Gli scacchi, gioco millenario, rappresentano un ‘gioco’ attorno al quale ruotano interessi politici e milionari.
Il gioco degli scacchi, dalla sua origine ad oggi ha subito molte variazioni fino ad arrivare alla versione moderna che oggi viene comunemente riconosciuta.
Il gioco progenitore era il chaturanga,un gioco indiano che ha avuto origine prima del 600 d.C.. L’interesse che aveva sviluppato in chi ne veniva a conoscenza, specialmente nei ceti sociali più elevati, portò a diversi sviluppi dei regolamenti.
Tralasciando le altre forme di gioco precedenti, dal XVI secolo si ebbe una interessante e continua evoluzione del gioco fino ad arrivare ai nostri giorni. Anche i pezzi che componevano gli elementi con i quali giocare hanno subito una loro evoluzione. Solo nel XIX secolo, contemporaneamente al diffondersi dei primi tornei internazionali, si è giunti ad una standardizzazione dei pezzi, ancora in vigore attualmente. Pian piano la gente andava interessandosi a questo gioco e iniziarono così i primi studi e l’applicazione delle prime strategie.
I primi libri
Nel 1512 il portoghese Pedro Damião, ebreo di nascita, dopo aver effettuato gli studi necessari, lavorò come farmacista. In seguito al decreto di espulsione degli ebrei dal suo paese, emanato nel dicembre del 1496 dal sovrano Manuele I, fuggì in Italia. Qui cambiò il suo nome nella versione italiana Damiano.
In Italia Damiano scrisse il suo celeberrimo manuale Libro da imparare giocare a scachi et de li bellissimi partiti.
Il libro fu edito a Roma, in italiano, nel 1512. Il testo conobbe otto edizioni nel XVI secolo.
Damiano descrive le regole del gioco, all’epoca già simili, ma non identiche a quelle attuali (mancavano ad esempio l’arrocco e la cattura en passant). Inoltre, offre consigli sulla strategia e presenta una selezione di problemi di scacchi tuttora molto famosi (vedi diagrammi) ed analizza alcune aperture.
La maggior parte di questi problemi erano però già stati pubblicati da Luis Ramírez de Lucena. La sua Repetición de amores y arte de ajedrez, con CL juegos de partido, del 1497, tramandata attraverso una dozzina di copie, è considerata la più antica opera a stampa sugli scacchi arrivata a noi. In questa opera Lucena analizza undici aperture.
Lo scacchista portoghese Damiano utilizzò questo libro come fonte per scrivere Il libro da imparare a giocare a scacchi et de li partiti.
L’opera di Ruy Lopez
Successivamente, il monaco spagnolo cristiano Ruy Lopez de Segura, nel 1561 pubblicò il suo libro nel quale raccolse i migliori contenuti dei suoi predecessori. Anche se non fu lui ad inventare l’apertura che prende il suo nome, la analizzò profondamente nel suo libro. La teoria degli scacchi era così primitiva allora che Lopez consigliava addirittura la strategia di giocare facendo in modo che il sole colpisse gli occhi degli avversari!
L’apertura Ruy Lopez ha come sinonimo la partita spagnola.
Il titolo lunghissimo del suo testo è Libro de la invención liberal y arte del juego del ajedrez, muy útil y provechosa para los que de nuevo quisieren depreder a jugarlo, como para los que ya lo saben jugar.
Letteralmente: Libro della invenzione liberale e arte del gioco degli scacchi, assai utile e vantaggiosa per coloro che desiderano apprenderla dal nulla, quanto per coloro che già la sanno giocare.
La teoria scacchistica è progredita a passo molto lento fino a metà del XVIII secolo. Ciò che comunque si comprese era che una partita di scacchi era suddivisa in tre fasi: quella dell’apertura, quella del mediogioco e, infine, quella del finale.
Nel 1749 il maestro francese François André Philidor entrò in scena con il suo libro intitolato Analyse du jeu des Échecs. Questo volume trattava alcune idee nuove in apertura, anche sulla difesa che ancora porta il suo nome: la famosa difesa di Philidor. In questo libro, per la prima volta, troviamo la sua famosa dichiarazione secondo cui “I pedoni sono l’anima degli scacchi” .
