nicoloso

Le Canarie all’orizzonte del mondo medievale. Dopo “Malocello”, l’enigma “Nicoloso. 2^parte

Lo stretto legame esistente con la chiesa di Nostra Signora del Carmine di Genova, nei pressi della quale dovevano probabilmente abitare Nicoloso e i suoi congiunti, è confermato dal testo di una perduta lapide, datata 20 dicembre 1364, riportato da un erudito settecentesco (D. Piaggio, Epitaphia, sepulcra et inscriptiones cum stemmatibus, marmorea et lapidea, existentibus in ecclesiis genuensibus, 1720: Genova, Civica Biblioteca Berio, mr. V, 4, 1, c. 255):

«DOM MCCCLXIIII die XX decembris. Frater Magister Petrus de Albertis papiensis cum eius conventu Ordinis Fratrum Sancte Marie de Monte Carmeli eo obligante imperpetuum celebrari unam messam pro anima Nicolosii de Recco et heredum suorum pro beneficio magno recepto ab eo et recepturo».

L’anno di morte di Nicoloso ricavabile dalla lapide non coincide con i dati provenienti da una fonte erudita del XVI secolo (Origine delle famiglie di Genova, Archivio di Stato di Genova, ms. 170, cc. 743r, 744r), la cui attendibilità non è pienamente accertata, secondo la quale Nicoloso sarebbe stato membro del Consiglio degli Anziani del Comune nel 1352, 1356, 1371, 1376 e 1387.

Tali date non escludono una nascita all’inizio del secolo, tuttavia le ultime tre date potrebbero riferirsi a un personaggio omonimo (la fonte in questione non è esente da simili confusioni), mentre le altre due appaiono molto più probabili e compatibili con una morte nel 1364.

Nicoloso nobile

Il rango nobiliare generalmente attribuito a Nicoloso nella storiografia non appare del tutto certo; sicuramente era assai ben inserito nei circoli del potere economico e politico di Genova, come dimostrano il matrimonio di suo fratello con una de Castro e il suo stesso matrimonio con la figlia di un altro nobile, Guglielmo Cattaneo, dalla quale ebbe il figlio Michele, che compare in un atto notarile del 1352 in qualità di testimone.

Il complesso di questi dati consente di tracciare un ritratto di Nicoloso coincidente con quello di altri facoltosi uomini d’affari della Genova del tempo: impegnati nel commercio e nell’amministrazione cittadina in posizioni di responsabilità, in rapporto con il nuovo potere popolare, ma legati alle famiglie della vecchia aristocrazia che fino al 1339 avevano dominato la città.

Nicoloso in Portogallo

In effetti, la sua impresa di navigatore evidenzia proprio questo aspetto, dato che è assai probabile che si trovasse in Portogallo al seguito dell’Almirante Mor, il nobile genovese Emanuele Pessagno, il quale, nel siglare il contratto che aveva legato ereditariamente lui e i suoi discendenti alla Corona portoghese.

Ai tempi di re Dionigi I, padre di Alfonso, si era espressamente impegnato a tenere costantemente a disposizione della flotta reale un gruppo di venti «homens sabedores de mar» di origine genovese, che dovevano formare i “quadri superiori” degli ufficiali della marina portoghese.

Da parte di qualche studioso si ipotizza che tanto Malocello quanto Nicoloso fossero parte di questo gruppo di tecnici raccolto intorno all’ammiraglio e ai suoi figli e che pertanto abbiano guidato le missioni di esplorazione nell’Atlantico in qualità di ufficiali regi.

Entrambe le imprese si inseriscono nel programma di esplorazione dell’Atlantico meridionale lungo le coste africane iniziato con la spedizione organizzata nel 1291, con il finanziamento di Tedisio Doria, dai genovesi Ugolino e Vadino Vivaldi, di cui non si era avuta più notizia dopo un’ultimo avvistamento al largo delle coste marocchine.

Quest’impresa, descritta con inusitata ampiezza negli Annali redatti da Jacopo Doria, doveva essere ben presente al Pessagno che probabilmente suggerì al sovrano portoghese di riprendere l’iniziativa e allo scopo mise all’opera alcuni dei suoi collaboratori.

Le operazioni nascoste…

Il fatto che tutto avvenisse, sia pure a opera di genovesi, con l’organizzazione e sotto l’egida del re di Portogallo può contribuire a spiegare il silenzio delle fonti genovesi in proposito, un silenzio rafforzato dalla segretezza di cui già allora i portoghesi tendevano a nascondere le loro operazioni di esplorazione oceanica.

Nonostante nella carta nautica di Angelino Dulcert del 1339 compaiano per la prima volta alcune delle Canarie, tra cui l’isola Lanzaroti Maroxelli, come dimostra lo stesso passo dell’opera di Giovanni Boccaccio nel quale viene rimarcato che Nicoloso si rifiutò di dare ulteriori particolari sulla sua impresa ai mercanti fiorentini Bardi con i quali aveva comunicato a Siviglia.

