Dopo aver parlato di Forza, passiamo al Coraggio.
Il coraggio ha in sé per definizione la radice ”cuore” e non è, come tendiamo a semplificare, il contrario della paura né il contrario del disincantato nichilismo. È la trasformazione della paura in desiderio di agire, in bisogno d’affrontare le potenziali angosce con un forte senso di giustizia: costi quel che costi.
E il costo può rappresentare il sopportare un grave disagio, una morte sicura, il disconoscimento delle proprie opinioni, l’affrontare pericoli e impopolarità per amore di giustizia e della verità. La radice “cuore” non va quindi intesa solo come fonte di emotività, ma anche come capacità d’intelletto, di pensiero.
Il coraggio ha in sé per definizione la radice”cuore”… È la trasformazione della paura in desiderio di agire
Sappiamo anche che l’eccesso di coraggio rasenta la sfacciataggine e l’impudenza. Una sorta di incoscienza che ci permette di accantonare le conseguenze pericolose per sè e per gli altri. Una sfida alla vita.
Alcuni “coraggiosi” cercano la morte, pensiamo agli aviatori kamikaze giapponesi nella seconda guerra mondiale. Il coraggio è una forza d’animo che produce adrenalina e capacità reattiva del tipo “combatti o fuggi”. Anche per scappare servono muscoli reattivi e una risposta veloce.
E se decidi di restare?
Se decidi di restare, combatti e affronti la lotta. Se scegli di fuggire, eviti la morte. In entrambi i casi scegli di vivere. Non c’è nessun giudizio di valore, scegli la sopravvivenza. Avviene tutto in poche frazioni di tempo ed il risultato della scelta comunque non è mai certo.
Il coraggio presuppone anche un bene ed un affetto derivato che spesso non è individuale o del singolo, ma è collegato ad altri che ne trarranno vantaggio.
Pensiamo ai sacrifici dei martiri di tutti i tempi, ai minatori, ai pompieri, a quei mestieri che concorrono alla sopravvivenza e alla difesa della vita altrui. Professionisti del coraggio. Esiste anche un coraggio silenzioso, una dedizione che rasenta la passione e l’abnegazione come quella dei medici volontari, dei soccorritori e degli astronauti. Ho sempre ammirato chi cerca di valicare frontiere inesplorate e scoprire mondi sconosciuti.
Se ci pensiamo ci vuole molto coraggio a prendere il largo su un natante senza sapere se il vento sarà costante e ci permetterà di fare la circumnavigazione di un continente o del globo terrestre. Oggi ci limitiamo a salire sull’aereo o sulla nave da crociera dove fa tutto il macchinario e il computer di bordo. Noi ci limitiamo a guardare fuori dall’oblò.
La poesia
Per tornare al coraggio vi dedico una delle poesie che ho scritto pensando ad un momento particolare. Mi è venuto facile trasformare l’io in noi. Quando corri in aiuto non lo fai solo per te e così non sei mai veramente solo.

Da “Diacroniche Le poesie nel Tempo passato” edizione Officine Culturali Romane, Roma, 2021
IL CORAGGIO
Molto spesso
l’intuito non basta
hai bisogno
d’agire.
Procediamo
bagnati
da qualche residua
luce di passi
con il coraggio
di chi
non sei tu
a provarlo.
La paura
ci viene incontro.
C’è poca luce,
anche per morire.
Allora ti lanci
all’attacco
consapevolmente.
Prima noi
poi io.
Il coraggio è non perdersi d’animo, resistere, perseverare in quel che si è intrapreso. E farlo in modo consapevole.
Buona vita a chi legge!
Ivana Sorce