Gli scacchi Staunton
Gli scacchi continuarono a guadagnare popolarità in tutto il mondo e a metà del 19° secolo avvenne la standardizzazione dei set di scacchi: prima degli anni 1850 i pezzi non erano per nulla uniformi.
Nel 1849, Jaques di Londra, un produttore di giochi e giocattoli, introdusse un nuovo stile di pezzi creato da Nathaniel Cooke. Questi stessi pezzi furono apprezzati e supportati da Howard Staunton, il giocatore più forte del tempo. Questo nuovo stile di pezzi, conosciuti appunto come Staunton, divenne istantaneamente popolare e da allora tutto il mondo ne fece uso.
I pezzi Staunton, con lievi varianti, sono ancora considerati lo standard per i set di scacchi da torneo.
Il XIX secolo vide anche l’introduzione degli orologi nel gioco competitivo; prima della loro immissione, una singola partita poteva durare anche 14 ore! Con la standardizzazione dei set di scacchi e l’introduzione degli orologi di scacchi, l’equipaggiamento necessario per i moderni match e tornei era ormai disponibile.
Le nuove strategie
Vari stili di gioco si sono susseguiti e le loro strategie rispecchiavano i momenti storici nei quali si sviluppavano.
Nel 1800 le partite più famose erano quelle basate su attacchi devastanti; le migliori strategie difensive erano ancora poco note. Se un giocatore non sacrificava i suoi pezzi nel tentativo di dare scacco matto all’avversario in modo violento, allora la partita non era divertente.
Simbolo di questo stile di gioco era l’americano Paul Morphy, l’emblema del gioco romantico e aggressivo.
Ben presto, però, questo modo di giocare trovò i suoi oppositori: tra essi l’astro emergente Wilhelm Steinitz (nacque a Praga, quando ancora c’era Regno di Boemia) che mostrò tutto il suo sdegno per il gioco eccessivamente aggressivo.
Il suo gioco posizionale e paziente lo portò nel 1886 a diventare il primo Campione del Mondo ufficiale.
L’influenza politica
Da allora furono effettuati molti tornei e molti campionati mondiali. Nel XX secolo notiamo una forte ascesa dei sovietici interrotta solo dall’avvento dell’americano Bobby Fisher.
Non possiamo tacere il significato politico che questo gioco ha assunto nel corso del tempo: un rapporto che dura da secoli, fin dalla nascita del gioco. Il momento storico, indubbiamente, ha influenzato lo stile della partita di scacchi e del suo sviluppo nei secoli.
Nel Medioevo gli scacchi diventarono il simbolo della nuova società dei Comuni, in cui ogni pezzo (leggasi, ogni ceto sociale) contribuiva, per la sua parte, al benessere di tutti, sottomesso al Re, ma con una forte libertà d’azione.
Durante l’Illuminismo, la capacità dell’umile Pedone di rivelarsi più forte anche dei pezzi più potenti, fu considerata una metafora del nuovo ruolo rivoluzionario del terzo Stato.
Nel ‘900, il regime sovietico trasformò gli scacchi nel simbolo del proprio potere e la sfida tra Bobby Fischer e Boris Spassky del 1972 fu forse l’evento più simbolico della Guerra Fredda.
In realtà, il gioco degli scacchi, oltre ad essere appassionante può essere considerato anche come una possibile metafora della vita.
Abituare la mente alla riflessione, allo studio delle enormi possibili soluzioni di un qualsiasi evento si voglia studiarne le caratteristiche è una cosa di grande positività.
Ancora nessun governo ha avuto il coraggio di realizzare l’idea e la possibilità di difforndere il gioco degli scacchi nelle scuole.