Le sue spedizioni.

Anche le date delle due spedizioni e dell’incontro di Nicoloso con i suoi interlocutori a Siviglia sono assai significative: fino al 1336 la guerra in corso con la Castiglia aveva di fatto impedito l’organizzazione di qualunque spedizione che andasse al di là di un semplice sondaggio, come quella di Malocello.

Ma non appena il riavvicinamento castigliano-portoghese in funzione antimarocchina ne offrì le condizioni, i portoghesi si affrettarono a intraprendere la spedizione più poderosa, organizzata e guidata da Nicoloso, che ebbe luogo poco tempo dopo che le flotte congiunte portoghese e castigliana, guidate entrambe da ammiragli genovesi, ebbero sbaragliato quella marocchina nella battaglia del Rio Salado, nel 1340.

Il manoscritto

L’attenta ricognizione testimoniata dal racconto tramandato dal manoscritto fiorentino, nel corso della quale presumibilmente vennero toccate per la prima volta anche le Azzorre e Madera, indica chiaramente che i portoghesi erano all’epoca più interessati a trovare basi di appoggio per la loro navigazione, o eventuali ricchezze, che non a colonizzare le isole.

Ma è soprattutto notevole per l’attenzione “antropologica” nei confronti degli indigeni, i guanci, che anticipa le caratteristiche di molte delle cartas de descubrimento indirizzate nei secoli successivi dai navigatori lusitani alla Corte di Lisbona.

Forse anche per sviare l’eccessivo interesse suscitato nei suoi interlocutori, Nicoloso sostenne che nelle isole non vi era niente che presentasse un reale interesse commerciale e che pertanto si era deciso di non proseguire nell’impresa.

In realtà, probabilmente, il rinvio di ulteriori esplorazioni era legato anche all’esigenza di concentrare le forze navali nella campagna intrapresa da Alfonso XI di Castiglia con l’appoggio portoghese per sottrarre definitivamente alle forze islamiche il controllo dello Stretto di Gibilterra e che non a caso aveva suscitato interesse e simpatie negli ambienti del governo genovese.

Nicoloso doveva quindi presumibilmente trovarsi a Siviglia con la squadra navale portoghese ed è possibile che sia rientrato a Genova nel 1344, dopo che la presa di Algeciras ebbe messo fine alla campagna. alcuni.

Perché compagni di viaggio?

Si può, a ragione, ritenere l’esistenza d’un forte legame tra le due facoltose famiglie e questo in base ad atti rinvenuti negli archivi genovesi.

La riflessione a questo punto si amplia fino ad giungere a formulare ulteriori ipotesi (peraltro d’un certo fondamento) che vorrebbero il viaggio alle Canarie del 1341 compiuto da Nicoloso da Recco e Angiolino del Tegghia di Corbizi sotto la guida “esperta” di Lanzarotto Malocello che ben poteva essere il comandante della terza nave di quella spedizione da Lisbona alle Canarie.

Ciò giustificherebbe ampiamente il poco tempo impiegato (soltanto cinque giorni) per giungere a Lanzarote, considerato che il Malocello aveva già conoscenza diretta di quella rotta. Viaggio, dunque, come consolidamento d’una amicizia già forte.

Di questa amicizia familiare, continuando nel nostro lavoro di scavo, abbiamo riscontro in un testamento redatto alla presenza del Notaio Giacomo Casanova, risalente all’anno 1350, precisamente il 21 dicembre, di tale Despina Bestagno quondam Guglielmo, sposa di Nicolino Malocello. 

Il documento tratta di alcune somme di danaro destinate alla sua sepoltura nella chiesa di San Francesco di Genova e dallo stesso apprendiamo l’esistenza di legami matrimoniali. La citata Despina, vedova di un Fieschi, si sposa con un Malocello (Nicolino) e, poco dopo, anche la di lei figlia, Francolina, convolerà a nozze con un altro Malocello, di nome Giacomino, figlio del suo secondo marito Nicolino.

Al termine dell’atto troviamo tra i testimoni Nicoloso da Recco, a confermare i legami esistenti tra la famiglia di Nicoloso e quelle dei Fieschi e dei Malocello.                                        

Tuttavia, intrecci e misteri persistono e aleggiano, ancora oggi, sui due personaggi ai quali le attuali Isole Canarie devono, senza dubbio, riconoscenza per l’ingresso nella storia moderna.

di Alfonso Licata

  • Presidente della Società Dante Alighieri – Comitato delle Isole Canarie
  • Presidente del Comitato Internazionale del VII Centenario della riscoperta delle Canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello (1312-2012)