Il James Webb thelescope sta mettendo in crisi una buona parte delle attuali conoscenze scientifiche grazie alle nuove e continue scoperte che sta ottenendo nel suo viaggio spaziale.
Partenza del James Webb thelescope
Il 25 dicembre 2021 un razzo europeo Ariane 5 si è alzato in cielo dallo spazioporto della Guyana francese portandosi il telescopio più costoso mai costruito dall’umanità. La partenza è stata piuttosto sofferta, vari ritardi, continue piccole modifiche, ma finalmente il telescopio James Webb ha potuto iniziare il suo viaggio spaziale.
All’epoca nessuno sospettava quello che sarebbe successo solo pochi mesi dopo: più che altro ci si aspettavano conferme ed eventuali altre scoperte in linea con quanto conosciuto. Invece, ciò che il grande occhio del telescopio ha scoperto ha affascinato, ma anche sconvolto tutte le attuali teorie sull’origine e sulla natura del cosmo.
Le difficoltà prima della partenza
Quante volte è capitato che al cospetto di un capitolato i prezzi preventivati immancabilmente slittassero verso l’alto bloccando il proseguimento dei lavori? Così per questo telescopio: i problemi tecnici presentati in corso d’opera hanno fatto lievitare i costi del progetto in modo così repentino che il Senato degli Stati Uniti era sul punto di bloccarlo. Fortunatamente, il progetto non era solo americano, infatti in questo lavoro, accanto agli Stati Uniti con la NASA c’è l’ESA (Agenzia Spaziale Europea) e l’Agenzia Spaziale Canadese (CSA o ASC). Assieme hanno sostenuto tutti i costi aggiuntivi e, come detto, il 25 dicembre 2021 il telescopio è decollato alle 12:20 ora locale a bordo del potente veicolo di lancio (Ariane 5) dal centro spaziale europeo di Kourou nella Guyana francese.
Il primo obiettivo era quello di portare il telescopio nel cosiddetto secondo punto di Lagrange L2.

Poiché L2 è un punto di equilibrio instabile in cui le accelerazioni gravitazionali esercitate da Sole e Terra costituiscono delle accelerazioni centripete. La loro somma consente al telescopio di compiere una traiettoria chiusa intorno al punto di Lagrange nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole. La particolarità di questa orbita è di allineare il telescopio lungo un asse teorico, permettendo allo scudo termico di proteggerlo dalla luce e dal calore di Sole, Terra e Luna.
I migliori candidati per la realizzazione di questo primo traguardo era l’uso del razzo Ariane 5 e il centro spaziale guyanese Kourou.