L’avvento dei computer
La teoria, come la conosciamo oggi, ha trovato il suo sviluppo principalmente grazie alle novità proposte dai campioni che hanno lasciato il loro nome accanto al tipo di strategia presentato. Questo fino alla prima metà del XX secolo. Dopo questo periodo sono iniziati gli apporti scientifico-tecnici.
I motori scacchistici e i database sono entrati in scena dando una spinta considerevole alla diffusione del gioco e, naturalmente, dove c’è richiamo c’è anche il denaro. Molto denaro!
Karpov, Kasparov, Computer e Carlsen
Anatoly Karpov divenne il 12° Campione del Mondo nel 1975. È noto per il suo solido stile posizionale e per la tecnica fantastica, descritta come un boa constrictor.
Karpov ha regnato da Campione del Mondo per dieci anni.
Il dominio di Karpov negli anni 1979 e 1980 non fu superato fino alla comparsa di un’altra leggenda russa, Garry Kasparov. Nel 1984 si svolse il primo dei cinque match di Campionato del Mondo tra Karpov e Kasparov.
Queste due leggende degli scacchi giocarono un totale di 144 partite in questi match, delle quali 104 finirono patta, 21 furono vinte da Kasparov e 19 da Karpov. Kasparov mantenne il titolo per 15 anni.
La teoria scacchistica era avanzata moltissimo tra l’inizio e la fine del XX secolo. A causa di ciò, non solo Kasparov aveva molti più contendenti al titolo, ma anche più forti.
Kasparov fu il primo giocatore importante a servirsi sistematicamente dei computer per la preparazione e lo studio delle partite e sconfisse i più forti computer della fine degli anni 1980 e dell’inizio del 1990 in vari match altamente pubblicizzati.
Alla fine Deep Blue batté Kasparov nel 1997. La prima volta che un computer riuscì a battere un Campione del Mondo, in un matche che cambiò il mondo scacchistico.
Nel 2005 i computer iniziarono ad essere visti come assai più forti di quanto qualunque umano potesse essere. I motori scacchistici continuarono a diventare sempre più forti. Un popolare motore che sembrava il massimo che la tecnologia potesse offrire era open source, era Stockfish. Nel 2017, però, una nuova entità del mondo scacchistico, AlphaZero, batté nettamente Stockfish in un match di 100 partite. All’inizio del 2018, AlphaZero ha battuto nuovamente Stockfish, stavolta in un match di 1.000 partite.
Una notizia impressionante
Per la curiosità dei nostri lettori poniamo questa domanda: ci sono più mosse (teoriche) in una partita di scacchi o atomi nell’universo?
La risposta è di quelle che vi sorprenderà: vincono abbondantemente gli scacchi!
Negli scacchi infatti il numero ipotetico di mosse teoriche in una partita è di 10¹²³ (10 moltiplicato 123 volte per se stesso), mentre nell’Universo si stima ci sia un numero di atomi compreso tra 10 elevato alla 79 e 10 elevato alla 81. Merito del conteggio delle mosse in una scacchiera è del matematico Claude Shannon che calcolò tutte le mosse possibili in una partita in una scacchiera che comprende 64 caselle e 32 pezzi a disposizione: infatti il 10¹²³ è anche noto come “numero di Shannon”.
Anche gli umani stanno diventando più forti con l’aiuto dei computer nell’analisi, nella ricerca e nello studio della teoria delle aperture.
Oggigiorno, quasi tutti i giocatori di scacchi utilizzano i motori scacchistici, anche il Campione del Mondo regnante, Magnus Carlsen che detiene il titolo dal 2013, studia e si prepara con l’ausilio del computer.
Al campionato mondiale che si sta disputando proprio in questi giorni Carlsen non ha voluto partecipare non difendendo in questo modo il titolo che detiene da 10 anni.
Stranezze dei campioni!
Stefano Dottori in GRAN CANARIA propone una serie di corsi per insegnare il gioco degli scacchi. Per informazioni e/o per comunicare la propria adesione contattare Marcello o Gabriella (presso il Bar Mediterraneo) che hanno il foglio informativo o Stefano: stefano.dottori@gmail.com – tel. 653483663. Grazie!