Sentiamo continuamente parlare dei grandi problemi di oggi. Termini come “crisi dei valori”, “distrazione giovanile” e “maleducazione” sono all’ordine del giorno.
Questi sono certamente rilevanti del mondo moderno, ma è interessante vedere che le loro radici sono state osservate già molti e molti anni fa e non sono problemi nati qualche giorno fa con l’avvento delle nuove tecnologie, di un nuovo partito in politica o con nuove forme di educazione.
la crisi dei valori
Friedrich Nietzsche, uno dei più importanti filosofi della storia, già nel XIX secolo parlava della crisi della morale e di come l’uomo, ormai privo di quei pilastri etici che lo hanno sempre sostenuto (la fede religiosa) dovesse trovare delle nuove verità a cui aggrapparsi. L’uomo in Nietzsche è alla ricerca di “significato” di “credenze”. Gli esseri umani brancolano in quella valle che è il mondo, cercando una luce che possiamo chiamare verità, cercando una morale a cui aggrapparsi. Oggi nei dialoghi quotidiani sentiamo spesso parlare della “crisi dei valori” della “morale relativa”, di quell’incertezza che porta le persone ad affidarsi ad altri per costruire un’idea; effettivamente non ci siamo distanziati tanto dall’uomo descritto da Nietzsche.
la distrazione giovanile
Sul tema penso sia opportuno parlare di Blaise Pascal, che nelle sue opere tratta un tema che è a dir poco attuale: i “divertissements” ovvero le distrazioni che l’uomo cerca per sfuggire all’angoscia della vita. Nel pensiero del filosofo l’essere umano è continuamente distratto, disattento, succube e complice di un atteggiamento passivo. Spesso additiamo i giovani d’oggi come costantemente distratti e diamo la colpa ai social o ad altri mezzi. Tutto ciò è corretto e sostenuto da innumerevoli ricerche in merito. È tuttavia importante sapere che la nostra predisposizione alla distrazione non è nata con l’avvento della tecnologia. Nel XVII (il secolo in cui Pascal ha vissuto) l’umanità era comunque in cerca di distrazioni, semplicemente non aveva uno strumento così potente per assecondarla. È anche da notare che l’uso dei social è cresciuto con il periodo del COVID-19, un arco di temo in cui l’angoscia esistenziale era decisamente elevata e ciò non può che ricordare quei divertissement descritti proprio da Pascal.
la maleducazione
Anche qui c’è da tornare sui problemi giovanili e su dinamiche estremamente criticate e criticabili dei più piccoli verso i più grandi. Tuttavia, invece di una descrizione sarà qui riportata una citazione:
“Una volta, quando ancora esisteva il rispetto per la tradizione, i giovani non passavano il tempo nelle palestre, non parlavano in modo sconveniente ai loro genitori, non si vantavano di frequentare cattive compagnie”
Sembra proprio di sentir parlare la vecchietta della porta a canto mi verrebbe da dire. In realtà no, si tratta di un estratto della commedia “Le Nuvole” scritta da uno dei più grandi e importanti commediografi dell’Antica Grecia: Aristofane. La maleducazione giovanile non nasce con le nuove generazioni, è un atteggiamento che l’umanità ha sempre conosciuto e di cui si è sempre lamentata. Certo, oggi ci sono delle differenze, i metodi sono diversi come lo sono i mezzi con cui si applica, ma la sostanza del problema è la stessa.
conclusioni
Per combattere certi problemi, per comprenderli per come realmente sono, bisogna conoscerli nella loro storicità. Trovandone le condizioni strutturali è possibile conoscerli veramente. Tutti dovremmo partire da presupposti diversi per conoscere l’entità dei problemi che vogliamo risolvere. Conoscendone le radici ed estirpandole, non potando i rami che inevitabilmente ricresceranno.
testi consigliati:
Friedrich Nietzsche, “Così parlò Zarathustra” e “Al di là del bene e del male”
Blaise Pascal, “Pensieri”
Aristofane, “Le Nuvole”
fonte immagine: “La persistenza della memoria” di Salvador Dalí