Incontro Gennaro in un bar dove sta gustando un caffè, rigorosamente ristretto, che da buon napoletano accompagna con un bicchiere d’acqua.
Siamo amici da anni e ci vediamo spesso, ne approfitto per fargli alcune domande.
Gennaro, tu sei stato uno dei primi italiani a venire a vivere alle Canarie
Si, arrivai nel 2002. In Italia lavoravo alla Pirelli, costruivamo impianti di fibre ottiche e ricevevamo parte dei materiali dagli Stati Uniti. L’attentato alle Torri Gemelli cambiò il mondo. Gli americani smisero per mesi di fornirci i materiali e io rimasi senza lavoro. Decisi di cambiare vita.
E venisti alle Canarie
Si, un’azienda veneta mi aveva incaricato di sviluppare alle Canarie sistemi di idroponia, ovvero la coltivazione che si fa nell’acqua invece che nel terreno. Una tecnica che qui allora era pressoché sconosciuta.
Quindi, per certi versi sei stato un precursore
Si, il sistema prese piede, facevo la spola tra tutte le isole, l’attività andava alla grande.
E poi?
Nel 2010 il titolare dell’azienda che rappresentavo perì in un incidente d’auto e cambiò tutto.
Adesso sei in pensione
Si, raggiunta l’età della pensione ho come si suol dire tirato i remi in barca ed oggi godo del meritato riposo.
Tu sei comunque testimone dei cambiamenti che sono avvenuti alle Canarie negli ultimi venti anni
Quando arrivai era tutto molto diverso, città come Vecindario dove vivo ora erano piccoli borghi circondati da coltivazioni di pomodori. Quella del “tomatero” era forse la professione più diffusa, poi le coltivazioni vennero trasferite in Marocco e qui rimasero le serre abbandonate, che a distanza di anni nell’incuria totale non offrono certo un bello spettacolo a chi visita l’isola.
L’autostrada che attraversa l’isola aveva solo due corsie, poche auto, c’era in assoluto una tranquillità ancora maggiore.
Gli italiani?
Eravamo pochissimi e tra noi ci conoscevamo tutti. Rispettatissimi dai canari che ci vedevano come persone in gamba e con tanta voglia di fare.
La percezione dei canari nei nostri confronti è cambiata
Oggi qui siamo veramente in tanti, quando senti parlare italiano per strada certo non ti stupisci, ma i canari sono tolleranti. E’ chiaro che come sappiamo tutti negli ultimi anni molti nostri connazionali hanno fatto danni, spesso piccole truffe, impegni non rispettati e cose del genere. Diciamo che la nostra immagine è un po’ scaduta.
Torniamo a te, la tua grande passione?
Certamente la musica. Sono napoletano e quando ero ragazzo suonavo con alcuni amici nei locali della zona. Formammo un gruppo che chiamammo ‘I Continental’.
Le disponibilità economiche erano modeste e quello che guadagnavo mi permetteva di pagarmi gli studi. Si terminava di suonare a notte fonda, si rientrava a casa con i mezzi pubblici e dopo poche ore di sonno si andava a scuola.
Ricordo che avemmo successo anche nel Salento, alcuni nostri pezzi rimasero a lungo nella hit parade locale.
Io ero il pianista dei Continental ed ancora adesso, a mezzo secolo di distanza, mi diletto a suonare il pianoforte, ahimè solo per me stesso.
Dove vedi il tuo futuro?
Alle Canarie sto bene, sono vedovo ed ho tre figli che vivono in Italia. Due, tre volte l’anno vado in vacanza da loro, mi godo i nipoti e sono felice.
Il mio futuro è certamente qui dove ho molti amici ed il clima è mite. Il freddo degli inverni italiani non lo sopporto più.
Grazie Gennaro, buona vita!