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Intervista – Un italiano che ha trovato il suo Paradiso terrestre qui a Gran Canaria. Le sue aspirazioni realizzate, il suo sogno di stile di vita concretizzato, la sua integrazione in questo nuovo mondo compiuta. Lui, Pier, e sua moglie, Sabrina, felicemente approdati a Gran Canaria vivono felici e integrati.

Intervista – Ho conosciuto Pier da un paio d’anni e in un recente incontro ho voluto chiedergli un po’ di cose che riguardano la sua scelta di venire con sua moglie, Sabrina, a vivere su quest’isola. Ecco, quindi, l’intervista.

Prima domanda dell’intervista: perché no Italia, ma sì estero?

Già da tempo l’idea dell’estero mi affascinava più che cambiare città rimanendo sempre in Italia.

Ho viaggiato molto in Italia e all’estero, ma non mi sono mai sentito così coinvolto dai luoghi visitati tanto da scegliere un posto od un altro.

Solo qualche anno fa feci un viaggio a Fuerteventura e sono rimasto particolarmente colpito per il paesaggio, il clima, la gente, una sorta di colpo di fulmine che poi si è esteso a tutte le isole canarie.

Perché Gran Canaria tra le altre?

Gran Canaria, sin dall’inizio di queste mie visite, ha rappresentato un punto di appoggio in quanto mia moglie ha uno zio che vive qui da vent’anni e spesso ci recavamo in quest’isola anche per questa parentela che, in ogni caso, ci assicurava un appoggio ed una sicurezza.

Siamo venuti per due anni in vacanza e abbiamo approfittato per girare quest’isola per lungo e per largo. Dal mare alle passeggiate attraverso i sentieri, abbiamo maturato col tempo una particolare attrazione. La sentivamo sempre più nostra e, giunto il momento della decisione, la scelta è stata facile. In realtà avevamo già scelto da prima nel nostro intimo.

Lascio l’Italia e vado in Gran Canaria. Quali aspettative?

Abbiamo maturato l’idea di trasferirci qui a Gran Canaria non appena si fossero verificate le condizioni (la mia pensione) per realizzare questo passo. Eravamo, io e mia moglie, convinti di attuare tale decisione. Sapevo che una tale scelta non è cosa da tutti, ma noi ormai avevamo deciso di realizzare questo sogno.

Vere e proprie aspettative non ne avevamo perché sapevamo molto bene cosa avremmo lasciato e cosa avremmo trovato a Gran Canaria. Quindi vogliamo un futuro dove poterci godere la vita finché è possibile, goderci il sole, il mare e le montagne di questa splendida isola, nonché godere di quella serenità che in Italia non avevamo per svariati motivi.

Naturalmente una scelta così ardimentosa non è da tutti, io e mia moglie però ci siamo riusciti.

Approfitto di questa intervista per aggiungere anche che io, essendo motociclista (motero in spagnolo), appartenendo ad un gruppo di motociclisti dell’isola, ho la possibilità di girare in modo capillare tutto il territorio e questo rende più elevata la mia qualità della vita essendo un appassionato motociclista.

Hai detto che trasferirsi su quest’isola non è cosa da tutti. Come individui le persone capaci di questo?

Sì, ribadisco, non è cosa da tutti! Per farlo occorre avere determinati requisiti.

I miei consigli per chi volesse trasferirsi alle isole Canarie riguardano soprattutto la tipologia dei pensionati. Qui i pensionati sono graditi e possono vivere una vita di buona qualità. L’aspetto sanitario è moderno ed efficiente e le eventuali carenze sono più o meno quelle italiane.

Va bene anche per coloro che vengono a svernare da queste parti dove la primavera è sempre presente e poi tornano in Italia nei mesi più caldi.

Qualche perplessità, invece, per chi vuole trasferirsi per venire a lavorare nell’arcipelago. Specialmente le persone di mezza età, tranne casi eccezionali, dovranno lasciare un lavoro sicuro in Italia per trovarne uno (se lo trovano) non sicuro su una qualsiasi isola canaria.