Quando James Webb si è separato completamente dal razzo di spinta (in varie fasi) è entrato in orbita terrestre ha aperto lentamente le sue vele solari.
Per garantire al telescopio la snellezza e la protezione necessaria durante il lancio gli ingegneri hanno progettato tutti i componenti del telescopio. Il dispiegamento dei pannelli solari ha avuto varie fasi ed è stato completato l’8 gennaio 2022.
Il viaggio verso l’alba dell’universo (?)
Grazie al telescopio spaziale James Webb, dovrebbe essere possibile guardare ancora più in profondità e ancora più indietro nell’universo. Osservare cosa è successo poco dopo il Big Bang, trovare indizi sulla formazione e l’evoluzione di galassie, stelle e altri sistemi planetari. Inoltre altri obiettivi della missione includono l’osservazione della materia oscura e dell’energia oscura e l’individuazione e l’analisi di esopianeti.
La NASA ha definito la missione un viaggio agli albori dell’universo e, dai risultati finora rilevati, si sbagliava di grosso.
Dai risultati ottenuti sono venuti fuori tanti elementi che hanno smentito l’ipotesi del Big Bang. Invece di trovare galassie sempre più piccole man mano che si guardava indietro nel tempo, Webb ha scoperto galassie giganti che esistevano già da 200 a 400 milioni di anni dopo il Big Bang. Questo non può essere secondo le affermate teorie sull’origine dell’universo (troppo poco tempo per strutture così complesse). A quel tempo, infatti, dovevano esistere solo alcuni sistemi stellari e i primi raggruppamenti di stelle.
La teoria del Big Bang è stata considerata per circa 100 anni come una verità quasi inconfutabile, anche se mai nessuno ha mai fornito una prova di correttezza. Questa teoria risale al lavoro dell’astronomo Georges Edouard Lemaître che nel 1927 giunse alla conclusione che l’universo ebbe origine da un unico punto dal quale si sarebbe evoluto in un periodo di circa 13,8 miliardi di anni espandendosi fino alle dimensioni attuali dopo quell’unico evento iniziale.
Le varie osservazioni sembravano confermare questa visione e sembrava abbastanza probabile che l’universo avrebbe continuato a espandersi in futuro. Anche l’astronomo Edwin Hubble, da cui prese il nome il telescopio, anche lui in viaggio spaziale, si basò sul ragionamento di Lemaître. Hubble scoprì che altre galassie si stavano allontanando da noi e che le galassie lontane si muovevano più velocemente di quelle vicine. Questo portò l’astronomo a concludere che l’universo era ancora in espansione poiché gli oggetti del cosmo si stavano allontanando.
La visione attuale
Attualmente, gli scienziati si rendono conto che c’è qualcosa di sbagliato in questa teoria. L’evidenza non ammette più scuse e la scienza è in forte imbarazzo. Gli scienziati restano sbalorditi davanti ai primi risultati fotografici ed ai relativi dati astronomici. Tuttavia alcuni di essi stanno cercando di minimizzare queste evidenze fornendo spiegazioni dai contenuti piuttosto discutibili. Altri ricercatori, che non riescono a digerire i nuovi fatti, sperano in errori nelle misurazioni realizzate. Una prima verifica dei risultati ha comunque confermato l’esattezza dei calcoli.
Le situazioni imbarazzanti vanno oltre perché l’apparente espansione dell’universo potrebbe essere una strana illusione ottica: il fatto è che gli oggetti nello spazio come le galassie non sembrano ridursi all’aumentare della loro distanza, anzi, oltre un certo punto, dovrebbero apparire sempre più grandi man mano che la loro luminosità diminuisce. Semmai la rappresentazione delle galassie nelle immagini del nuovo telescopio mostra segni di non espansione dello spazio e questo è un problema, un’altra indicazione del fatto che tutte le teorie sull’origine del cosmo sono errate.
Il telescopio James Webb mostra le galassie a forma di dischi incredibilmente lisci senza alcun segno di collisione. I modelli sono perfettamente a spirale. Il loro aspetto e quello delle nostre galassie odierne sono simili, i dati hanno mostrato che all’epoca, erroneamente chiamata Alba cosmica, c’erano circa 10 volte più galassie a spirale liscia di quanto previsto dalla teoria.

Un altro problema è che, secondo le teorie precedenti, le galassie possono crescere fino alle dimensioni che hanno queste galassie senza collisioni, però in quale altro modo si possono spiegare queste galassie perfette e molto antiche?
Siamo al punto che dobbiamo considerare l’universo molto più antico di quanto si pensasse e che il Big Bang potrebbe non essere mai avvenuto.
La datazione dell’età delle stelle
Abbiamo a disposizione una tecnologia unica per ricavare moltissime informazioni da vari puntini che riempiono le foto inviate dal telescopio Webb. Questo apparecchio utilizza una serie di filtri per catturare immagini nella regione infrarossa dello spettro. Questo permette agli astronomi di rilevare il colore delle galassie, le frequenze di colore permettono agli astronomi di determinare l’età delle stelle in quelle galassie. Le stelle più fredde sono gialle o rosse mentre quelle più calde sono blu. Gli oggetti lontani appaiono rossi nell’immagine, mentre quelli vicini sono bianchi o bluastri.
Da questa poca luce i filtri del telescopio sono in grado di individuare le caratteristiche delle singole stelle. Così conosciamo le dimensioni, la luminosità, il numero di stelle e la loro densità.
La più alta qualità delle immagini è talmente elevata che ora sono possibili varie interpretazioni dall’esito più attendibile, contrariamente alle precedenti immagini (inviate dalla sonda Hubble) che risultavano poco nitide.
Ora, con questo nuovo telescopio, in futuro avremo altre immagini per cercare altre verifiche sul tempo di vita dell’universo (13,5 o più miliardi di anni?).
Dovremo ancora cercare indietro nel tempo per avere certezze sulla nuova situazione, dovremo guardare il più lontano possibile. Se si dovessero sempre più galassie che esistevano già e che erano ricche di stelle, gli scienziati possono essere certi che il Big Bang non è avvenuto.
Allora? Tutta l’astrofisica è da rifare? Vedremo nel prossimo futuro le nuove prime ipotesi che gli scienziati saranno in grado di fornire.
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