I misteri delle grotte di Qumran è la lunga storia dei manoscritti nascosti nelle grotte di Qumran, appunto. Storia lunga secoli e secoli, in quanto questi rotoli sono rimasti nascosti per ben duemila anni. Storia anche alquanto intricata per via dei vari passaggi di mano che si sono ripetuti dopo il loro ritrovamento. I rotoli furono oggetto di intrighi e contrabbando di materiale archeologico di cui, ovviamente, la vendita era ed è ancora oggi giustamente considerata illegale.
La località che si trova sulle aride montagne nei pressi del Mar Morto nello Stato di Israele, vicino alle rovine della città di Gerico. E’ stata considerata uno dei siti archeologici più stupefacenti scoperti nel XX secolo. Gli arabi chiamano queste rovine Kirbeth Qumran ovvero “rudere di pietra”.
Si trovano in una regione dove le temperature raggiungono e spesso superano i quaranta gradi. Inoltre l’area del Mar Morto giace in una depressione sotto il livello del mare dove per la grande aridità è molto difficile vivere comodamente, la parte montuosa poi, è alquanto desertica e di difficile accesso .

I MANOSCRITTI DEL MAR MORTO
Conosciuti come Manoscritti del Mar Morto questi rotoli riportano alcuni passi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Sono stati nascosti in diverse grotte abbastanza decentrate e fuori mano. Alcuni sono su pergamena ed altri su fogli di papiro. Probabilmente essi furono seppelliti accuratamente all’interno di grandi giare di terracotta sigillate in modo che si potessero conservare a lungo e soprattutto che non potessero essere facilmente trovati da malintenzionati.
Perché si è ritenuto necessario nasconderli? Quali motivi hanno spinto gli scrittori a tenerli segreti? Sono stati scritti a Qumran oppure hanno origini diverse? Chi erano gli Esseni, perché si erano ritirati a vivere isolati su queste montagne desertiche? Queste sono alcune delle domande che si nascondono dietro i I misteri delle grotte di Qumran.
LA NARRAZIONE DEL RITROVAMENTO DEI ROTOLI DEL MAR MORTO
Ecco la storia che si racconta ufficialmente.
Nel 1947 un ragazzo di nome Muhammad Ahmad al-Hamid (tradotto Maometto il lupo) pascolava le sue pecore nei pressi delle grotte ed inseguendo una delle sue caprette scoprì per caso la prima delle sette grotte all’interno delle quali erano seppellite le giare.
Una volta entrati nelle grotte videro le giare nascoste e una volta aperte, i ragazzi trovarono i papiri. Dentro ogni giara chiusa da un laccio di cuoio ed una fibbia, avvolti in un telo di lino e legati con una cordicella, vi erano diversi rotoli di papiro che riportavano alcuni versetti della Bibbia. Probabilmente i ragazzi non capirono il valore della scoperta, anzi, quasi sicuramente non seppero mai che i papiri riportavano i passi delle Sacre Scritture.
Fatto sta che il pastore beduino li portò subito al mercato di Betlemme e li vendette per pochi soldi ad un commerciante, un cattolico siro. Questi a sua volta li rivendette ad una cifra maggiore del loro prezzo d’acquisto ad Athanasius Yeoshua Samuel, metropolita di Gerusalemme che invece capì subito il loro valore. (pensate che addirittura il Rotolo di Isaia lungo ben sette metri, contiene tutti i 66 capitoli).

I misteri delle grotte di Qumran
Cominciò così il viaggio dei rotoli che passarono in diverse mani essendo venduti e ricomprati nel giro di breve tempo. Infatti il patriarca di Gerusalemme, in cerca di un nuovo acquirente, li portò in America per venderli a buon prezzo.
Altri rotoli vennero invece acquistati dal professor Eliezer Lipa Sukemik, docente dell’Università Ebraica di Gerusalemme, il quale recatosi dal commerciante di Betlemme comprò i restanti manoscritti. Cercò poi di recuperare anche quelli che erano stati portati negli Stati Uniti attraverso l’aiuto degli istituti culturali israeliani.
Il suo intervento provvidenziale permise all’intera raccolta di essere recuperata per essere poi studiata, catalogata e custodita all’interno di quello che divenne un museo, ovvero il “Santuario del Libro”.
Nel 2019 definitivamente sono state pubblicate sul sito del Dipartimento delle Antichità di Israele, immagini ad alta definizione di tutti i manoscritti. Tutte le classificazioni dei reperti sono oggi visitabili nel Santuario del Libro di Gerusalemme.
Il manoscritto più lungo è l’ “11Q”, quello trovato nella grotta numero 11 e datato all’incirca all’epoca di Erode. Il manoscritto denominato “5Q” composto da 5 rotoli risale invece alla dinastia degli Asmonei ovvero all’ultimo periodo della dominazione romana.
Altri frammenti sono stati rinvenuti e diversi studi hanno tentato di ricostruirne l’appartenenza. Ad esempio il “7Q5” che potrebbe essere un pezzetto del Vangelo di Marco riporta solo poche parole e qualche singola lettera.
La scoperta di questi rotoli ha permesso lo studio di testimonianze importantissime sia per il popolo di religione ebraica sia per quello di religione cristiana. Anche perché prima di essi, i manoscritti più antichi risalivano al massimo all’ IX secolo.

