giulio

Origini dell’idea degli incontri di letteratura spontanea

   Molti mi hanno chiesto da dove provenisse mai questa idea. Provo quindi ora un po’ a fare mente locale ed a spiegarlo anche a me stesso…

   Agli inizi degli anni ’70 ero alla facoltà di Giurisprudenza a Roma. Era il periodo delle contestazioni e delle occupazioni in generale, ma la nostra era una facoltà un po’ speciale. Nelle altre c’era il movimento studentesco, tante ragazze e ragazzi vestiti di tutti i colori, che si agitavano dappertutto e sembravano sempre avere molte cose urgenti da fare. Da noi si entrava invece a passo lento, spesso con il vestito e la cravatta, si dava del lei pure al custode ed agli assistenti. 

   Anche la nostra facoltà fu poi occupata, ma da fascisti, travestiti da studenti del movimento. Avevano rubato documenti compromettenti, tipo raccomandazioni e favoritismi vari, e con questi ricattavano i potenti “i baroni” della facoltà: insomma diciamo che lì c’era proprio un gran brutto ambiente, spesso pure pericoloso.

   A volte allora me ne andavo in giro nelle altre facoltà a respirare un po’ d’aria pulita. Mi trovavo bene specialmente alla facoltà di Lettere: scritte variopinte sui muri, carta e giornali in terra ovunque, gran frastuono di voci e di grida, sguardi sinceri e tutti che si davano finalmente del tu.

   In una di queste mie ricorrenti e ricostituenti peregrinazioni, incontrai una simpatica coppia di studenti che mi parlò di un loro interessante gruppo teatrale. Se ne andavano in pratica in giro nei quartieri di Roma a presentare il TRIBUNALE RUSSEL, Tribunale internazionale contro i crimini di guerra americani in Vietnam. L’idea era troppo bella. Cercavano un tecnico delle luci. Mi aggregai subito. Avevo trovato il mio gruppo.

   Lo spettacolo era affascinante. Si apriva con informazioni generali sui crimini umanitari commessi con regolarità dagli americani in questa guerra. Poi venivano le varie testimonianze. Quando era tutto buio, io accendevo un faro (sic!) che illuminava uno studente in ginocchio e con le mani giunte, vestito da contadino vietnamita, forse a volte un vietcong chissà, che raccontava quando, come e perché era morto e insieme a chi, pur se innocente/i.

Le storie erano vere e struggenti. Alla fine la gente era commossa ed anche noi stessi del gruppo teatrale sempre lo eravamo.

Gli incontri di letteratura spontanea…

   Ecco, molti anni dopo, qui a Monaco, 20 anni fa ormai, ho ripensato a queste testimonianze. Ho pensato poi invece a testimoni oculari della propria vita, che si raccontino agli altri. Non più a mani giunte, né in ginocchio, né dall’oltretomba, ma ora, in vita, adesso. Funziona ancora.

di Giulio Bailetti