L’importanza di non importarsene

È da tempo che non scrivo, e mi dispiace. Ma se devo essere sincera, ne avevo bisogno. 

Sto vivendo un momento della mia vita davvero strano, non lo definirei complesso. Forse non so come defirnirlo, probabilmente un periodo di transizione, di caos. Ti dicono che a trent’anni sei già un adulto al 100%, con la macchina, un lavoro stabile, a volte una casa, la maggior parte con figli. O che per lo meno, già dovresti sapere chi sei, cosa vuoi dalla vita, qual è il tuo obiettivo. 

Il mio cervello ha deciso che tutto questo peso psicologico di cui si alimentano le mie paranoie mi mandasse in cortocircuito. E così ho smesso di scrivere, di leggere, di guardare il cellulare, di uscire con le amiche. Ho vissuto come in una bolla per tutto questo tempo, e più mi isolavo e più mi sentivo in colpa, perché dentro di me sentivo di peggiorare la situazione. 

Finché una notte quella bolla non l’ho sognata per davvero. Ho avuto il mio primo episodio di paralisi del sonno. Il cervello sveglio, il corpo no. Io che provo a respirare, io che cerco in tutti i modi di svegliarmi perché mi manca l’aria ma il corpo non risponde e sembra essersi dimenticato come inalare ed esalare. 

Davvero posso arrivare a farmi tanto del male? 

Si, ho messo in pausa la mia vita proprio nel momento in cui il mondo esige che dia il massimo. E allora? 

L’importanza di non importarsene. Ecco cosa ho capito. 

Che va bene, che ognuno ha i suoi tempi, la sua vita, il suo passato. 

Vorrei gridare alla gente quando mi dice “si ma hai visto che macchina si é comprato quello?”, ecco vorrei dire loro “ma la stessa persona si intristisce quando vede un senza tetto? Riesce ad amare una pianta?”  Perché per me questa é la forma di valutare l’evoluzione umana, e non una scala al successo. Vorrei dire al mondo che ho cambiato i miei parametri di giudizio sulla vita e questa é stata una rivoluzione che ovviamente ha comportato una pausa dal mondo. 

Vorrei dire che nel 2024 non sono riuscita a comprarmi una macchina, ma che ce l’ho fatta a fare pace con la me bambina, a perdonare e ringraziare la vita per quello che mi ha tolto e che mi ha dato. 

E che non mi importa nulla della carriera, della società che ci dice che abbiamo bisogno dell’ultimo iPhone, di vestiti sempre nuovi e che ci impone di autosabotarci ricercando sempre quel qualcosa in più che ci manca per essere felici.

Io ho tutto ciò che possa desiderare, non mi manca nulla, assolutamente nulla. So che secondo i canoni, dovrei sempre avere cose da fare, correre qua e la, investire, pensare ai soldi, alla carriera. Ma il mio percorso va in un’altra direzione. Punto alla serenità, alla pace interiore, a regalare tutto l’amore che ho, affinché un domani la gente di me non si ripartisca beni materiali, ma ricordi di dolcezza e di bontà.

So che tutto ciò potrà risuonare retorico, ma l’importanza di non importarsene è anche questa. 

Qualcuno riconoscerà nelle mie frasi la banalità dei bigliettini dei baci perugina, altri diranno che ho scoperto l’acqua calda. In pochi mi leggeranno, perché un titolo così strano non incuriosisce nemmeno. Eppure io sento che questa verità l’ho fatta mia, anche se suona semplice e banale.

Einstein diceva che se non riesci a spiegare una cosa in maniera semplice è perchè non l’hai capita abbastanza. Ecco, io forse dentro di me l’avevo già capito, dovevo solamente accettarlo.

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