LA SCOPERTA DELLE GROTTE DI QUMRAN
Dopo la scoperta delle grotte la riva occidentale del Mar Morto e la località di Qumran divennero sede di diverse ricerche archeologiche. Dapprima le rovine ritrovate furono associate ad una antica fortificazione romana. Si sapeva infatti che Tito con le sue legioni aveva occupato la regione nell’anno 68 d.C. e aveva distrutto diverse città della zona.
Gli archeologi tempo dopo fecero ulteriori ricerche ed esclusero il fatto che le rovine fossero attribuibili ai romani, anzi, determinarono definitivamente la loro appartenenza alla comunità del popolo esseno che probabilmente si era spostato a vivere in una sorta di esilio o di allontanamento volontario, in ritiro su quelle montagne desertiche, tra quegli inospitali dirupi, per motivi rimasti sconosciuti.
Una prima risposta ai misteri delle grotte di Qumran, e anche l’ipotesi più accreditata, è che i ministri del culto della setta essena, cercarono di salvare i manoscritti dalla furia distruttiva dei romani che infatti rasero al suolo l’intera area di Gerico, senza dimenticare che anche il Tempio di Gerusalemme fece la stessa fine nel luglio dell’anno
LE ROVINE DI QUMRAN UNA DELLE SCOPERTE ARCHEOLOGICHE PIÚ IMPORTANTI DEL XX SECOLO

Dal 1947 ad oggi, molte sono le ipotesi che si sono fatte sul ritrovamento di queste rovine, ma escludendo quella della fortificazione romana confermata dagli archeologi, quella più accreditata è che appartenessero ad un monastero esseno.
I ricercatori hanno poi escluso che le grotte fossero state usate come abitazioni, grazie al ritrovamento di reperti che le rendono più simili a luoghi di culto, di ritrovo, forse di preghiera e di meditazione.
Negli anni a seguire furono fatti diversi scavi archeologici nell’intera zona e finalmente nel 1956 finirono di essere scoperte le dieci grotte contenenti diversi reperti di vario genere oltre a circa 900 documenti. Questi ultimi costituiti spesso da piccoli frammenti scritti in ebraico, in aramaico e qualcosa anche in greco. I resti sarebbero quindi quelli risalenti ad un villaggio della comunità locale che gli archeologi, fatte le dovute ricerche, dichiararono essere un monastero degli Esseni.
GLI ESSENI
Gli Esseni erano una antica comunità giudaica, presente sin dal II secolo avanti Cristo.
La loro ricerca di purezza interiore ed esteriore li costrinse ad allontanarsi dal resto dei sacerdoti del Tempio di Gerusalemme i quali non condividevano la loro disciplina e la loro spiritualità. Ai tempi di Gesù (che alcuni ritengono appartenere al popolo esseno) probabilmente era diventata una sorta di confraternita monastica. Avevano probabilmente deciso di ritirarsi su quelle montagne per vivere una vita eremitica lontano dalle grandi città come Gerusalemme, in modo da poter seguire tutta la lunga serie di rigide regole conformi al loro particolare ascetismo, alle loro ferree tradizioni religiose e alla loro filosofia di vita.

Gli archeologi hanno repertato dei resti di vasellame e di altri oggetti. Ad esempio, nel “Locus 130” hanno trovato centinaia di vasi con all’interno ossa di animali che ancora oggi non hanno trovato né una spiegazione logica e nemmeno una storica.
Probabilmente le loro usanze erano talmente particolari, che non trovandosi più in sintonia con le tradizioni del resto del paese si pensa essi abbiano ritenuto opportuno doversi allontanare dalle città. Questo per vivere isolati e lontani da tutti, in modo da poter svolgere i loro rituali mantenendo così le loro tradizioni segrete. Che scopo avevano gli Esseni di conservare ossa di animali dentro vasi di coccio?
A breve ulteriori approfondimenti.