si sono vissute le atrocità delle dittature del secolo scorso, anzi, gli autori sono convinti di vivere nella più grande e migliore democrazia del mondo…
Ma torniamo al nostro romanzo.
Il protagonista de la corsa del manichino è Joseph P. Lincoln, il capo della PACE. Questa potente e onnipesente organizzazione è incaricata di manipolare la popolazione, tenendo a freno l’aggressività dei cittadini. Infatti, in un un mondo sovrappopolato come quello immaginato da Tubb, non c’è posto per la violenza semplicemente perchè basterebbe una semplice scintilla per scatenare la fine della civiltà.
Nasce così la necessita di controllare e reprimere il popolo con la PACE, la polizia specializzata e gli agenti segreti che, unitamente alla continua manipolazione dei mass media, garantiscono una vera pace universale. Ma è proprio così?
Il piccolo manichino, che cade ma continua a rialzarsi, per Tubb perfetta incarnazione dello spirito individualista britannico, che fine farebbe senza la sua tenacia e combattività? L’altra e, forse più inquietante domanda che si fa l’autore: può l’uomo conservare la sua condizione umana senza aggressività?

Conclusioni
Gli autori inglesi spesso hanno esplorato temi sociali, psicologici e filosofici attraverso la fantascienza. Ne sono esempi illustri i lavori di George Orwell “1984” e di Aldous Huxley “Il mondo nuovo”. Quello di E.C.Tubb non è che un’altra prova delle profonde radici culturali degli autori anglosassoni, che consciamente o inconsciamente, volenti o nolenti, non possono non influenzare le loro opere.
La soluzione proposta da E.C.Tubb in “La corsa del manichino” è forse scontata, ma è pur sempre una possibilità che lascia agli uomini il controllo del proprio destino.
Come sempre spero di avervi incuriosito e spinto a cercare il libro per leggerlo. Magari potete trovarne una prima edizione in qualche mercatino dell’usato, dove ho trovato la maggior parte di quelli della mia collezione. Nel frattempo vi saluto con il mio ormai consueto augurio di una:
Lunga vita e prosperità
Giampiero Sorce
Foto di copertina dalla mia collezione; foto dell’articolo generate dall’IA Dall-e di Bing