Solo chi dovesse avere delle particolari specializzazioni tecniche, che qui sono richieste, possono azzardarsi a trasferirsi e, dato che la domanda non è soddisfatta per mancanza di personale specializzato, il lavoro dovrebbe essere sicuro.

Ai giovani di 20/25 anni che hanno veramente voglia di lavorare (qui il lavoro è di natura turistica) e hanno un affermato spirito imprenditoriale possono provare a venire.

Bisogna adattarsi alle regole e al tenore di vita. A parte i pensionati, per tutti gli altri è comunque fondamentale conoscere lo spagnolo.

Prima di qualsiasi decisione è consigliabile fare un sopralluogo e studiare la situazione, i costi, la questione integrazione, documenti, ecc.. Solo dopo avere le idee chiare mi azzarderei a compiere un passo del genere.

Attenzione ai prezzi che dal periodo della pandemia sono sensibilmente aumentati.

Hai detto che sei un motociclista e che appartieni ad un gruppo. È una cosa che facevi anche in Italia?

Qui la realtà che ho trovato è molto bella, ma anche molto diversa da quella che frequentavo in Italia. Le attività del gruppo in Italia iniziavano verso marzo/aprile e cessavano verso settembre/ottobre per via del clima (io vivevo in Piemonte). Qui, invece, l’attività del gruppo viene svolta per tutto l’anno.

Ho conosciuto un gruppo di motociclisti che mi hanno accettato e sono entrato nel loro comitiva dove partecipo ad ogni evento presenziando il più possibile. La cosa non è semplice perché, in generale, il canario è abbastanza chiuso, ma con me sono stati molto accoglienti.

L’unica difficoltà che ho trovato è la lingua. Il canario ha un dialetto fortemente personalizzato (pensate ad un piemontese che parla in dialetto con un calabrese, riusciranno mai a capirsi?), così con il canario. Ho dovuto tralasciare il mio spagnolo e adeguarmi allo spagnolo canario (per quanto possibile).

Tuttavia, ritengo più importante uniformarsi alla cultura del territorio più che al modo di parlare, perché con le parole alla fine ci si intende, ma la cosa più importante è intendersi nel modo di vivere, nel cogliere la sensibilità delle persone.

Questo entrare nella particolare intimità con il popolo canario è una forma di integrazione che è difficile da realizzare senza l’empatia e l’aiuto reale della gente.

Il gruppo è stato importante perché mi ha dato la possibilità di integrarmi, anche mia moglie, nel mondo quotidiano di queste persone.

Dato che dici di esserti integrato nella vita canaria, puoi dirci come sono questi canari?

Certamente la persona canaria è molto semplice, non ha bisogno di etichette per farsi notare, né simboli, è spontaneo e diretto. L’integrazione con loro consiste anche nelle piccole cose, accettare i loro orari dei pasti, molto posticipati rispetto ai nostri, gli appuntamenti approssimativi, gli appuntamenti per qualche attività del giorno dopo, spesso non mantenuti ed altre piccole mancanze che comunque non creano particolari problemi nei rapporti sociali. Per loro qualsiasi momento è buono per mettersi seduti al bar davanti ad una birra a chiacchierare. Non ci sono disuguaglianze sociali. Ci può stare un funzionario della pubblica amministrazione, l’operaio, il disoccupato, tutti uguali.

Mia moglie, Sabrina, invece, ha un carattere molto aperto ed espansivo, infatti lei si è integrata molto prima di me.

Ultima domanda dell’intervista: Progetti per il futuro?

Viaggi, una volta ogni uno/due mesi, vogliamo visitare la Spagna in modo più approfondito. Abbiamo comprato una casa che ci dà una certa sicurezza.

Il gruppo motero è molto dinamico e collegato anche con altri gruppi delle altre isole e quindi ci sarà la possibilità di realizzare interessanti escursioni motociclistiche.